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International Law of Human Rights as a «Sign of the Times» for Fostering Religious Freedom and Intercultural Dialogue in the Inclusive City. Reflections on Some Recent High-Level Positions in the Catholic Institutional Context

Antonio Papisca (2011)

Contenuto in:

Pace diritti umani - Peace Human Rights, 2/2011

Tipologia pubblicazione

: Articolo / Saggio

Pagine

: 61-78

Lingua

: IT

Contenuto

Il Diritto internazionale dei diritti umani quale «segno dei tempi» per facilitare la libertà religiosa e il dialogo interculturale. Riflessioni su alcuni recenti interventi nell’ambito istituzionale cattolico

L’orizzonte della promozione e della protezione dei diritti umani è sempre più globale. Quanto più il mondo interdipende e si globalizza tanto più estesamente si invocano i diritti umani. La coscienza dei membri della famiglia umana, soprattutto dei più deboli e vulnerabili, si fa tribunale supremo, le sue manifestazioni alimentano l’effettività del Diritto internazionale dei diritti della persona in maniera non meno rilevante delle sentenze delle corti di giustizia. Questo nuovo diritto è un «segno dei tempi», indicato come tale già nell’enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII. Ad esso fanno costante riferimento gli altri pontefici, da ultimo Benedetto XVI. Questa attenzione si spiega in ragione del fatto che il diritto dei diritti umani ha recepito principi di etica universale e che tra le sue norme c’è quella espressamente dedicata al diritto alla libertà religiosa, proclamato insieme con il diritto alla libertà di pensiero e il diritto alla libertà di coscienza. L’autore argomenta che il riferimento al paradigma dei diritti universali è utile sia per l’esercizio della libertà religiosa in quanto tale sia per lo sviluppo del dialogo interculturale finalizzato, questo, all’inclusione negli spazi pubblici, a cominciare della città. L’apporto delle religioni è particolarmente importante per elucidare e affermare i caratteri della laicità positiva.

Aggiornato il

09/01/2014