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Annuario italiano dei diritti umani - 2011
Introduzione
1 «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale». L’art. 2 della Costituzione della Repubblica Italiana è in perfetta sintonia con quanto proclama la Dichiarazione universale dei diritti umani, in particolare con l’art. 1 secondo cui «tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza».
I principi del «nuovo» diritto internazionale che hanno preso corpo a partire dalla Carta delle Nazioni Unite e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e si sono sviluppati attraverso molteplici trattati internazionali, a cominciare, sul piano universale, dai due Patti internazionali del 1966 rispettivamente sui diritti civili e politici e sui diritti economici, sociali e culturali, e, sul piano regionale europeo, dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali del 1950, hanno piena rispondenza nell’ordinamento costituzionale italiano.
Il principio di eguaglianza e il correlato principio di interdipendenza e indivisibilità di tutti i diritti della persona, secondo cui i diritti economici, sociali e culturali sono fondamentali quanto i diritti civili e politici, trovano sostanziale riconoscimento nell’art. 3 Cost.: «[t]utti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».
Nel Preambolo della Dichiarazione universale si legge che «il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti eguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo». L’art. 11 Cost. recepisce la portata fondativa di questo messaggio e lo traduce in un solenne impegno di pace positiva: «[l]’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo».
Il fatto che l’Italia abbia ratificato la quasi totalità degli strumenti giuridici internazionali sui diritti umani, sia universali sia europei, attesta del suo impegno inteso a far avanzare la civiltà del diritto nel segno dell’etica universale.
Gli obblighi che discendono dal recepimento delle norme contenute in tali strumenti sono molteplici e complessi. All’interno di una dinamica volta al perenne perfezionamento di norme e istituzioni, si tratta infatti di adattare, in via continuativa, questa o quella parte dell’ordinamento interno, di aggiornare e arricchire la giurisprudenza, di varare politiche pubbliche congrue rispetto alla logica delle «misure positive».
Per leggere l'introduzione completa, scaricare il file allegato nel box risorse.
7/9/2011
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