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15/6/2009 (Archivio storico)

Pubblicato online un rapporto coraggioso di un gruppo di studiosi cinesi sulle politiche fallimentari portate avanti dalla Cina in Tibet

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Un gruppo di studiosi di Pechino ha pubblicato online un rapporto coraggioso che mette in dubbio la posizione ufficiale cinese che indicava nel Dalai Lama colui “ha incitato” le proteste scoppiate in Tibet nel marzo del 2008. La ricerca individua i fallimenti nelle politiche attuate dal Governo della Repubblica Popolare Cinese in Tibet e ricollega a questi ultimi le proteste. Che hanno scosso il Tibet circa un anno fa.

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Il rapporto è il primo esempio di analisi critica proveniente dall'interno del Paese ed è uscito in un momento in cui il Governo cinese sta assumendo pesanti provvedimenti ed una posizione sempre più dura nei confronti del Dalai Lama.

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Il rapporto, che è stato pubblicato online il 12 maggio 2009, è il risultato di un mese di indagini effettuate da parte di un think tank di giuristi di Pechino conosciuto come Gongmeng (Iniziativa per un Costituzione Aperta). Gli autori del rapporto, alcuni dei quali si sono formati presso prestigiosa Scuola di Diritto dell'Università di Pechino, hanno concluso che le strategie attuate della Cina per assicurare stabilità in Tibet hanno fallito e che l'offensiva propagandistica cinese, seguita agli incidenti del 14 marzo 2008, ha causato divisioni ed ulteriori tensioni.

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Da quando le proteste contro il controllo cinese sono esplose su tutto l'altopiano tibetano lo scorso marzo, la repressione è aumentata drammaticamente e il Governo cinese ha indurito la propria posizione nei confronti del Tibet e del Dalai Lama, sostenendo che le proteste sarebbero state pianificate e istigate da “forze ostili esterne” e dalla “cricca del Dalai”. Il rapporto del Gogmeng smentisce questa affermazione e, rivolgendosi al potere politico di Pechino, raccomanda approcci alternativi e innovativi, esplicitamente orientate al rispetto e alla promozione dei diritti umani.

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Il rapporto non contiene discussioni sullo status politico del Dalai Lama in relazione al popolo tibetano, né di diffonde sul suo ruolo nel trovare una soluzione alla questione tibetana. Le raccomandazioni degli autori consigliano al governo cinese di ascoltare seriamente la voce della popolazione tibetana, frenare le pratiche assimilazioniste e discriminatorie, promuovere politiche di sviluppo adatte alle caratteristiche del territorio e in linea con la cultura e la società locale.

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Il documento è significativo, oltre che per il contenuto – che rispecchia in modo ampio le rivendicazioni di molti movimenti tibetani –, soprattutto per il fatto di essere stato reso pubblico. Ciò lascia intendere che anche in Cina si stia affamando e trovando legittimazione pubblica un fronte per i diritti umani formato da giuristi, accademici, intellettuali riformisti.


Risorse

Aggiornato il

16/7/2009