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23/10/2018
Transnational Institute, copertina del rapporto "La solidarietà verso i migranti e i rifugiati occupa uno spazio sempre più ristretto. Ecco come l’Unione europea e i suoi Stati membri attaccano e criminalizzano i difensori dei diritti delle persone in movimento"
© Transnational Institute

Transnational Institute: pubblicato un rapporto sulla criminalizzazione della solidarietà verso i migranti e i rifugiati

Il Transnational Institute ha pubblicato “La solidarietà verso i migranti e i rifugiati occupa uno spazio sempre più ristretto. Ecco come l’Unione europea e i suoi Stati membri attaccano e criminalizzano i difensori dei diritti delle persone in movimento”, un rapporto sulla criminalizzazione della solidarietà.

Secondo il rapporto del Transnational Institute la “crisi dei rifugiati” europea, simbolizzata dall’immagine di Alan Kurdi, il bambino siriano di tre anni trascinato dal mare sulle spiagge turche, ha innescato un’ondata di solidarietà e azioni di disobbedienza civile sia da parte delle organizzazioni della società civile che da parte dei normali cittadini. Tutti questi sforzi facevano parte di un'ondata di compassione che ha visto l'organizzazione di convogli per recarsi nei centri di accoglienza per rifugiati, calorosi benvenuti presso stazioni ferroviarie tedesche e file in strada per offrire cibo e acqua a chi percorreva l’arduo cammino partendo da zone devastate dalla guerra in Siria e in altre parti del mondo.

Secondo il rapporto in questione, appena qualche anno più tardi, gli stessi attivisti sono trattati come criminali e le missioni di ricerca e soccorso umanitario sono criminalizzate.

Nella relazione si sostiene che “gli attuali attacchi contro le persone solidali con i migranti e i rifugiati hanno avuto origine con l'intensificazione dell'approccio restrittivo delle politiche sull'immigrazione europee a partire dalla fine del 2014 e con la gestione della situazione di Italia e Grecia, Stati in prima linea sulle rotte migratorie europee, da parte dell'Unione europea.
Per mesi, gli altri Stati membri avevano rimproverato Italia e Grecia per non aver implementato adeguatamente i requisiti previsti dal Sistema di Dublino, il quale richiede agli Stati membri di registrare le impronte digitali dei richiedenti asilo e di inserirli nel database EURODAC per stabilire in che paese debbano inoltrare la richiesta di asilo o la domanda di protezione internazionale.
Tuttavia, la portata del flusso dall'Africa settentrionale a partire dalle insurrezioni della Primavera araba aveva impedito la piena conformità con questi requisiti.
Le conseguenze furono la sostituzione dell'operazione della marina militare italiana Mare Nostrum con l'operazione congiunta Triton, coordinata da Frontex a partire dall'ottobre 2014, e l'adozione di una nuova Agenda europea sulla migrazione, presentata nella primavera del 2015. Mentre la missione di Mare Nostrum era salvare vite, la missione di Triton era la militarizzazione dei controlli alle frontiere. La decisione di terminare l'operazione Mare Nostrum, allo scopo di “scoraggiare” i futuri rifugiati, creò invece un vuoto a cui le organizzazioni umanitarie cercarono di porre rimedio”.

Secondo il rapporto, oggi in Europa la solidarietà nei confronti di migranti e rifugiati può portare all'arresto, a problemi giudiziari, a persecuzioni. Le azioni della polizia nazionale, dei magistrati, dei poteri politici e dei militanti di estrema destra hanno creato e aggravato le ostilità contro la solidarietà a rifugiati e migranti.

“Ciò che sta accadendo alle ONG, ai movimenti sociali e agli attivisti è anche direttamente correlato alla politica europea di “esternalizzazione dei controlli sull’immigrazione, la cui tendenza è passare il “fardello rifugiati” dall'Europa meridionale alla Turchia e all'Africa settentrionale, dove i finanziamenti dell'Unione europea si riversano nelle mani di milizie e forze di sicurezza a cui è stato affidato il compito di prevenire le partenze dei rifugiati dalla Libia”.

La ricercatrice Sara Prestianni parla di un collegamento diretto tra le politiche di esternalizzazione e la criminalizzazione delle ONG, facendo notare la transazione da “un momento nel 2016 in cui le ONG venivano considerate associazioni che contribuivano a un'azione importante...uno dei pilastri del governo italiano, vale a dire l'azione di "ricerca e soccorso", ad alcuni mesi dopo, quando sono diventate il nemico in combutta con i trafficanti, anche se si sta parlando delle stesse persone. Quindi ciò che è realmente cambiato sono la politica e la strategia che esige l'abbandono del mare da parte delle ONG e che affida la ricerca e il soccorso alle milizie e alla guardia costiera libica”.

Il rapporto del Transnational Institute analizza il modo in cui la politica dell’Unione europea ha influito sulla situazione in Italia e altrove e offre uno sguardo sui metodi usati dai cittadini e dai movimenti per organizzarsi, resistere e affrontare le politiche xenofobe e di sicurezza promosse dall’Unione europea e dai suoi Stati membri.

Transnational Institute (TNI) è un istituto internazionale di ricerca e sensibilizzazione impegnato nella costruzione di un pianeta equo, democratico e sostenibile.

La versione completa del rapporto è disponibile al link sottostante.