© Università degli Studi di Padova - Credits: HCE Web agency
Amnesty International ha recentemente pubblicato un rapporto intitolato "The ugly side of the beautiful game: Labour exploitation on a Qatar 2022 World Cup venue" ("Il lato oscuro del gioco più bello del mondo: lo sfruttamento del lavoro migrante per costruire un impianto dei Mondiali di calcio del 2022 in Qatar"). Esso condanna l’indifferenza della Federazione internazionale delle associazioni calcistiche (Fifa) nei confronti del trattamento dei lavoratori migranti, nella maggior parte dei casi provenienti da Bangladesh, India e Nepal.
Amnesty International ha denunciato che alcune delle strutture presso le quali si svolgeranno i Mondiali di calcio del 2022 in Qatar, sono state costruite grazie allo sfruttamento dei lavoratori migranti, sottoposti a sistematiche violazioni dei diritti umani e gravi abusi che in alcuni casi corrispondono a lavori forzati.
Il rapporto di Amnesty International si basa su interviste a 231 migranti impegnati nella ristrutturazione di stadi e spazi verdi. Ogni singola persona, giardiniere o manovale, intervistat da Amnesty International ha riferito di una o più forme di sfruttamento, tra cui:
Nonostante cinque anni di promesse, la Fifa ha fatto poco per far sì che i Mondiali di calcio del 2022 non venissero costruiti grazie allo sfruttamento del lavoro migrante. Sebbene infatti, il comitato organizzatore si sia mostrato sensibile verso i diritti dei lavoratori e i suoi standard vadano in quella direzione, essi non sono stati applicati.
Amnesty International ha chiesto ai principali sponsor dei Mondiali del 2022, tra cui Adidas, Coca-Cola e McDonald's di fare pressioni sulla Fifa affinché si occupi dello sfruttamento del lavoro migrante e mostri cosa ha intenzione di fare per impedire tale sfruttamento negli altri progetti relativi ai campionati di calcio. La Fifa dovrebbe spingere il Qatar ad approntare un piano complessivo di riforme prima che, dalla metà del 2017, la fase di costruzione degli impianti sportivi entri davvero nel vivo.
I passi essenziali dovrebbero essere: annullare il potere del datore di lavoro di impedire ai lavoratori di cambiare impiego o lasciare il paese, indagare in modo adeguato sulle condizioni dei lavoratori e rafforzare le sanzioni nei confronti delle imprese responsabili dello sfruttamento. La Fifa, a sua volta, dovrebbe svolgere ispezioni regolari e indipendenti sulle condizioni di lavoro in Qatar e renderne pubblici i risultati.
4/4/2016