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Agente di polizia donna interagisce con le donne residenti nel campo per sfollati Zam Zam, vicino a El Fasher, capitale del Nord Darfur.
© Un photo/Albert González Farran

L’Architettura di pace e sicurezza dell’UA

Autore: Martina Lucia Lanza, MA in Istituzioni e politiche dei diritti umani e della pace, Università di Padova / Collaboratrice del Centro diritti umani

L’Architettura di pace e sicurezza dell’UA (APSA) raccoglie in sè tutti gli elementi dedicati a prevenzione, gestione e risoluzioni dei conflitti, nonchè alla gestione del post-conflitto.
La sua ragion d’essere risiede negli obiettivi e principi di cui si è dotata l’UA nel suo atto costitutivo, il quale prevede la promozione della pace, della sicurezza e della stabilità nel continente (art. 3 (f)), l’ideazione di una politica di difesa comune africana (art. 4 (d)), rispettando, tra gli altri, i principi democratici, la sovranità territoriale e proibendo la minaccia o l’uso della forza tra gli Stati membri.
Gli elementi che vanno a costituire l’APSA sono in buona parte stabiliti dal Protocollo che istituisce il Consiglio di pace e sicurezza, adottato nel 2002 nel corso della prima sessione dell’Assemblea dell’UA a Durban e che a febbraio 2015 è stato ratificato da 49 Stati.

L’ente fondamentale dell’Architettura è il Consiglio di Pace e sicurezza, il quale è coadiuvato nelle proprie funzioni dalla Commissione, dal Gruppo dei saggi, dal Sistema di allerta rapida continentale e dall’African standby force.
Inoltre, con una funzione di coordinamento e con lo scopo di supportare il Consiglio di pace e sicurezza è stato istituito il Dipartimento di pace e sicurezza della Commissione dell’UA. Infatti, tale dipartimento ha tra i propri obiettivi l’implementazione della politica comune africana di pace e difesa e la messa in operatività della APSA.

Consiglio di pace e sicurezza

Come accennato precedentemente, pilastro fondamentale dell’APSA è il Consiglio di pace e sicurezza, organo decisionale permanente volto al mantenimento della pace e della sicurezza nel continente africano.
Il Consiglio di pace e sicurezza è guidato dai principi di soluzione pacifica dei conflitti e di rispetto dello stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, il rispetto della vita umana e del diritto internazionale umanitario.
Le funzioni principali di tale organo sono:

- promuovere la pace, la sicurezza e la stabilità al fine di garantire la protezione e la preservazione della vita e delle proprietà, il benessere dei popoli africani e del loro territorio, come anche la creazione di condizioni che conducano ad uno sviluppo sostenibile;
- anticipare e prevenire i conflitti, e in caso di conflitto in corso assumere funzioni di peace-making e peace-building;
- promuovere e implementare le attività di peace-building e di ricostruzione post-bellica per consolidare la pace e prevenire future violenze;
- sviluppare una politica di difesa comune per l’UA;
- stabilire missioni di supporto alla pace e raccomandare all’Assemblea l’intervento in uno Stato membro per promuovere la pace, la sicurezza e la stabilità in caso di crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità.

Il Consiglio di pace e sicurezza è composto da 15 membri eletti dal Consiglio esecutivo e sostenuti dall’Assemblea. Cinque membri sono eletti per un periodo di 3 anni e dieci per un periodo di 2. La loro elezione deve rispettare il principio di equa rappresentanza delle regioni africane e quello di rotazione nazionale.
Il Consiglio di pace e sicurezza si riunisce a livello di rappresentanti permanenti perlomeno due volte al mese. Ogni membro del Consiglio ha diritto ad un voto, senza la possibilità di veto, e le decisioni vengono prese secondo il principio del consenso oppure, nel caso in cui non sia possibile, con la maggioranza dei due terzi.

Sistema di allerta rapida continentale

Un secondo elemento della APSA è il Sistema di allerta rapida continentale (Continental Early Warning System), previsto dall’articolo 12 del Protocollo sul Consiglio di pace e sicurezza.
Tale Sistema è finalizzato a facilitare la previsione e prevenzione dei conflitti e consiste in un centro di osservazione e monitoraggio (Situation room) responsabile per la raccolta dati e analisi e da unità analoghe di osservazione e monitoraggio nell’ambito dei Meccanismi regionali per la prevenzione, gestione e risoluzione del conflitto direttamente collegati con la Situation Room.
I dati elaborati possono essere utilizzati dal Presidente della Commissione per avvisare il Consiglio di pace e sicurezza su potenziali minacce alla pace e alla sicurezza e raccomandare le migliori azioni da intraprendere.

Gruppo dei saggi

Un terzo elemento dell’APSA è il Gruppo dei saggi (Panel of the Wise), anch’esso stabilito dal Protocollo sul Consiglio di pace e sicurezza (art. 11), ed ha un mandato che include l’attività di consulenza per il Consiglio di pace e sicurezza e l’intraprendere tutte le azioni opportune di supporto agli sforzi per la prevenzione del conflitti, la promozione ed il mantenimento della pace, della sicurezza e della stabilità. Inoltre, il Gruppo di saggi ha il compito di facilitare le comunicazioni tra il Consiglio di pace e sicurezza e/o il Presidente della Commissione e le parti in conflitto, prevedendo anche la possibilità di condurre missioni d’inchiesta.
Il Gruppo dei saggi è composto da 5 membri, uno per ogni regione africana e con un mandato di 3 anni, i quali vengono scelti per il loro alto profilo personale e per il loro contributo dato nel campo della pace, della sicurezza e dello sviluppo.
Il Gruppo deve incontrarsi almeno tre volte all’anno per decidere il proprio programma di lavoro e identificare le regioni o gli Stati da visitare.

African standby force (Forza africana di dispiegamento)
Un quarto elemento che costituisce l’APSA è rappresentato dall’African standby force, così come prevista dall’articolo 13 del Protocollo che istituisce il Consiglio di pace e sicurezza.
Tale struttura sostiene il Consiglio di pace e sicurezza rispetto al dispiegamento di missioni di supporto alla pace e agli interventi previsti nell’atto costitutivo (art. 4 lettera (j)). La Standby force è quindi composta da contingenti multidisciplinari d’emergenza, composti sia da civili che da militari, pronti per il rapido dispiegamento in caso di necessità.
Nel mandato previsto dall’articolo 13 si ritrovano anche le seguenti funzioni: missioni di osservazione, monitoraggio e altri tipi di missioni in supporto alla pace, intervento negli Stati membri rispetto a gravi circostanze, dispiegamento preventivo al fine di prevenire l’escalation di un conflitto, il disarmo post-conflitto e l’assistenza umanitaria.
Agli Stati membri è quindi richiesto di stabilire dei contingenti d’emergenza per la partecipazione alle missioni di supporto alla pace decisi dal Consiglio di pace e sicurezza o agli interventi autorizzati dall’Assemblea.
Dal 2003 le missioni di supporto alla pace guidate o co-gestite dall’UA passate o ancora in corso sono otto:

- missione UA in Somalia (AMISOM);
- missione UA-UN in Darfur (UNAMID);
- iniziativa di cooperazione regionale per l’eliminazione dei signori della guerra (RCI-LRA);
- missione internazionale di supporto nella Repubblica Centro africana (MISCA);
- missione internazionale di supporto in Mali (AFISMA);
- missione di assistenza e sicurezza ed elettorale presso l’Unione delle Comore (MAES);
- missione UA in Sudan (AMIS);
- missione UA in Burundi (AMIB).

Politica comune africana di pace e sicurezza (2004)

Infine risulta utile descrivere il contenuto della solenne Dichiarazione per una politica comune africana di pace e sicurezza, adottata nel 2004 a Sirte dai Capi di stato e di governo riuniti nella seconda sessione straordinaria dell’Assemblea dell’UA.
Si legge nella Dichiarazione che l’adozione di tale politica, prevista dall’atto costitutivo (art. 4 lettera (d)), è la premessa per una percezione comune del fatto che gli Stati africani devono essere in grado di agire assieme per la salvaguardia degli interessi ed obiettivi di difesa e sicurezza comuni dalle minacce per l’intero continente, come le tensioni intra e inter statuali e l’instabilità delle situazioni post-conflitto.
Sono molti gli obiettivi e gli scopi che si prefigge la politica comune, tra questi rientrano:

- servire come strumento per il rafforzamento simultaneo della cooperazione difensiva tra Stati e per il consolidamento della difesa nazionale;
- fornire un contesto per gli Stati dell’UA per cooperare nelle questioni di difesa, attraverso la formazione del personale militare; lo scambio di informazioni militari; lo sviluppo di una dottrina militare e di una capacità collettiva;
- promuovere una cultura di pace e di coesistenza pacifica tra gli Stati e le regioni del continente, ponendo l’enfasi sui mezzi pacifici di risoluzione dei conflitti;
- creare un contesto favorevole per l’implementazione della Carta africana dei diritti umani e dei popoli;
- creare un contesto per l’azione umanitaria e per assicurare l’implementazione del diritti internazionale umanitario;
- fornire un contesto per l’effettiva partecipazione delle donne nelle attività di prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti.

Infine, la Dichiarazione solenne tira le fila sul ruolo e sulle modalità di cooperazione dei diversi organi, a livello di UA e di meccanismi regionali, coinvolti nell’ambito della difesa comune nonchè elenca i diversi strumenti giuridici volti ad affrontare le minacce alla pace e alla sicurezza nel continente.

 

Risorse

Aggiornato il

25/3/2015