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25/2/2011
Intervento di Navanethem Pillay, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, alla Conferenza di revisione di Durban, 2009.
© UN Photo/Jean-Marc Ferre

Dichiarazione di Navy Pillay, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani sulla situazione dei diritti umani in Libia

Situazione dei diritti umani nella Jamahiriya araba libica

Dichiarazione di Navy Pillay, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani

(Consiglio per i Diritti Umani – 15° Sessione Speciale – Ginevra)

 

Presidente,
Distinti Membri del Consiglio per i Diritti Umani,
Eccellenze,
Signore e Signori,

Mi congratulo per l'iniziativa di questo Consiglio di tenere una sessione speciale sulla situazione dei diritti umani nella Jamahiriya araba libica popolare socialista. La gravità della situazione e la violenta repressione della rivolta in quel paese richiedono urgente attenzione. Coma ha rilevato il Segretario Generale, la "natura e la portata degli attacchi contro i civili rappresentano gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani". Egli li ha condannati senza riserve e ha dichiarato che i responsabili del brutale spargimento di sangue di innocenti devono essere puniti .

Vorrei ricordare a questo Consiglio che, durante il loro vertice del 2005, i leader mondiali hanno deciso all'unanimità che ogni Stato ha la responsabilità di proteggere la propria popolazione da crimini contro l'umanità e altri crimini internazionali. Questa responsabilità comporta la prevenzione di tali reati, compreso il loro incitamento, attraverso mezzi appropriati e necessari. Quando uno Stato sta palesemente fallendo nel proteggere la propria popolazione da gravi crimini internazionali, la comunità internazionale ha la responsabilità di intervenire adottando misure di protezione in maniera collettiva, tempestiva e decisiva.

Nella sua sessione di emergenza di questa settimana, il Consiglio di Sicurezza ha evidenziato la necessità di sostenere la responsabilità di proteggere e fornire assistenza umanitaria per permettere il monitoraggio dei diritti umani e garantire la responsabilità. Il mio Ufficio è pronto a rispondere a queste esigenze di massima urgenza.

Come possiamo vedere oggi, i manifestanti che, esercitando il loro diritto alla libertà di riunione, hanno denunciato i modi brutali del loro governo, continuano a sfidarne il dominio con grande pericolo per se stessi e le loro famiglie. Essi hanno fatto appello alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale per ricevere protezione. Dobbiamo loro la nostra solidarietà e tutela dalla violenza. Dobbiamo ascoltare la loro aspirazione alla libertà, alla dignità e a una governance responsabile. Lungi dall'essere manipolata da forze esterne, la loro protesta è una dimostrazione del potere del popolo, un esercizio di democrazia diretta che merita e gode il rispetto e il sostegno internazionale.

La comunità internazionale ha ripetutamente sollecitato Muammar Al-Gheddafi a desistere dalla violenza. Nonostante le condanne internazionali e gli appelli alla moderazione, il leader libico ha scelto di fomentare i conflitti. Ha invitato i suoi sostenitori a uscire dalle proprie case, riempire le strade contro i manifestanti e "attaccarli nei loro covi".

Sebbene i resoconti siano ancora frammentari e difficili da verificare, una cosa è dolorosamente chiara: in sfacciata e continua violazione del diritto internazionale, la repressione delle manifestazioni pacifiche in Libia si sta aggravando in modo preoccupante, con uccisioni di massa, arresti arbitrari, detenzione e tortura di manifestanti. Carri armati, elicotteri e aerei militari pare siano utilizzati per attaccare indiscriminatamente i manifestanti. Secondo alcune fonti, migliaia potrebbero essere stati uccisi o feriti.

Permettetemi di ripetere che lo Stato ha l'obbligo di proteggere i diritti alla vita, alla libertà e alla sicurezza delle persone poste sotto loro giurisdizione. La protezione dei civili deve sempre essere il criterio fondamentale nel mantenimento dell'ordine e dello Stato di diritto.

Il leader libico deve fermare subito la violenza. La Libia è membro del Consiglio per i Diritti Umani e si è impegnata a rispettare i diritti umani. La Libia è anche uno Stato parte di diversi trattati internazionali sui diritti umani, tra cui il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici. Essa ha l'obbligo di proteggere e attuare i diritti e le libertà sanciti dai trattati internazionali sui diritti umani. Vorrei ricordare che, secondo il diritto internazionale, il funzionario, a qualsiasi livello, che ordini o esegua atrocità e attacchi può essere penalmente responsabile e che gli attacchi diffusi e sistematici contro la popolazione civile possono costituire crimini contro l'umanità.

Illustri membri del Consiglio per i Diritti Umani,

Testimoni dentro e fuori la Libia descrivono costantemente scene raccapriccianti. Le forze libiche sparano contro i manifestanti e i passanti, bloccando interi quartieri e sparando dai tetti. Bloccano anche le ambulanze in modo che i feriti e i morti vengano lasciati in strada. I resoconti provenienti dagli ospedali indicano che la maggior parte delle vittime sono state colpite con armi da fuoco alla testa, al petto o al collo, suggerendo quindi che siano state perpetrate esecuzioni arbitrarie e sommarie. I medici riferiscono che stanno lottando per far fronte alla situazione e sono a corto di scorte di sangue e medicinali per curare i feriti. Immagini di origine non verificabile sembrano ritrarre lo scavo di fosse comuni a Tripoli.

Secondo diverse fonti, le uccisioni sono state effettuate da combattenti stranieri che sono stati, e continuano ad essere, portati nel paese e dotati di armi leggere e di piccolo calibro dal governo per reprimere le proteste. A questo proposito, il mio Ufficio ha ricevuto segnalazioni sul fatto che alcuni libici si stiano rivoltando contro i rifugiati e i migranti provenienti da altri paesi africani, sospettando che essi siano i mercenari in lotta per il governo libico.

Allo stesso tempo, vi sono rapporti che indicano che le autorità hanno suggerito che alcuni cittadini stranieri sono stati i primi responsabili dell'inizio della sommossa, incoraggiando così gli attacchi contro gli stranieri.

È importante che la sicurezza di tutti i cittadini stranieri sia garantita e che la libertà di circolazione di quanti desiderano lasciare il paese sia pienamente rispettata e protetta.

Le autorità libiche devono consentire il passaggio sicuro degli aiuti umanitari e medici e degli operatori umanitari nel paese. Esse devono inoltre garantire che le legittime richieste dei manifestanti vengano prese in considerazione e che i diritti umani fondamentali della popolazione siano pienamente rispettati e promossi.

Eccellenze,

I paesi confinanti con la Libia hanno una particolare responsabilità di esercitare la massima vigilanza a tutela dei più vulnerabili. Sono preoccupata per la sicurezza e il benessere dei profughi che giungono in paesi vicini, in particolare Tunisia, Egitto, Italia e Malta. Esorto i paesi vicini alla Libia ad aprire le loro frontiere e garantire che i profughi in fuga dalla violenza in Libia siano accolti e trattati umanamente.

I partner politici della Libia e i suoi alleati sono nella posizione ideale per esercitare la loro influenza individuale e collettiva per la tutela dei diritti umani in Libia. In questo contesto, accolgo con favore i passi iniziali adottati da alcuni governi e organizzazioni regionali. Molto resta da fare. Incoraggio tutti gli attori internazionali ad adottare le misure necessarie per fermare lo spargimento di sangue.

Ho anche richiesto un'indagine indipendente e imparziale per indagare la violenta repressione delle proteste nel paese.

Siamo comunque chiari sul fatto che l'odierna scioccante e brutale situazione è il risultato diretto di un cinico disprezzo per i diritti e la libertà dei libici, che ha segnato i quattro decenni di lungo potere dell'attuale sovrano. Deve essere fatta giustizia per gli abusi in corso e per quelli del passato, in modo che cià abbia un senso per tutte le vittime.

Non vi può essere alcun dubbio sulla necessità di un'azione da parte di questo Consiglio. Il Consiglio per i Diritti Umani e i suoi meccanismi dovrebbero intervenire energicamente per contribuire a porre fine alla violenza in Libia e inchiodare alle proprie responsabilità gli autori di tali atrocità. Il Consiglio dovrebbe utilizzare tutti i mezzi disponibili per costringere il governo libico a rispettare i diritti umani e ascoltare la volontà del suo popolo. Le vittime di violazioni dei diritti umani e le violazioni del diritto umanitario internazionale non meritano di meno.

Grazie.

 

Traduzione a cura di RUNIC
UNRIC/ITA/1825/11
Bruxelles, 25 febbraio 2011

Aggiornato il

25/2/2011