A A+ A++
9/1/2014
Persone che vivono all'interno di baracche in una favela di San Salvador, Brasile
© UNESCO/Roger, Dominique

UNCTAD: pubblicato il rapporto 2013 sui Paesi meno sviluppati

La Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (United Nations Conference on Trade and Development - UNCTAD) ha pubblicato il rapporto 2013 sui Paesi meno sviluppati, in cui analizza l’associazione tra investimenti, crescita e occupazione. Il titolo del rapporto è “Crescita con occupazione per uno sviluppo inclusivo e sostenibile”.

Il rapporto fornisce innanzitutto alcuni dati demografici: entro il 2050, si stima che la popolazione dei Paesi meno sviluppati raddoppierà, per arrivare a 1,7 miliardi di persone, di cui 300 milioni saranno giovani. Per assorbire i nuovi ingressi nel mercato del lavoro, i Paesi meno sviluppati dovranno essere in grado di creare circa 95 milioni di posti di lavoro entro il decennio in corso, ed ulteriori 110 milioni tra il 2020 ed il 2030. Secondo il rapporto, se tali risultati non saranno raggiunti, la conseguenza più probabile consisterà in un aumento del tasso di povertà, dell’instabilità sociale e dell’emigrazione internazionale.

Pur riconoscendo che i Paesi meno sviluppati hanno goduto, negli ultimi anni, di una moderata crescita economica, con un generale e costante aumento del reddito pro-capite, il rapporto sottolinea che tale crescita è risultata carente in termini di creazione dell’occupazione, qualità del lavoro e crescita inclusiva. Le economie di molti Paesi meno sviluppati sono infatti caratterizzate da quella che gli economisti definiscono “crescita senza lavoro”. Inoltre, i cosiddetti lavori vulnerabili, ovvero quelli senza un formale contratto, senza condizioni di lavoro decenti e con tutele sociali inadeguate, rappresentano un fenomeno ampiamente diffuso in tali regioni e costituiscono circa l’80% dell’occupazione totale nei Paesi meno sviluppati.

Il rapporto, pertanto, invita ad abbandonare le politiche economiche fin qui utilizzate, fondate essenzialmente su stabilità macro-economica, efficienza economica e liberalizzazioni, e spostare l’attenzione verso adeguate politiche sociali. In particolare, invita i Governi ad assumere decisioni politiche che possano incoraggiare una crescita inclusiva e la creazione di un adeguato numero di lavori di qualità e opportunità decenti, soprattutto per le giovani generazioni.