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26/10/2007 (Archivio storico)

Presentazione del libro "Viaggio in Myanmar - La Birmania dal feudalesimo alla dittatura attraverso il colonialismo" -


Viaggio in Myanmar - La Birmania dal feudalesimo alla dittatura attraverso il colonialismo"
.  Martedì 30 ottobre 2007 ore 17.00, Sala Paladin, Palazzo Moroni – Padova

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Si terrà a Padova la presentazione del libro di Mariateresa Sivieri, nelle edizioni della Cooperativa Libraria Editrice Università di Padova (Cleup), i cui diritti d’autore saranno devoluti a favore di enti religiosi e laici che operano nella zona, e che racconta il Myanmar, o Birmania come più spesso siamo abituati ad indicare questo Paese oggi al centro di numerosi dibattiti ma noto soprattutto nel mondo delle istituzioni internazionali e delle organizzazioni solidaristiche di società civile globale.

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La situazione del Myanmar è quanto mai attuale in questi giorni per la protesta dei monaci e dei civili contro la dittatura, ma da decenni è osservata con attenzione dalle principali Organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti umani: l'ONU, l'UNICEF, l'UNESCO e dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (PNUD).

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Il governo del Myanmar è sotto costante osservazione affinché rispetti i fondamentali diritti della persona: detiene infatti alcuni tristi primati: il secondo posto dopo l’Afghanistan per la produzione di oppio nel mondo, quello di una dittatura repressiva, dello sfruttamento minorile e dei lavori forzati.

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Il Paese, pur avendo aderito a diversi Trattati internazionali, non ha mai ratificato i Patti internazionali del 1966 relativi ai diritti civili, politici, sociali, culturali ed economici. La conseguenza è che qui sono negati i fondamentali diritti umani e l’autodeterminazione sancita dalle Nazioni Unite e dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo.

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La Prefazione al libro è del Prof. Antonio Papisca, direttore del Centro Interdipartimentale per la ricerca e i servizi sui diritti della persona e dei popoli dell’Università di Padova, che, sottolineando l’importanza dell’argomento trattato, ne apprezza l’impostazione, anche attraverso un personale contributo di carattere storico istituzionale, ed invita i lettori “a sentirci più vicini a Aung San Suu Kyi e alla popolazione del Myanmar, a guardare a quel paese nel segno della speranza, a esprimere la nostra simpatia magari andando là di persona” nella certezza che “la solidarietà internazionale attiva è feconda risorsa di potere democratico.

Aggiornato il

16/7/2009