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8/11/2011
Una donna di settant'anni ride insieme con un altro membro della famiglia dentro un negozio a Tachilek, Myanmar
© UNPhoto/Kibae Park

UNDP: pubblicato il rapporto 2011 sullo sviluppo umano

Il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo ha presentato a Copenaghen il Rapporto 2011 sullo sviluppo umano: Sustainability and Equity: A Better Future for All – Sostenibilità ed equità: un futuro migliore per tutti.

Il Rapporto afferma che l'obiettivo della sostenibilità ambientale può essere raggiunto nella maniera più efficace ed equa se si affrontano i temi della salute, dell'educazione, del reddito e delle disparità di genere insieme all'esigenza di un'azione globale sulla produzione di energia e la protezione degli ecosistemi. L'approccio alla sostenibilità deve tener conto di elementi fondamentali della giustizia sociale sia per le generazioni presenti sia per le future. Il Rapporto viene presentato mentre la comunità internazionale si prepara alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile che si terrà nel giugno 2012 a Rio de Janeiro, 20 anni dopo la prima Conferenza di Rio del 1992 (Rio+20).

Tra il 1970 e il 2010, i paesi che presentavano un ISU con un valore compreso nel 25 per cento più basso hanno migliorato il loro indice dell'82 per cento, due volte la media globale. Se il ritmo degli ultimi quarant'anni continuasse per i prossimi quaranta, la grande maggioranza dei paesi raggiungerebbe, entro il 2050, valori di ISU pari o migliori di quelli che oggi appartengono al 25 per cento più alto. Tuttavia, il Rapporto sostiene che a causa dell'aumento vertiginoso dei rischi ambientali, questi trend positivi potrebbero arrestarsi alla metà del prossimo secolo. Le persone dei paesi più poveri sono sproporzionatamente più a rischio rispetto a disastri climatici come siccità, alluvioni ed esposizione ad inquinamento dell'aria e dell'acqua.

Nel sottolineare il legame tra sostenibilità e giustizia sociale, il Rapporto denuncia un peggioramento dell'iniqua distribuzione del reddito negli ultimi anni, la persistenza significativa di disparità di genere e la distruzione accelerata dell'ambiente che implica una doppia deprivazione per le comunità e le famiglie più povere. La metà dei casi di malnutrizione nel mondo sono imputabili a fattori ambientali quali l'inquinamento dell'acqua, la scarsità delle risorse e la siccità, che perpetuano un circolo vizioso di impoverimento e danno ecologico.

Il Rapporto da' prova del fatto che mentre le emissioni di anidride carbonica sono risultate connesse ala crescita del reddito nazionale, il consumo di carburanti fossili non corrisponde ad altre misure chiave dello sviluppo umano, cioè la speranza di vita e l'educazione. Infatti, molte nazioni industrializzate avanzate stanno riducendo la loro impronta ecologica determinata dall'uso di carbone mantenendo invariato il loro livello di crescita.

I fattori sociali presi in analisi dal Rapporto, che non sono solitamente associati alla sostenibilità ambientale sono:

  • i diritti riproduttivi, le cure mediche e l'accesso a metodi contraccettivi; tali elementi possono influire sul fronte dell'ineguaglianza di genere e della povertà.
  • trasparenza e comitati di controllo indipendenti sia dei media, della società civile e dei tribunali; si tratta, infatti, di fattori chiave per il coinvolgimento civile nelle decisioni sulle politiche ambientali.
  • iniziative locali per lo sviluppo sostenibile delle comunità più povere che si sono rivelate, in alcuni casi, altamente efficaci in termini di costi-benefici e positivi dal punto di vista ambientale.

L'Italia presenta nel Rapporto 2011 un Indice di sviluppo umano (ISU) pari a 0,874, posizionandosi al 24° posto nella classifica mondiale. Il dato non muta rispetto all'anno scorso (0,873) e muta di poco rispetto all'anno prima (0,870). Nel dettaglio, i dati relativi alle variabili che compongono l'ISU sono: l'aspettativa di vita alla nascita pari a 81,9 anni; anni di scolarizzazione in media 10,1 anni; PIL pro capite di 26,484 PPP $ (parità di potere di acquisto espresso in dollari USA).


Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, fin dal 1990, pubblica ogni anno il Rapporto sullo sviluppo umano redatto da esperti indipendenti. Il 1990 è stato anche l'anno in cui l'Indice di sviluppo umano, un indice che tiene conto di salute, educazione e reddito, ha scardinato per la prima volta le misure puramente economiche dello sviluppo e richiamato l'attenzione sull'esigenza di misurare il benessere e lo sviluppo con elementi della vita che non appartenessero solo alla sfera economica.