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5Ws for Human Rights - Quinta puntata: Why, perché sono importanti i diritti umani? 3 aprile 2012

La quinta puntata di 5Ws for Human Rights è dedicata ai tanti perché sui diritti umani: perché sono importanti, perché considerarli patrimonio comune a culture e religioni diverse, perché studiarli. Su questo intervistiamo Andrea Cofelice, dottore magistrale in "Istituzioni e politiche dei diritti umani e della pace" e dottorando all'Università di Siena.

Contenuti audio

01 - 5Ws for Human Rights - Quinta puntata: Why, perché sono importanti i diritti umani? - 33.58 MB / Durata: 18' 20''
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Contenuti testuali

Sigla di apertura

Claudia: Ciao a tutti, bentornati su Radiobue.it! State ascoltando l'ultima puntata di 5 Ws for human rights, il vostro appuntamento settimanale per conoscere e approfondire i diritti umani. Ormai ci conoscete, io sono Claudia e in studio con me ci sono, Stefano Federica Letizia e Luca in regia.

Letizia: In questa puntata cercheremo di dare una risposta ai tanti perché sui diritti umani.

Stefano: Come sempre ci sarà la nostra rubrica Oggi sul divano con consigli su film e libri e Dite sulla tastiera con la discussione sulla pagina facebook Archivio pace diritti umani.

Letizia: Ci trovate anche su: unipd-centrodirittiumani.it

Claudia: Entriamo nel vivo della puntata!

Jingle – Why / Perchè

Stefano: La domanda più facile per iniziare è: perché studiare i diritti umani?

Federica: Come in tutti gli ambiti, lo studio e la conoscenza danno strumenti per agire consapevolmente, per sapere riconoscere e usare i meccanismi utili per garantire concretamente un diritto violato.

Letizia: Di recente l'educazione ai diritti umani è stata inserita nei piani formativi delle scuole e delle università, come quella di Padova che è sempre stata all'avanguardia. Questo è stato un grande passo avanti per la diffusione della cultura e della sensibilità verso questi temi.

Claudia: Studiare e confrontarsi sui diritti umani ci prepara ad agire e decidere nella realtà quotidiana in cui i nostri diritti e quelli degli altri vengono messi in gioco.

Federica: E' nell'esperienza che si gioca tutta la partita!

Stefano: Per me, ci sono diversi gradi di esperienza e conoscenza: lo studio, il vivere in prima persona i diritti, il capire tramite il racconto di altri o l'informazione, e questo rende diverso il modo in cui agiamo.

Claudia: Essenziale è la complementarietà tra tutte queste esperienze e l'umiltà nel confronto con l'altro.

Letizia: Presentiamo subito la nostra intervista di oggi ad Andrea Cofelice, un nostro coetaneo, dottore magistrale in Istituzioni e politiche dei diritti umani e della pace e dottorando all'Università di Siena che risponde ad alcuni dei nostri perché sui diritti umani.

Jingle – Intervista

Intervista a Andrea Cofelice

Letizia: Perchè è importante oggi il concetto di diritti umani?

Andrea Cofelice: Sicuramente perchè i diritti umani non rappresentano un ideale astratto, un problema filosofico o un problema che riguarda solo gli altri ma è qualcosa che riguarda la nostra vita quotidiana, che ci riguarda tutti da vicino ogni giorno, al lavoro, a scuola, in famiglia. Ci troviamo ad affrontare dei problemi e delle scelte che riguardano i nostri bisogni e i nostri diritti, quindi capire quali sono i nostri diritti e sapere poi come affrontare queste situazioni è sicuramente qualcosa che ci riguarda da vicino. Poi, allargando un pò il discorso, i diritti umani possono fungere da strumento per comprendere il mondo globalizzato e complesso che ci troviamo davanti. Da questo punto di vista infatti i diritti umani sono spesso assunti come linguaggio comune che permette a varie culture e varie religioni di incontrarsi per costruire qualcosa di positivo. Ancora, i diritti umani sono senz'altro un utile strumento per educare le nuove generazioni, non all'indifferenza o a giudizi affrettati e superficiali ma educare queste generazioni alla comprensione di quei valori e quei diritti che sono poi alla base della convivenza civile e dei beni comuni.

Letizia: Perchè i diritti umani possono rappresentare uno strumento comune a culture e religioni diverse?

Andrea Cofelice: Perchè tutte le religioni e le culture pongono alla base della loro essenza la centralità dell' essere umano, che vuol dire che tutte le persone hanno un valore in quanto tali, questo a prescindere dalla loro appartenenza ad una religione o una cultura specifica. Partire da questo, vuol dire riconoscere l'importanza delle persone, vuol dire costruire poi delle società all'interno delle quali le culture e le religioni possono incontrarsi su questo terreno comune.

Letizia: Sembra di non riuscire mai a raggiungere degli obiettivi quando si lavora per i diritti umani. Perchè secondo te?

Andrea Cofelice: Questo è in parte vero, la percezione è che non si raggiunga mai l'obiettivo di difenere e di far riconoscere i diritti umani, in parte questo è dovuto al fatto che non bisogna inanzitutto concepire i diritti umani come un prodotto finito, è necessaria un' attività quotidiana per riaffermarli. In primo luogo questo. In secondo luogo, è vero che il fronte dei diritti umani è molto ampio. Quando parliamo di diritti umani parliamo di diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, e quindi il fronte da difendere è davvero molto ampio. E in più ci sono nuove sfide che ogni giorno si pongono ai diritti umani, pensiamo ad esempio all'impatto delle nuove tecnologie sui diritti umani, pongono sfide che fino a venti o tent' anni fa erano impensabili, ad esempio in tema di bioetica, in genoma, in clonazione oppure tutta una serie di sfide legate alla economia internazionale e a coloro che speculano e che comportano poi violazioni nella vita quotidiana delle persone e dei diritti. Il fronte dei diritti umani necessita un adattamento a questo tipo di situazioni che cambia di giorno in giorno, per questo probabilmente la percezione è quella. Tuttavia ci sono notevoli successi che sono stati riportati nel corso degli anni, sopratutto se si considera l'arco temporale molto breve, da quando i diritti umani sono stati dichiarati a livello internazionale. Poco più di sessant'anni sono passati da questa affermazione. In prospettiva storica è un arco molto breve, i diritti umani hanno bisogno di una prospettiva temporale piuttosto lunga per poter essere affermati. Tutto questo porta alla percezione che i diritti umani non vengano sufficientemente rispettati ma questo è solo in parte vero e dovuto anche a un problema di percezione e non solo alla realtà, molti progressi sono stati fatti.

Letizia: Allora perchè studiare i diritti umani?

Andrea Cofelice: Lo studio è il primo passo per l'azione. Nel senso che, purtroppo oggi, data la complessità delle sfide poste ai diritti umani, la buona volontà di difenderli non è sufficiente. Bisogna innanzitutto comprendere, avere una visione il più possibile corretta del mondo, di quello che accade a livello internazionale, a livello nazionale e locale. Quindi, innanzitutto capire quali sono i problemi e, in secondo luogo, capire come affrontarli. Lo studio dei diritti umani, quindi, non è solo uno studio teorico ma uno studio che prepara all'azione. Questo l'ho potuto sperimentare nel momento in cui ho cercato, quando ero ancora studente delle scuole superiori, a mia volta partecipare ad alcune associazioni e percepivo che mi mancavano parte degli stumenti sia per comprendere sia per agire e da quello è nato il mio interesse a studiare i diritti umani e devo dire che effettivamente ne ho tratto beneficio.

In studio

Claudia: Il presupposto di questa trasmissione è credere nel valore che possono avere i diritti umani nelle nostre società ma è arrivato il momento di chiedersi anche il perché.

Stefano: Infatti, perché credere nei diritti umani, perché credere nell'uguaglianza, nella dignità, non possiamo abbandonarci alla legge del più forte?

Letizia: Chi appartiene al mondo dei più forti direbbe si, invece i più deboli direbbero no. A questo proposito mi viene in mente l'esperimento intellettuale del filosofo contemporaneo: John Rawls.

Federica: Rawls immagina una situazione in cui le persone chiamate a scegliere i principi fondamentali della società non hanno alcuna conoscenza sul proprio ruolo nella società, sulle proprie caratteristiche e valori.

Claudia: In queste condizioni, dice Rawls, queste persone sceglierebbero una società gestita secondo criteri equi.

Federica: Ovvero il diritto alla più estesa libertà fondamentale uguale per tutti e la presenza di ineguaglianze economiche e sociali soltanto se in beneficio dei meno avvantaggiati.

Stefano: Che sono anche i principi base dei diritti umani.

Claudia: Per fare una prima conclusione potremmo dire: i diritti umani perché? Perchè rispondono a bisogni essenziali della persona e a criteri equi che fondano una società in cui tutti hanno le stesse opportunità.

Federica: Adesso vi proponiamo una canzone di Manu Chao che è una metafora per raccontare la vita di una prostituta con le sue emozioni, illusioni e speranze.

Letizia: Ascoltiamo "Me llaman calle".

Brano musicale: Manu Chao "Me llaman calle"

Claudia: Come sapete siamo giunti quasi al termine di 5 Ws for human rights, in queste puntate abbiamo cercato di dare un quadro generale su cosa sono i diritti umani sia da un punto di vista tecnico ma anche dando voce a dubbi spontanei e ascoltando voci diverse.

Stefano: Non avevamo la pretesa di essere esaustivi e non volevamo fare un breve corso accademico ma incuriosirvi e riflettere insieme.

Letizia: Per chi fosse interessato a studiare ed approfondire alcuni dei temi che abbiamo trattato, può visitare la biblioteca del Centro diritti umani dell'Università di Padova  e il suo sito internet con un' ampia scelta tra pubblicazioni, dossier, news ed eventi.

Federica: Ci trovate sul sito: unipd-centrodirittiumani.it

Claudia: Chi vuole impegnarsi concretamente, può consultare un fornito database di associazioni e Organizzazioni non governative presenti in Veneto che si occupano di cooperazione allo sviluppo, solidarietà internazionale, interculturalità e diritti umani.

Federica: Con questa trasmissione abbiamo cercato di parlare di diritti umani in maniera concreta, riportati alla vita di tutti i giorni, oggi speriamo di aver raggiunto uno dei nostri obiettivi che era quello di sentirci tutti un po' più responsabili.

Claudia: Mettetevi comodi è giunto il momento dei consigli.

Jingle – Oggi sul divano

Letizia: Benvenuti nel nostro salotto – l'angolo comodo dei suggerimenti! Prendete carta e penna perché oggi per finire in bellezza vi consigliamo un libro di poesie e uno di narrativa.

Federica: Le poesie sono di Erri de Luca, dedicate al viaggio dei migranti verso i paesi del nord, il titolo è Solo andata. Righe che vanno troppo spesso a capo, edito da Feltrinelli nel 2005.

Stefano: Il secondo libro è Ritorno a Haifa di Ghassan Kanafani, scrittore e attivista palestinese, ucciso a Beirut in un attentato. "Ritorno a Haifa" racconta di due diaspore: quella palestinese e quella ebraica, e dell'incontro di due famiglie che per quanto diverse si riscoprono accomunate dalla stessa sofferenza.

Letizia: Il primo film che vi proponiamo oggi è molto più leggero: una commedia surreale francese di Coline Serreau del 1996.

Claudia: Il titolo è Il pianeta verde, racconta la vita  degli abitanti di un pianeta che è una sorta di oasi ecologica in cui si vive in pieno accordo con la natura e  la mette a confronto con la vita sulla Terra. Il risultato è molto divertente ma fa riflettere su alcune cose che diamo per scontate.

Stefano: Vi proponiamo anche Mare chiuso di Andrea Segre e Stefano Liberti, il nuovo documentario che parla dei respingimenti in Libia dei migranti somali ed eritrei che cercavano di arrivare in Italia.

Letizia: Per questi respingimenti il 23 febbraio 2012 l'Italia è stata condannata dalla Corte europea per la violazione dei diritti umani dei migranti.

Federica: Il sito di oggi è unimondo.org, una testata giornalistica online che offre un'informazione qualificata sui temi della pace, dello sviluppo umano sostenibile, dei diritti umani e dell'ambiente.

Stefano: Diffonde un'informazione plurale e quotidiana dando voce alle molteplici realtà della società civile italiana e internazionale.

Claudia: Spostiamoci nella nostra piazza virtuale.

Jingle – Dite sulla tastiera

Letizia: La domanda di questa settimana è: Cosa fare da domani?

Claudia: Questa è l'ultima occasione per dire la vostra sulla pagina Facebook Archivio pace diritti umani, sbizzarritevi!

Stefano: Ma intanto diciamo la nostra, secondo me sicuramente la realtà è complessa e articolata e quello che vorrei fare è cercare di rimanere aggiornato su quello che succede nel mondo, sicuramente è una cosa che richiede un impegno costante ma essere informati credo che sia il primo passo.

Federica: Io invece, vorrei provare a sintonizzare le azioni e le relazioni della vita quotidiana con i principi di cui abbiamo parlato durante queste trasmissioni, credo che sia il primo passo per rendere i diritti umani veramente effettivi.

Claudia: Secondo me invece da domani dovremmo essere più consapevoli e attenti a ciò che accade attorno a noi

Letizia: Io invece, dedicherei un pò più del mio tempo al volontariato.

Stefano: Prima dei saluti vi ricordiamo che questa e tutte le altre puntate le potete riascoltare in podcast su radiobue.it e anche all'interno del nostro sito: unipd-centrodirittiumani.it

Letizia: Visto che è l'ultima puntata vogliamo ringraziare chi ci ha seguito fin qui, chi ha interagito con noi sulla pagina Facebook.

Claudia: E Radio Bue per il supporto tecnico e la sua disponibilità.

Stefano: Il centro diritti umani e l'Archivio pace diritti umani per averci dato questa possibilità e averci accompagnato in questo progetto.

Federica: Ringraziamo Yuri Argentino, che ha curato la parte musicale.

Collettiva: Saluti!

Sigla di chiusura


Aggiornato il

3/4/2012