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12/1/2013
Una fila di persone sfila per la strada con le tute arancioni simili a quelle che indossano i detenuti a Guantanamo
© amnesty international

Amnesty International ricorda al presidente Obama la promessa di chiudere Guantánamo

In occasione dell'undicesimo anniversario del primo trasferimento di un detenuto nella base navale di Guantánamo Bay e dell'inaugurazione del suo secondo mandato presidenziale, Amnesty International ha ricordato al presidente degli Stati Uniti Barack Obama la promessa, fatta nel 2009, di chiudere il centro di detenzione e di impegnarsi a rilasciare i detenuti o a sottoporli a processi equi.

I detenuti a Guantánamo sono al momento 166. Dal 2002 la struttura ne ha ospitati 779, per la maggior parte incarcerati per anni senza accusa né processo penale. Sette sono stati condannati da una commissione militare, cinque dei quali si sono dichiarati colpevoli in cambio della possibilità di essere rilasciati.
In base ai dati di Amnesty, sei detenuti rischiano di essere condannati a morte dalle commissioni militari, organi che non rispettano gli standard internazionali sui processi equi. Tutti e sei, prima del loro trasferimento a Guantánamo, sono stati soggetti a sparizione forzata e, tra gli altri abusi, due di loro sono stati sottoposti alla tecnica di tortura del "water-boarding" (semi-annegamento).

All'inizio del suo primo mandato, il presidente Obama aveva anche ordinato di porre fine dell'uso delle tecniche "rinforzate" d'interrogatorio da parte della Cia e dei cosiddetti "siti neri". Eppure, riporta Amnesty International, Barack Obama ha adottato il paradigma della "guerra globale", a cui conseguono detenzioni a tempo indeterminato. Nel 2010, infatti, l'amministrazione Usa aveva annunciato che 48 detenuti di Guantánamo non avrebbero potuto essere né processati né rilasciati ma dovevano rimanere in detenzione militare senza limiti di tempo, senza accusa né processo. Senza un reale cambiamento delle politiche, l'adozione del modello della "guerra globale" da parte dell'amministrazione Obama significherebbe che, qualora Guantánamo venisse chiuso, le detenzioni illegali verrebbero semplicemente trasferite altrove.

L'amministrazione Obama ha attribuito la mancata chiusura di Guantánamo al Congresso, che ha ripetutamente impedito il rispetto degli obblighi internazionali in materia di diritti umani applicabili in questo contesto. Il 2 gennaio 2013 il presidente Obama però ha firmato l'Atto di autorizzazione alla difesa nazionale, che pone per alcuni aspetti nuovi ostacoli alla soluzione del problema di Guantánamo.

"Il diritto internazionale non autorizza le diverse branche del governo ad aggirare il diritto internazionale attraverso questa sorta di gioco delle parti. Quando un paese viene meno ai suoi obblighi internazionali sui diritti umani non può giustificarsi aggrappandosi alle leggi o alle politiche nazionali" - ha commentato Rob Freer, ricercatore di Amnesty International sugli Usa.

Infine, molte informazioni riguardo i trattamenti inflitti e i luoghi di detenzione sono state classificate al livello più alto di segretezza, in quanto nel 2010 il giudice militare che presiede il processo per gli attacchi dell'11 settembre 2001 ha firmato un ordine di protezione per impedire la divulgazione di tali dati, per motivi di sicurezza nazionale.
Secondo Amnesty International, le informazioni riguardanti gravi violazioni dei diritti umani o del diritto internazionale umanitario non dovrebbero mai essere tenute segrete per motivi di sicurezza nazionale.