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8/5/2006 (Archivio storico)

Il Consiglio di Sicurezza e la "responsibility to protect"


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Uno degli elementi innovativi introdotti nel documento finale del Summit delle Nazioni Unite dello scorso settembre riguardava il riferimento alla nozione della “responsabilità di proteggere”, già sviluppata nel rapporto del 2001 intitolato “The Responsibility to Protect” della International Commission on Intervention and State Sovereignty, un team di esperti costituito sotto gli auspici del Governo canadese. Il World Summit Outcome document del 2005 osserva a questo proposito:

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[i leader delle nazioni si impegnano affinché la Comunità Internazionale] sia preparata ad intraprendere azioni collettive, in maniera tempestiva ed efficace, attraverso il Consiglio di Sicurezza, coerentemente con le disposizioni della Carta, tra cui il Capitolo VII, valutando caso per caso, allorché gli Stati siano chiaramente incapaci di proteggere la propria popolazione da genocidio, crimini di guerra, pulizia etnica e crimini contro l’umanità.

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Mentre il principio della “Responsibility to Protect” trova già riscontro nello Statuto dell’Unione Africana, in ambito Nazioni Unite - al momento di considerare attraverso quali strategie assicurare l’attuazione di tale principio - non si è mai manifestato alcun consenso generalizzato. Tuttavia, nella Risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1674, adottata lo scorso 4 maggio 2006, riguardante la protezione dei civili nei conflitti armati, si legge:

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[Il Consiglio di Sicurezza] riafferma le disposizioni contenute nei paragrafi 138 e 139 del World Summit Outcome Document riguardanti la protezione delle popolazioni dal genocidio, crimini di guerra, pulizia etnica e crimini contro l’umanità.

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Così facendo, il Consiglio di Sicurezza esprime per la prima volta il proprio avvallo all’affermazione del principio in base al quale la Comunità Internazionale sarebbe responsabile di fronte all’incapacità da parte di un determinato Stato di prevenire violazioni estese e reiterate dei diritti umani.

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Per una problematizzazione delle conseguenze dell’introduzione del principio della “responsibility to protect” nel dibattito giusinternazionalistico, si rimanda alla comunicazione del Prof. Antonio Papisca alla Conferenza Sicurezza internazionale, sviluppo sostenibile, diritti umani: la cooperazione internazionale dopo il Vertice Mondiale del 2005: l’agenda futura delle Nazioni Unite e il ruolo dell’Italia, Roma, Sala delle conferenze della SIOI, 17 e 18 marzo 2006: Gravi violazioni dei diritti umani e uso della forza: “La responsabilità di proteggere”, di prossima pubblicazione ne I Quaderni de La Comunità Internazionale.


Aggiornato il

16/7/2009