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Partecipano
dalla Colombia
Kelia Restrepo Bejarano, 14 anni, delegata della Fondazione Creciendo Unidos, sede di Cucuta
Martha Luz Mora, educatrice della Fondazione Creciendo Unidos, sede di Bogotá
dal Perù
Anthony Beltran Ochochoque Laura, 15 anni, delegato nazionale Mnnatsop dal Perù
Luz Petronila Palomino Barrientos de Palma, direttrice Escuela Nassae di Lima
Coordina
Valerio Belotti, Dipartimento di Sociologia
La perentoria negazione globale delle esperienze di lavoro per le bambine e i bambini rappresenta uno degli aspetti più evidenti dell'istituzionalizzazione dell'infanzia proposta dalle norme internazionali. Un assunto ormai pervasivo nella comunicazione pubblica che in alcuni contesti socioculturali rappresenta, al di là delle intenzioni delle organizzazioni internazionali di garanzia, un mancato riconoscimento di forme e pratiche quotidiane di esercizio della soggettività e agentività dei cittadini di età minore.
Il seminario si propone di affrontare queste problematiche a partire dall'esperienza partecipativa concreta e diretta di alcuni bambini e bambine lavoratori.
I movimenti dei bambini lavoratori
I movimenti dei bambini e adolescenti lavoratori (NATs) esistono in America Latina, Africa e Asia fin dall'inizio degli anni '70. Queste organizzazioni locali sono un fondamentale e spesso unico strumento di tutela e di promozione dei loro diritti.
Per questi bambini e adolescenti, il lavoro, oltre ad essere una necessità, è un'affermazione del proprio diritto a non essere sfruttati e a non cadere vittime di soprusi, discriminazioni, o peggio ancora, cadere nelle reti della prostituzione o della droga.
In questi casi il lavoro diventa una scelta di partecipazione responsabile alla vita familiare e sociale, un mezzo per lo sviluppo della propria persona e una necessità per la propria autonomia.
Questa visione, contraria all'abolizionismo proposto dalle organizzazioni internazionali, è raccolta nella teoria della valorizzazione critica del lavoro, per la quale il lavoro non è un concetto negativo in sé, e quindi non lo si può considerare negativo neppure per dei bambini che partecipano in questo modo al sostenimento economico della propria famiglia.
Il protagonismo per i NATs significa partecipazione e mobilitazione sociale di tutti i ragazzi dei movimenti; significa promuovere la capacità di interpretare in maniera critica la realtà in cui si vive imparando ad ascoltare e ad essere ascoltati per riuscire ad essere soggetti attivi nella trasformazione della realtà.
Evento promosso in collaborazione con l'associazione di volontariato "NATs per.. - Onlus", con il progetto "Diritti umani in azione: infanzia, lavoro, protagonismo" nell'ambito della L.r. 55/1999 della Regione del Veneto.
Dipartimento di Sociologia - Università di Padova
18/03/2011