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28/1/2008 (Archivio storico)

Nazioni Unite: Pubblicato il rapporto annuale 2008 dell'UNICEF

 

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Lo scorso 22 gennaio l¡¯UNICEF ha pubblicato il rapporto annuale sulla condizione dell¡¯infanzia nel mondo. In particolare, il rapporto prende in esame le strategie di lotta alla mortalit¨¤ infantile, neonatale e materna di questi ultimi decenni, rilevando come gli interventi pi¨´ "tradizionali" (vaccinazioni, terapia a base di sali reidratanti, allattamento al seno ecc.) abbiano ottenuto grande successo nel contrastare le cause pi¨´ frequenti di decesso tra i pi¨´ piccoli, come infezioni o diarrea.
 
Il segno tangibile di questo progresso ¨¨ la notizia che per la prima volta nella storia recente il numero annuo di decessi infantili a livello globale ¨¨ sceso sotto i 10 milioni di casi, rispetto agli oltre 20 milioni del 1960. E¡¯ tuttavia inaccettabile, ammonisce il Direttore generale dell¡¯UNICEF  Ann Veneman, che ancora oggi pi¨´ di 26.000 bambini sotto i 5 anni muoiano ogni giorno nel mondo per ragioni che potrebbero essere facilmente prevenute. A fare strage sono soprattutto le infezioni delle vie respiratorie e la mortalit¨¤ per cause legate alla gravidanza e al parto, combinandosi con gli effetti della diffusa malnutrizione cronica e con la malaria.

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Un¡¯analisi pi¨´ approfondita delle tendenze in atto rivela che i progressi compiuti sono distribuiti in maniera assolutamente non uniforme. Basti dire che oltre l¡¯80% dei 26.000 bambini sotto i 5 anni che muoiono ogni giorno proviene dall¡¯Africa sub-sahariana e dall¡¯Asia meridionale: oltre un terzo di questi bambini muore durante il primo mese di vita, di solito a casa, per mancanza di accesso ai servizi sanitari essenziali che avrebbero potuto salvare la loro vita.

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Le principali cause di decesso per i bambini al di sotto dei 5 anni sono: complicazioni neo-natali (36%); polmonite (19%); diarrea (17%); malaria (8%); morbillo (4%) e AIDS (3%).

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In 11 Paesi oltre il 20% dei bambini muore prima dei 5 anni: Afghanistan, Angola, Burkina Faso, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Guinea Equatoriale, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Niger e Sierra Leone. Pi¨´ della met¨¤ di questi Stati ha subito un conflitto armato a partire dal 1989.

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Inoltre, il rapporto riconosce che gli Stati caratterizzati da istituzioni deboli, alti livelli di corruzione, instabilit¨¤ politica e da un inadeguato rispetto dello stato di diritto si trovano spesso nella condizione di non riuscire a fornire servizi di base adeguati alla popolazione. Allo stesso modo, le Nazioni che soffrono per insicurezza alimentare, o che sono soggette a crisi ricorrenti di siccit¨¤, corrono il rischio di registrare alti tassi di mortalit¨¤ infantile, a causa di malnutrizione cronica che genera un¡¯elevata vulnerabilit¨¤ a ogni tipo di malattie.  In questo senso, dunque, fattori istituzionali e ambientali possono giocare un ruolo decisivo nelle chances di sopravvivenza dei bambini.

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Particolare rilevanza ¨¨ attribuita alla lotta all¡¯AIDS che in alcuni Paesi costituisce la principale sfida per la sopravvivenza di bambini e neonati, tale da collocare in secondo piano ogni altro tipo di intervento in loro sostegno. Nei Paesi dell¡¯Africa sub sahariana, infatti, la mortalit¨¤ infantile ¨¨ in aumento proprio a causa dell¡¯epidemia di AIDS, che riduce l¡¯aspettativa di vita media e aumenta le probabilit¨¤ di decessi per infezioni, tubercolosi, malaria e malnutrizione.

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Per quel che riguarda, infine, il raggiungimento dell¡¯Obiettivo di sviluppo del millennio n. 4 (riduzione di 2/3 della mortalit¨¤ infantile entro il 2015), nonostante i progressi gi¨¤ citati, il rapporto riconosce che la Comunit¨¤ Internazionale ¨¨ piuttosto distante dal raggiungere l¡¯obiettivo finale. Anche in questo caso, tuttavia, esistono differenze significative tra diversi gruppi di Paesi. Tra i Paesi in via di sviluppo, mentre Siria, Cuba e Sri Lanka hanno ottenuto i risultati pi¨´ importanti in termini di riduzione della mortalit¨¤ infantile, ben 62 Paesi non hanno compiuto alcun progresso significativo in questo settore. Di questi, quasi il 75% appartiene al continente africano. Inoltre, dei 46 Paesi dell¡¯Africa sub sahariana, si prevede che soltanto tre possano ragionevolmente raggiungere l¡¯obiettivo n. 4 entro il 2015: Capo Verde, Eritrea e Seychelles.

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In conclusione, ¡°Quanto vale una vita?¡± si chiede provocatoriamente il rapporto, osservando che, mentre la maggior parte di noi farebbe qualunque cosa per salvare anche un solo bambino, su scala globale invece le priorit¨¤ sono molto pi¨´ confuse, col risultato che, in tutto il mondo, continuano a morire in media, ogni giorno, pi¨´ di 26.000 bambini sotto i cinque anni. Alcune strategie d¡¯intervento sostenute dall¡¯UNCEF hanno gi¨¤ tuttavia dimostrato la loro efficacia, soprattutto in Africa occidentale. Si tratta, in modo particolare, della cosiddetta ACSD, Accelerated Child Survival & Development Iniziative, finalizzata a fornire un pacchetto di servizi di base integrati per ridurre la mortalit¨¤ infantile, attraverso una politica sanitaria fortemente sostenuta e coordinata dall'alto, ma al contempo basata sull'impegno e il coinvolgimento consapevole e informato delle comunit¨¤ locali. Si ¨¨ stimato che, nell'Africa Subsahariana, l'applicazione di questo "pacchetto minimo" di interventi essenziali, in grado di ridurre la mortalit¨¤ infantile di oltre il 30% e la mortalit¨¤ materna di oltre il 15%, potrebbe avere un costo aggiuntivo, rispetto ai programmi attuali, di 2-3 dollari pro capite. E con un costo di 12-15 dollari pro capite sarebbe possibile applicare un pacchetto pi¨´ completo e continuo nel tempo di interventi, in grado di consentire una riduzione della mortalit¨¤ infantile e di quella materna del 60%.

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Il rapporto ¨¨ consultabile, in lingua italiana, sul sito

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www.unicef.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4113

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Aggiornato il

16/7/2009