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Commento sul piano di pace dell'Unione Africana per la crisi in Libia, Radio Vaticana, 11 aprile 2011

Intervista al prof. Antonio Papisca a cura di Stefano Leszczynski

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01 - Antonio Papisca, Cattedra UNESCO Diritti umani, democrazia e pace dell'Università di Padova, intervistato da Stefano Leszczynski per Radio Vaticana sul piano di pace dell'Unione Africana per la crisi in Libia - 2.23 MB / Durata: 2' 25''
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D. – Quali sono le possibilità sul terreno di tacitare le armi ed accompagnare la Libia in un processo di democratizzazione?

R. – A questo punto bisogna uscire fuori dallo schema dei giochi a somma zero: tutta la vittoria da una parte e tutta la sconfitta dall'altra. Qui c'è un'offerta di mediazione e qualsiasi spiraglio che si apre per la pace bisogna prenderlo. Io direi che in questo momento la comunità internazionale debba prendere alla lettera quanto viene proposto da una delle due istituzioni competenti per area - Unione Africana e Lega Araba – e immaginare ulteriori passi.

D. – Quali potrebbero essere questi ulteriori passi, in base anche alla Risoluzione che è stata approvata dal Consiglio di Sicurezza?

R. – La Risoluzione 1973 esclude che l'intervento possa tradursi in forme di occupazione territoriale, però non esclude che ci sia un dispiegamento a terra di una forza di interposizione, che naturalmente dovrebbe avere un mandato molto preciso, puntuale e che ora dovrebbe tener conto della volontà manifestata anche da parte di Tripoli di accedere a una qualche soluzione diplomatica. Condizione "sine qua non" è la cessazione da parte di Gheddafi dell'uso delle armi.

D. – Un'ipotesi di questo tipo potrebbe condurre anche ad una spaccatura della Libia, che rischierebbe di durare per moltissimo tempo?

R. - Sì, certo, questa è un'ipotesi plausibile ma la comunità internazionale in questo momento deve avere come obiettivo quello di far cessare l'uso della violenza da una parte e dall'altra. Per evitare che questa situazione - che è sempre lì sul punto di riesplodere - si incancrenisca, in termini di violenza, occorre che la comunità internazionale si interessi della questione libica in un più ampio contesto di mutamenti strutturali che si stanno delineando in tutta l'area. La comunità internazionale deve essere presente in maniera assidua e trovare tutti i mezzi per favorire le forze locali che rivendicano libertà, democrazia, diritti umani e Stato di diritto. Deve essere la politica che prende in mano l'iniziativa. (bf)


Aggiornato il

12/4/2011