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9/4/2015
Manifestazioni di Maidan, Ucraina, novembre 2013 - febbraio 2014
© Consiglio d'Europa

Consiglio d’Europa: presentato il rapporto sulle indagini relative agli scontri durante le manifestazioni in Ucraina

Il 31 marzo 2015, il Comitato consultivo internazionale, creato dal Segretario generale del Consiglio d’Europa, ha pubblicato e presentato a Kiev il rapporto sulle indagini relative ai violenti scontri avvenuti durante le manifestazioni di piazza Maidan a Kiev tra il 30 novembre 2013 e il 21 febbraio 2014. Il Comitato aveva il mandato di verificare che le indagini intraprese sugli eventuali crimini commessi, in particolare, nella notte tra il 30 novembre e il 1 dicembre 2013, il 1 dicembre 2013, e tra il 18 e il 21 febbraio 2014, rispettassero tutti i requisiti stabiliti dalla Convenzione europea dei diritti umani e dalla giurisprudenza della Corte europea.

Il Comitato presenta delle conclusioni critiche rispetto alle indagini effettuate. Alcuni degli elementi più problematici si riferiscono a:

  • il ritardo con cui le indagini sono state avviate (non prima del 22 febbraio) che ha inficiato sostanzialmente le indagini condotte in seguito;
  • le mancate garanzie d’indipendenza dell'istituzione responsabile, in particolare nel contesto delle indagini su eventuali violazioni commesse dagli agenti di polizia che risultavano appartenere alla stessa autorità di cui è parte il corpo investigativo;
  • l’assegnazione di personale e risorse insufficiente a condurre indagini effettive e genuine e una suddivisione del lavoro inadeguata che hanno avuto un impatto negativo sull’avanzamento, la qualità e l’effettività delle indagini;
  • la mancata cooperazione e, in taluni casi, una vera e propria ostruzione delle indagini da parte del Ministero dell’Interno e del Servizio di Sicurezza di Stato (State Security Service) ucraino.

Il Comitato riconosce che alcune delle criticità riscontrate possono essere state influenzate da difficoltà oggettive nella conduzione delle indagini; tuttavia, afferma che le circostanze contestuali non sono sufficienti a giustificare i deficit riscontrati che, per alcuni aspetti, ammontano a gravi violazioni degli articoli 2 e 3 della Convenzione europea in cui vengono sanciti rispettivamente il diritto alla vita e il divieto di tortura.

Il rapporto è stato avallato da tutti gli Stati membri del CoE, compresa l’Ucraina.