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Happiness as Productivity - The Development of the Concept of Happiness in Political Economy from the Mid-18th to the Late 20th Century, or: From «Public Happiness» to «Human Rights»

Achille Agnati (2006)

Contenuto in:

Pace diritti umani - Peace Human Rights, 1/2006

Tipologia pubblicazione

: Articolo / Saggio

Pagine

: 29-43

Lingua

: EN

Contenuto

La felicità come produttività. Evoluzione del concetto di felicità in economia politica da metà Settecento a fine Novecento ovvero dalla «pubblica felicità» ai «diritti dell’uomo»

Achille Agnati

La felicità in economia politica è un concetto che consente di seguire lo sviluppo delle dottrine economiche dalle quali è derivata la logica della produzione e dell’occupazione. In una successione cronologica troviamo la «felicità pubblica» di Muratori (1749), l’«utilitarismo assoluto» di Bentham (1789), l’«utilitarismo marginalistico» di Jevons (1871), Menger (1871) e Walras (1874), il «benessere statico» di Pareto (1896), il «benessere organico» di Demaria (1931) e la «felicità compensatrice contemporanea» di Kaldor (1939). Altro frutto della tradizione dottrinaria si trova in Romagnosi (1832) dal quale Demaria (1963) ha tratto l’«incivilimento» interpretato come la quinta sottofunzione (dopo quelle di combinazione tecnica, costo, ricavo, investimento) della funzione di produzione. Infine, i «diritti umani» (ONU, 1948) sono qui intesi (Agnati, 1990) come esigenze individuali e comuni di benessere. L’autore presenta una teoria di«prima approssimazione» della felicità in economia politica. Questa teoria vede la felicitazione come produttività, perché – nella concezione dell’autore che è quella di Demaria (1946) – la produttività è un criterio discriminante tra la categoricità e la non categoricità di forze quali fattori nella logica della produzione e dell’occupazione. Esempio esemplare è lo Stato non ancora adeguatamente introdotto nelle teorie dell’economia politica quale categoria di Stato-fattore (come terra, lavoro, capitale, imprenditorialità) nella sua finalità che deve anche essere quella di felicità dei «diritti umani» basati sull’uguaglianza fra individui. Ciò conferma che l’economia politica – fondata sul rispetto dei principi dell’uomo per l’uomo (Agnati, 1982, p. 259) – deve «anche» essere intesa come scienza riguardante i diritti umani. E il riconoscimento e la garanzia di questi diritti richiede il principio di «compossibilità responsabile» che l’autore ha introdotto nella scienza economica (Agnati, 2002).

Aggiornato il

10/09/2010