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26/11/2009
Due bambine di fronte allo schermo di un computer.
© UNESCO/Mario Borg

Videogiochi di guerra – un mondo senza regole?

La fondazione Pro Juventute e l’associazione TRIAL (Track Impunity Always) hanno analizzato circa 20 videogiochi di guerra particolarmente realistici, per valutare se fossero conformi o meno alle regole vigenti nei conflitti armati e alle norme fondamentali di diritti umani. Purtroppo, l'esito dello studio è stato sconfortante.

Risultati della ricerca
Durante le fasi di ricerca è stata riscontrata una pressoché totale assenza di regole: civili e obiettivi protetti come Chiese o Moschee possono essere attaccati senza limitazioni. Per poter interrogare più efficacemente, i giocatori sono spinti a infliggere trattamenti inumani e torture ai detenuti e viene loro data la possibilità di ucciderli in un'esecuzione extragiudiziaria.
D'altro canto, quantomeno una minoranza di questi giochi, penalizza effettivamente l'uccisione di civili e di vittime superflue e premia le strategie che puntano ad evitare danni incidentali.

Raccomandazioni
Bisogna ritenere grave e preoccupante che i creatori dei giochi non sfruttino la loro opportunità di ricreare una situazione di guerra reale per inserire, nel loro mondo virtuale, le regole attualmente vigenti nei conflitti armati (o perfino le istituzioni, come la Croce Rossa Internazionale, costantemente presenti nei teatri di guerra della realtà).
Pro Juventute e TRIAL fanno quindi appello ai creatori dei videogiochi affinché utilizzino le loro comprovate doti di immaginazione e innovazione per una buona causa, anziché per sviluppare, per esempio, nuove tecniche di interrogatorio inumane. Sarebbe un'opportunità sprecata, se perfino le guerre virtuali trasmettessero l'idea che nei conflitti armati non esistono regole e che è possibile attaccare civili e torturare detenuti impunemente.

La realizzazione del progetto
L'idea di lanciare tale studio, inizialmente concepita da TRIAL, è stata insignita di un premio di finanziamento (Förderpreis) dal Forum internazionale dei diritti umani di Lucerna nel 2007. Il progetto si è in seguito concretizzato in collaborazione con Pro Juventute. I videogiochi selezionati sono stati esaminati da specialisti di diritto internazionale umanitario, sotto la supervisione di Marco Sassòli, Professore e Direttore del Dipartimento di diritto internazionale e organizzazioni internazionali dell'Università di Ginevra.