A A+ A++
30/4/2009 (Archivio storico)

L'ultima opportunità per una soluzione a due Stati del conflitto Israelo-Palestinese. In un rapporto di un gruppo di esperti americani, le raccomandazioni ad Obama per la politica estera in Medioriente.

Un documento di raccomandazioni sulla strada da seguire per dare una svolta al processo di pace in Medioriente è stato recentemente presentato all'Amministrazione Obama da un gruppo bipartisan di 10 esperti e funzionari di precedenti amministrazioni, tra cui Zbiginiew Brzezinki, ex Consigliere per la sicurezza nazionale sotto il Presidente Jimmy Carter, Lee Hamilton, Vicepresidente della Commissione 11 settembre e James Wolfensohn, ex Presidente della Banca Mondiale e Rappresentante speciale del Quartetto per il disengagement da Gaza.

Nel documento si sottolinea in primo luogo la necessità di agire subito evitando che il capitale politico della nuova Amministrazione si riduca e gli ostacoli domestici crescano con il passare del tempo. Un fallimento in questo contesto, infatti, minerebbe alla base gli sforzi fatti fino ad oggi per indebolire i gruppi di estremisti, ottenere il sostegno regionale per stabilizzare l'Iraq e contenere l'Iran, oltre a mettere a rischio definitivamente la soluzione a due Stati.

In breve, sostiene il rapporto, “i prossimi 6-12 mesi rappresenteranno l'ultima possibilità per una soluzione giusta, sostenibile e duratura” per il conflitto israelo-palestinese.

Il documento, che tratta dettagliatamente gli ostacoli e le questioni più complesse che l'Amministrazione americana dovrà affrontare nel prossimo futuro, segnala alcuni passaggi chiave indispensabili per mettere in atto le raccomandazioni del gruppo di esperti:

  1. presentare in modo chiaro la visione degli Stati Uniti per porre fine al conflitto, basata sui piani di pace e i punti precedentemente accettati dalle parti (istituzione di uno Stato palestinese autosufficiente e smilitarizzato sul confine del 4 giugno del 1967, una ragionevole soluzione alla questione dei rifugiati palestinesi che non comprenda però un generale diritto al ritorno, la divisione di Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati, con un regime speciale per la Città vecchia);

  2. incoraggiare i negoziati tra Israele e Siria;

  3. utilizzare un approccio più pragmatico nei confronti di Hamas e di un Governo palestinese di unità nazionale;

  4. facilitare la riconciliazione intra-palestinese e sostenere Abu Mazen come capo negoziatore per la parte palestinese;

Infine il documento si concentra sulle modalità per garantire la sicurezza sia di Israele che degli Stati Uniti, sottolineando la necessità di inserire gli sforzi per raggiungere un accordo tra israeliani e palestinesi in un più ampio contesto che comprenda tutti i Paesi arabi, dando quindi grande rilievo all'Iniziativa di pace saudita, sostenuta dai paesi della Lega Araba da marzo 2002. “I trattati di Israele con Palestina, Siria e Libano porterebbero l'intera Lega Araba nel campo pacifista in linea con l'Iniziativa araba. Un Iran ostile agli Stati Uniti e ad Israele troverebbe i vantaggi recentemente ottenuti presso il mondo arabo completamente eliminati”.

Il documento completo in allegato