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Repubblica Dominicana, terra di “spiaggiati”: da un lato, i turisti stranieri, dall'altro, i lavoratori migranti.
Haiti chérie non è la storia di un lieto fine, ma il racconto di una verità oltraggiosa. Il regista Claudio Del Punta, nella migliore tradizione neorealista italiana, parla della straordinaria vita di due haitiani, marito e moglie, che, lasciando la propria terra, sbattono brutalmente contro l'aspra realtà della schiavitù.
Magdaleine e Jean-Baptiste sono tagliatori di canna da zucchero a Santo Domingo, come migliaia di altri connazionali. Si sforzano dicostruire una famiglia, ma non c'è vita per loro e il loro bambino nelle grandi batey, le baracche degli schiavi haitiani, sfruttati per via della loro razza e indigenza dagli abitanti della stessa isola, quelli della parte benestante.
Quante crudeltà,quante negazioni e amarezze indicibili si possono accettare ancora? Haiti resta sempre nel cuore. Così, i nostri protagonisti si lanciano in una ritirata affannata, “on the road”, piena di ostacoli imprevisti e colpi di scena.
E il paese più povero del mondo è lì adattenderli.
Il regista Del Punta è riuscito ad accendere una spia, girando con attori non professionisti e mezzi discreti, su una realtà pressochè sorvolataa livello internazionale.
Grazie a lui, Amnesty International ha avuto modo di ribattere le violazioni in corso nella Repubblica Dominicana, e altri colleghi americani stanno preparando a Hollywood un film denucia sullo sfruttamento dei lavoratori migranti, importato in Florida proprio da quei medesimi latifondisti che già operano in terra dominicana.
L’evento è promosso dalla rappresentanza studentesca Scipolinprogress, in collaborazione con: Facoltà di Scienze Politiche e Centro diritti umani dell’Università di Padova, AIDOS e Associazione Diritti Umani-Sviluppo Umano.
Rappresentanza studentesca Scipol in Progress
e-mail: ideeincorso.scipolinprogress@gmail.com
19/04/2010