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8/4/2016
Due lavoratori migranti mentre operano con la fiamma ossidrica in una fabbrica, Amsterdam
© UNESCO/Jean Mohr

Nazioni Unite: il Comitato sui diritti economici, sociali e culturali adotta il General Comment n. 23 sul diritto di ogni individuo di godere di giuste e favorevoli condizioni di lavoro

Il Comitato sui diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite ha recentemente adottato il General Comment (GC) n. 23 sul diritto di ogni individuo di godere di giuste e favorevoli condizioni di lavoro. L’articolo 7 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1966) recita:

"Gli Stati parti del presente Patto riconoscono il diritto di ogni individuo di godere di giuste e favorevoli condizioni di lavoro, le quali garantiscano in particolare:

  • a) la remunerazione che assicuri a tutti i lavoratori, come minimo:
    • i) un equo salario ed una uguale remunerazione per un lavoro di eguale valore, senza distinzione di alcun genere; in particolare devono essere garantite alle donne condizioni di lavoro non inferiori a quelle godute dagli uomini, con una eguale remunerazione per un eguale lavoro;
    • ii) un'esistenza decorosa per essi e per le loro famiglie in conformità alle disposizioni del presente Patto;
  • b) la sicurezza e l'igiene del lavoro;
  • c) la possibilità uguale per tutti di essere promossi, nel rispettivo lavoro, alla categoria superiore appropriata, senza altra considerazione che non sia quella dell'anzianità di servizio e delle attitudini personali;
  • d) il riposo, gli svaghi, una ragionevole limitazione delle ore di lavoro, e le ferie periodiche retribuite, nonché la remunerazione per i giorni festivi."

Il Comitato sostiene che l’attuale crisi economica non può portare ad arretramenti nella tutela dei diritti collegati al lavoro riconosciuti nel Patto. In particolare, gli Stati devono garantire la piena applicazione del diritto di ogni individuo a eque e favorevoli condizioni di lavoro secondo quanto previsto nell’articolo 7 del Patto. Il Comitato ricorda che tale diritto è un pre-requisito fondamentale per godere di altri diritti riconosciuti nel Patto, come quello alla salute, alla remunerazione, all’istruzione.

Attualmente, tale diritto non è pienamente realizzato: esistono infatti ampie fasce della popolazione, ovunque nel mondo, che non ricevono remunerazioni adeguate, e sono presenti ampie disparità di genere. Il Comitato ha evidenziato che la crisi economica ha una profonda incidenza sulla vita lavorativa ed ha portato all’ingresso di nuove tipologie di contratti di lavoro che spesso erodono valori essenziali ad assicurare condizioni di vita dignitose, anche a causa della precarietà. In tal senso, gli Stati devono stabilire misure positive per adempiere agli obblighi fissati nel Patto, in particolare in materia di equo compenso. Ai precari va dunque garantito un compenso più alto e altre misure di tutela per mitigare l’assenza di una sicurezza circa il mantenimento del posto di lavoro.

Appare inoltre indispensabile la previsione del reddito minimo che deve essere assicurato ovunque al fine di garantire condizioni di vita decenti, rapportando il compenso al costo della vita del Paese ed evitando blocchi durante i periodi di crisi economica. Infine, tra gli obblighi posti a carico degli Stati, deve esserci la previsione di sanzioni penali o di altro genere per i datori di lavoro che violano le norme sulla sicurezza, sul divieto di molestie sessuali e sul divieto di discriminazione.

Il Comitato sui diritti economici, cultruali e sociali è composto da 18 esperti indipendenti incaricati di monitorare l’implementazione del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1966) da parte dei 164 Stati che l’hanno ratificata. L’Italia ha ratificato il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali nel 1978 e il Protocollo Opzionale nel 2015.