A A+ A++
20/6/2016
persone dietro ad un cancello
© UN Photo/Martine Perret

Commissione europea: pubblicato il primo rapporto sui progressi nella lotta alla tratta di esseri umani

La Commissione europea ha pubblicato il suo primo rapporto sulla lotta alla tratta di esseri umani nel territorio dell’UE. Il rapporto copre il periodo 2013-2014, fa seguito ai dati Eurostat del 2015 relativi al periodo 2010-2012 ed è volto a monitorare l’implementazione della direttiva 2011/36/EU sulla prevenzione e il contrasto della tratta di esseri umani e sulla protezione delle vittime.

Il rapporto evidenzia che gli sforzi compiuti dalla comunità e dagli stati membri che hanno recepito la direttiva sono insufficienti o comunque inefficaci. Le vittime registrate nel periodo 2013-2014 all’interno del territorio dell'UE sono 15.846, il 67% delle quali è vittima di tratta ai fini dello sfruttamento sessuale, mentre il 21% lo è ai fini dello sfruttamento lavorativo. Più di tre quarti delle vittime è donna (76%) mentre almeno il 15% è minorenne.

Il 65% delle vittime registrate ha cittadinanza comunitaria, i principali paesi dell'UE da cui provengono le vittime sono Romania, Ungheria, Olanda, Bulgaria e Polonia. I cinque principali paesi di provenienza extracomunitari sono Nigeria, Cina, Albania, Vietnam e Marocco.

L’aspetto ancora più allarmante, sottolinea la Commissione europea, è che trattandosi di dati su un fenomeno illegale e sommerso, i dati reali sono sicuramente maggiori rispetto a quelli registrati.

Solo 6.324 vittime hanno avuto contatti formali con la polizia o col sistema giudiziario in merito alla loro situazione e per il biennio considerato si registrano poco più di quattromila processi e 3129 condanne per crimini legati alla tratta.

La direttiva sulla prevenzione e il contrasto della tratta di esseri umani e la protezione delle vittime è in vigore dal 2011 ed è stata recepita da 26 stati membri. L’Italia ha recepito il provvedimento con decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 24.