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Incontro con Peyvand Mansura, esponente dell'International Tribunal for Iran, Università di Padova, 26-27 maggio 2010

Peyvand Mansura, giornalista iraniana dell'agenzia Pars durante lo Scià e prigioniera politica per dieci anni durante il periodo khomeinista, che assieme ad un gruppo di familiari di prigionieri uccisi, agli attivisti politici, a studenti e lavoratori, ha dato vita al Tribunal for Iran.

Contenuti audio

01 - Prof. Vincenzo Pace, intervento introduttivo - 2.31 MB / © Centro Diritti Umani - Università di Padova / Durata: 5' 46''
02 - Pevayan Mansura, co-fondatrice del Tribunale Internazionale dell' Iran - 31.80 MB / Durata: 34' 48''
03 - Pevayan Mansura, co-fondatrice del Tribunale Internazionale dell' Iran - 9.39 MB / © Centro Diritti Umani - Università di Padova / Durata: 10' 16''
04 - Pevayan Mansura, co-fondatrice del Tribunale Internazionale dell' Iran - 16.16 MB / © Centro Diritti Umani - Università di Padova / Durata: 40' 32''
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Contenuti testuali

Nei giorni 26 e 27 maggio 2010 il Centro diritti umani dell'Università di Padova ha ospitato Peyvand Mansura, giornalista iraniana dell'agenzia Pars durante lo Scià e prigioniera politica per dieci anni durante il periodo khomeinista, che assieme ad un gruppo di familiari di prigionieri uccisi, agli attivisti politici, a studenti e lavoratori, ha dato vita al Tribunal for Iran.

Trascrizione dell'intervento
Traduzione di Mohsen Hamzehian dell'Associazione Unione per la Democrazia in Iran

 

professor Antonio Papisca

professor Vincenzo Pace
professor Marco Mascia
etehadyeh baraye democrasi dar Iran –Italia

Un saluto a tutti i presenti e agli organizzatori, in primis al Prof. Vincenzo Pace e all'Unione per la democrazia in Iran, che mi hanno dato l'opportunità di partecipare in qualità di membro dell' Iran Tribunal ed avere un confronto con le persone che si occupano di diritti umani .

Mi chiamo Peyvand, sono stata giornalista durante il periodo dello Scià.

Nel maggio del 1982 sono stata arrestata.

Il reato contestatomi era di avere con me i giornali dell'organizzazione della minoranza Fedaii. Per tale accusa ho subito due processi di soli 10 minuti, senza la presenza di avvocati e senza avere il diritto di difendermi. In quei 10 minuti, il giureconsulto della sharia, Nayeri, mi ha minacciato di condannarmi alla pena di morte. La carcerazione è avvenuta in varie strutture penitenziarie: Ghezel Hessar, Gohardasht e il famigerato Evin, fino all'autunno 1991.

Durante la carcerazione, l'unica condizione per uscire dal carcere consisteva nell'assumersi colpe non proprie e la promessa di non partecipare ad altri movimenti. Durante la prigionia, ho vissuto tre periodi tra i più bui del massacro dei carcerati: solo un mese dopo la mia carcerazione sono cominciati i massacri di minorenni innocenti. Qualcuno aveva anche meno di 14 anni. Due anni dopo nel carcere di Ghezelhessar, i letti erano come delle bare e i prigionieri dovevano rimanervi dentro. Il direttore del carcere diceva: "vi seppelliremo dentro tutti, tanto nessuno lo verrà a sapere!".

Nel documentario (ndr: https://www.kanoon-zendanian.org/movies/witnesses.swf) abbiamo cercato di mostrare questi momenti attraverso testimonianze di persone bendate: i luoghi che erano sopranominati "le bare" e "al di là". In queste bare i prigionieri dovevano essere seduti sui talloni ed anche dormire in quella posizione, ogni movimento ed ogni rumore, anche tossire, provocava una reazione dei carcerieri e si veniva picchiati duramente.

Il regime della repubblica islamica, in ossequio ai dettami della religione, ritiene legale la violenza sulle ragazze condannate a morte. In Iran è tradizione che lo sposo doni tre metri di stoffa e un blocco di zucchero a forma di piramide alla famiglia della sposa . Un pasdaran che aveva violentato una donna carcerata condannata a morte, si presentò il giorno dopo l'esecuzione capitale con i suddetti regali, dichiarando ai familiari di essere stato, per una sola notte, il loro genero.

La religione permette al regime della Repubblica islamica di commettere questo delitto, poiché se una donna muore vergine, va in paradiso. Questo fatto è confermato, nel Rapporto del Relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani, Reynaldo Galindo Pohl, inviato ad indagare sulle violazioni dei diritti umani in Iran.

Per quanto concerne il carcere e le torture del regime della repubblica islamica risponderò in modo più articolato se mi saranno poste delle domande.

La mia presenza tra di voi è per presentare all'Italia l'Iran Tribunal. E' possibile che tra di voi vi siano delle persone che non abbiano notizie approfondite sull'Iran e non sappiano cosa è stato fatto agli iraniani dai governanti islamici. Mi rendo conto che con poco tempo a disposizione non sia possibile analizzare la situazione del passato e del presente, e chiarire adeguatamente la necessità di fondare l'Iran Tribunal e processare i fautori di negazione dei diritti umani. Tuttavia proverò a fornire alcuni elementi fondamentali.

La repubblica Islamica nell'estate 1988, in meno di due mesi, ha massacrato migliaia di prigionieri politici, seppellendoli nelle fosse comuni. Molte fosse sono ancora sconosciute ai familiari. Le esecuzioni di migliaia di prigionieri politici in quell'estate ha rappresentato il culmine delle uccisioni che il regime aveva iniziato all'inizio degli anni '80. In quel periodo sono stati uccisi oltre 20.000 oppositori secolari, sia di sinistra sia religiosi.

In questi anni, le famiglie, gli ex prigionieri politici, le formazioni democratiche, i partiti e le organizzazioni politiche iraniane contrarie al regime islamico, insieme alle organizzazioni e alle associazioni dei diritti umani, come Amnesty International e organizzazioni di osservatori dei diritti umani, hanno tentato di attirare attenzione dell'opinione pubblica internazionale sul massacro di prigionieri politici avvenuto negli anni 80, con seminari, manifestazioni e commemorazioni in molte nazioni, pubblicando anche rapporti sulle cifre.

Nonostante tutti questi sforzi, l'opinione pubblica in Iran e nel mondo, non è abbastanza informata sulla vastità del massacro e delle esecuzioni capitali di migliaia esseri umani in Iran, per il loro credo e ideologia politica. La mancanza di informazioni e di una pressione internazionale contro il regime affinché sia costretto a fermare gli arresti, la tortura e le esecuzioni capitali dei difensori dei diritti umani, ha prodotto il perdurare delle persecuzioni, degli arresti, delle torture e delle esecuzioni capitali contro le masse sofferenti. In un trentennio, il regime ha ucciso con azioni terroristiche oltre 300 oppositori politici, intellettuali, scrittori sia secolari che di sinistra all'interno e all'esterno dell'Iran (all'estero il numero dei morti raggiunge le 249 unità).

Tutti voi sarete a conoscenza della protesta, nell'ultimo anno, di milioni di cittadini iraniani. Hanno arrestato migliaia di persone, ed oltre 100 giovani che avevano manifestato pacificamente per strade sono stati assassinati. Nei luoghi di detenzione maschile e femminile si sono commesse violenze. Alcuni detenuti sono deceduti a causa delle torture, tra questi vi sono due donne cui è stato dato fuoco e le cui salme carbonizzate sono state abbandonate alla periferia di Teheran.

Gli ultimi delitti del regime islamico risalgono al 9 maggio 2010 e riguardano l'esecuzione con false accuse di 5 prigionieri politici, tra cui un insegnante e una ragazza kurda.

Il regime islamico sin dall'inizio del suo potere ha poggiato le proprie leggi sulla Sharia e sulla pena islamica; ne ha plasmato le leggi sociali e il diritto, e in questo modo ha istituito la violenza tra i suoi fondamenti.

Con l'intenzione di imporre il dominio assoluto nella società e rendere obbediente il popolo, il regime ha messo in atto molte e diverse limitazioni di tipo sociale e politico occultate sotto le leggi religiose. Chiunque faccia resistenza a queste normative è definito "nemico di dio". Chi si oppone al regime islamico e alle sue leggi, in quanto "nemico di dio", deve essere annientato.

L'obbiettivo era il cambiamento del pensiero e della società, come diceva Khomeini "l'islamizzazione della società". Pertanto sono state inserite la religione e le regole religiose come insegnamenti sociali e formativi nella pubblica istruzione. Le libertà personale e sociale sono state limitate, l'amicizia delle donne con gli uomini e il rapporto extraconiugale sono diventati reati con la condanna a morte mediante lapidazione. Le feste famigliari, ove le donne e gli uomini gioivano e ballavano, sono state vietate.

In realtà in Iran ogni autentico diritto umano, sotto l'influenza della Sharia, è stato negato. La vita privata viene controllata anche nella toilette. In Iran non esiste la libertà di parola, di pensiero, di stampa, di protesta, di raduno, di associazionismo e di formare partiti.

Le leggi islamiche, oltre ad istituzionalizzare la repressione, l'aggressività e le violazioni dei diritti umani nella società, hanno provocato un'interruzione nella continuità (speriamo non senza recupero) della crescita, della ricerca e dell'orgoglio degli iraniani: ne ha distrutto lo spirito e l'anima identitaria. Secondo un rapporto autorevole in Iran su 73 milioni di cittadini, 44 milioni hanno bisogno di sostegno psicologico.

La censura e la limitazione di stampa, la distribuzione di libri e di giornali indipendenti, ha provocato un colpo duro alla crescita sociale, storica, letteraria e scientifica. I bambini sin dall'inizio nelle scuole, sono formati con aggressività. Il potere assoluto e le relazioni umane sono cancellate e le persone senza volere si comportano tra di loro con rabbia e delazioni.

La situazione attuale in Iran, ha molta affinità con quella medioevale in Europa, in molti aspetti forse più selvaggia e disumana. Per bloccare ulteriori danni, quello che la società europea ha scelto 150 anni fa, la separazione della religione dalla politica, deve accadere anche n Iran.

Le correnti di trasparenza e secolarismo in Iran, negli strati intellettuali e istruiti (in particolare tra gli studenti) sono molto cresciute negli ultimi anni. I lavoratori in Iran, a causa di un intenso sfruttamento ed ingiustizia, sono in testa nelle lotte del popolo iraniano per la libertà, per l'emancipazione dalle condizioni disumane e per la separazione della religione dallo stato. Gli sforzi dei mullah per rendere religiosa l'intera società, meglio ancora, rendere religiose le persone, sono falliti: la gente a causa dell'amara esperienza subita dalla religione in Iran, si oppone ad una dimensione così invasiva della religione.

Il Regime islamico in Iran è consapevole di questa condizione e proprio per questo vorrebbe opporsi alle lotte della gente contro la pervasività religiosa, attuando ulteriori repressioni e limitazioni, ricorrendo di nuovo alle uccisioni dei prigionieri politici.

Focalizzerò la seconda parte del mio intervento alle rivendicazioni delle famiglie dei prigionieri politici che hanno perso i loro cari nelle prigioni delle repubblica islamica.

In Iran il potere giudiziario è una parte della macchina della repressione. Questo potere non è indipendente, nel trentennio trascorso, in tutte le uccisioni e repressioni dello stato, ha avuto un ruolo chiave. Il potere giudiziario giustifica le repressioni richiamandosi alle leggi religiose e al diritto che da esse deriva. Il mio accenno alla situazione penale in Iran, è condizionato dal fatto che voi siate informati sul fatto che non esiste un tribunale libero che dia ascolto alla gente.

Una parte cospicua delle famiglie degli uccisi negli anni '80 e in quelli successivi, dal settembre 2007, ha iniziato una battaglia internazionale per sottoporre a verifica le uccisioni dei prigionieri politici In Iran. I risultati di tale battaglia sono di pubblico dominio dal mese di settembre 2009.

Questo è un tribunale popolare, le sue leggi sono prese dal Russell Tribunal. E' superfluo ricordare che J. Paul Sartre e B. Russell, negli anni 1965-1967, hanno istituito un tribunale contro l'aggressione americana in Vietnam e i delitti commessi, chiamato il Russell Tribunal.

Il Tribunale Russell, presso l'opinione pubblica internazionale ha smascherato gli USA, ha accentuato le pressioni internazionali e ha messo gli USA in una difficile situazione internazionale. La decisione di istituire tale tribunale da parte di familiari in Iran, è data dal fatto che nessun tribunale ordinario nel mondo è disposto a indagare sull'uccisione dei prigionieri politici, processando la repubblica islamica dell'Iran per reati di crimini contro umanità.

Per mettere in atto questo progetto storico e umanitario, noi ex prigionieri politici e i familiari degli attuali prigionieri politici, abbiamo bisogno anche del vostro aiuto e in particolare dei docenti delle università, degli studenti di diritto, dei difensori dei diritti umani. Il popolo italiano e il mondo devono sapere, che cosa è successo al popolo iraniano negli ultimi trent'anni, e devono conoscere che negli anni '80 le uccisioni in Iran, nel loro macabro genere, erano senza precedenti nel mondo. Noi abbiamo bisogno dell'opinione pubblica internazionale per istituire il tribunale. Io spero che dopo il mio intervento una parte di voi cari presenti aderisca a questo progetto umanitario e lo sostenga.

Io propongo che gli studenti di diritto e dei diritti umani dell'Università di Padova e, se possibile, di altre università italiane, possano fare una ricerca come studio universitario. Uno studio così arricchirà la vostra esperienza internazionale nell'ambito di diritti umani.

Noi siamo pronti ad aiutarvi in questo progetto, mettendo a vostra disposizione le informazioni necessarie, noi chiediamo a voi di sostenere questo progetto.

Peyvand -Iran Tribunal


Aggiornato il

31/5/2010