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8/3/2005 (Archivio storico)

Storica sentenza della Corte suprema degli USA: incostituzionale la pena di morte ai minorenni


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Il 1° marzo 2005, a strettissima maggioranza (5 contro quattro) la Corte suprema degli Stati Uniti ha dichiarato, nel caso Roper contro Simmons l’incostituzionalità della pena di morte per gli imputati minorenni al tempo del reato.

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Il caso riguardava la vicenda di un condannato a morte del Missouri che era stato condannato per un omicidio compiuto all’età di 17 anni. La sentenza ha una portata storica: essa viene emessa due anni e mezzo dopo la pronuncia che aveva sancito la fine delle esecuzioni per i disabili mentali.

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Negli ultimi vent’anni erano state eseguite 22 sentenze di imputati minorenni al tempo del reato, 13 nello Stato del Texas. L’effetto immediato della decisione è la commutazione delle pena per 72 condannati presenti nei bracci della morte dei 19 Stati nei quali la pena di morte contro i minorenni era ancora permessa.

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Allo stesso modo della precedente sentenza relativa ai disabili mentali la maggioranza della Corte ha sostenuto la contrarietà di tale pratica con l’ottavo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che vieta le pene disumane e degradanti.

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Il voto decisivo all’interno del collegio è stato quello del giudice Kennedy, che ha pure redatto le motivazioni. Nelle 25 pagine di tale documento, si riconosce che la schiacciante maggioranza dell’opinione internazionale contro la pena di morte dei minorenni si fonda in larga parte sul fatto che “l’instabilità e lo squilibrio emozionale dei giovani può rappresentare un fattore del reato”. Kennedy sottolinea che gli Stati Uniti sono inoltre l’unico Paese al mondo che prevede ufficialmente la pena di morte per i minorenni: solo gli USA e la Somalia –ricorda il giudice – non hanno ancora ratificato la Convenzione del 1989 sui diritti dell’infanzia che all’art.37 prevede che “Né la pena capitale né l’imprigionamento a vita senza possibilità di rilascio devono essere decretati per reati commessi da persone di età inferiore a diciotto anni”

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I giudici O’Connor e Scalia hanno allegato due opinioni dissidenti. Scalia, noto per le sue posizioni particolarmente conservatrici, ha argomentato – sostenuto in questo anche dal Presidente della Corte l’anziano Rehnquist – che non vi è segno di un calo di consenso per le esecuzioni di minori come dichiarato dalla maggioranza della Corte. In particolare ha accusato la Corte di “volersi proclamare come solo arbitro degli standards morali della Nazione”.

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Unanime la soddisfazione del mondo della società civile e delle organizzazioni che si battono per l’abolizione della pena di morte. Una raccolta delle principali dichiarazioni può essere letta in:

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https://www.santegidio.org/it/pdm/index.htm

Aggiornato il

16/7/2009