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luglio 2011 - Ancora sui seguiti di Behrami: stavolta la Corte suprema olandese ci ripensa

Nel 2008 le corti olandesi avevano stabilito, appoggiandosi sulla giurisprudenza di Strasburgo (Behrami c. Francia e Saramati c. Germania e Norvegia, 2 maggio 2007), che i ricorsi presentati da Hasan Nuhanovic e altri sopravvissuti al genocidio di Srebrenica dell’estate del 1995 contro le Nazioni Unite (da cui dipendeva il contingente di peacekeepers olandesi che però nulla fecero per impedire il massacro) non potevano essere accolti. Le Nazioni Unite infatti sono immuni dalla giurisdizione degli stati. Ciò deriva dall’art. 105 della Carta e dall’art. 2.2 della Convenzione del 1946 sui privilegi e immunità delle NU. Inoltre, la richiesta di danni avanzata contro lo stato olandese non poteva venire accolta, appunto perché i contingenti di peacekeeping erano sotto il comando ONU (vedi la scheda "I seguiti preoccupanti di Behrami e Saramati nella giurisprudenza degli stati" in questo dossier).

il 5 luglio 2010, la Corte suprema olandese ha ribaltato tale decisione. I giudici hanno ritenuto che anche lo stato olandese fosse responsabile per la condotta del contingente ONU, in quanto quest'ultimo era formato appunto da militari di quel paese. I Paesi Bassi devono pertanto corrispondere una forma di indennizzo ai ricorrenti. E' possibile che, sulla base di tale decisione, anche le Madri di Srebrenica presenteranno una richiesta di risarcimento all'Olanda. La decisione fissa un principio che va certamente nel senso di una maggiore garanzia dei diritti delle vittime dei crimini di guerra, poiché pone rimedio alla apparente impossiblità di portare una causa contro le Nazioni Unite per danni subiti a causa dell'azione o dell'inazione dei contingenti di peacekeeping. E' auspicabile che l'affermazione di questo principio non costituisca un ostacolo alla contribuzione di truppe per missioni di pace.