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6/1/2016
Logo della ventunesima edizione della Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici
© UN Photo

COP21: adottato l'Accordo di Parigi per la riduzione dei gas serra

Si è conclusa il 12 dicembre 2015 la 21° edizione della Conferenza delle Parti (COP21) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), il primo trattato ONU sull’ambiente nato a seguito del Summit sulla Terra di Rio de Janeiro del 1992 al fine di ridurre l’emissione dei gas serra responsabili del surriscaldamento globale.

L’evento, iniziato il 30 novembre, ha rappresentato un momento significativo di incontro e dialogo sul tema dei cambiamenti climatici, con quasi 20.000 delegati degli Stati membri e 8.338 osservatori che hanno partecipato a oltre 2.500 meeting, 202 eventi paralleli e 203 esibizioni.

Il successo dell’evento non è stato determinato solo dall’ampia partecipazione, ma soprattutto dall’adozione all’unanimità da parte dei 195 Paesi dell’Accordo di Parigi, un documento di 12 pagine in cui le parti si impegnano a ridurre le emissioni di gas serra così da mantenere l’innalzamento della temperatura globale sotto i 2° e a mettere in atto meccanismi efficaci per contrastare le conseguenze del surriscaldamento globale. Tale impegno sarà sostenuto dai contributi degli Stati parte in base alle loro capacità (art. 2).

L’accordo sarà aperto alle firme nell’aprile del 2016 ed entrerà in vigore quando almeno 55 Stati responsabili complessivamente almeno del 55% delle emissioni di gas serra avranno depositato gli strumenti di ratifica (art. 21).

Questo documento rappresenta un importante svolta nella protezione dell’ambiente e nella lotta al surriscaldamento globale, promuovendo un rinnovato slancio e impegno a favore della causa dopo i rallentamenti causati dall’espirazione del Protocollo di Kyoto nel 2012 e dalla mancata entrata in vigore dell’Emendamento di Doha.

L’Accordo di Parigi presenta anche riferimenti ai diritti umani nel (preambolo) del documento, sottolineando come i cambiamenti climatici coinvolgano l’umanità intera e rappresentino una potenziale minaccia per i diritti umani. Gli Stati quindi, nell’adempimento dei loro obblighi, sono chiamati a rispettare e promuovere i diritti umani, in particolare il diritto alla salute, diritti delle popolazioni indigene e delle comunità locali, dei migranti, dei bambini, delle persone con disabilità e in generale il diritto allo sviluppo sostenibile e alla parità di genere.