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9/5/2017

“Contro la pena di morte viva. Per il diritto a un fine pena che non uccida la vita”: le riflessioni di un incontro nella casa di reclusione Due Palazzi

Sono disponibili nel primo numero dell'annata 2017 del periodico "Ristretti Orizzonti" le riflessioni emerse nel corso dell'evento “Contro la pena di morte viva. Per il diritto a un fine pena che non uccida la vita”, giornata di dialogo svoltasi presso la casa di reclusione Due Palazzai lo scorso gennaio sui temi dell'ergastolo, sulle pene lunghe che uccidono perfino i sogni di una vita libera, con protagonisti anche i figli, mogli, genitori, fratelli e sorelle di persone detenute. 

Nel suo intervento di saluto introduttivo al convegno, il Direttore della casa di reclusione di Padova “Due Palazzi”, Ottavio Casarano, ex allievo della Scuola di specializzazione in Istituzioni e tecniche di tutela dei diritti umani dell'Università di Padova, ha voluto mettere in risalto come la pena dell’ergastolo poco si concili con la polifunzionalità della pena, cioè la funzione retributiva, preventiva, generale e specifica e la funzione della emenda, che essa dovrebbe svolgere come enunciato dall’articolo 27 della Costituzione. Il dott. Casarano ha inoltre espresso la sua volontà di intraprendere, anche attraverso convegni del genere, il cammino verso l’abolizione dell’ergastolo non solo in Italia ma in tutta Europa, già modello di civiltà giuridica.

All’incontro hanno partecipato non solo le persone condannate a lunghe pene e all’ergastolo e i loro famigliari ma anche esponenti delle istituzioni (tra gli altri, rappresentanti dell’Amministrazione Penitenziaria, deputati, senatori, il presidente del Collegio del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, il sottosegretario al Ministero della Giustizia), della magistratura, dell’università, dell’avvocatura, intellettuali, esponenti del mondo dello spettacolo, della scuola, cittadini e cittadine interessati che hanno ragionato sul tema dell’ergastolo con diversi approcci, accomunati però da un comune punto di partenza: l’ergastolo esiste ed è un problema molto serio da risolvere.

Anche il Papa Francesco ha voluto dare il suo contributo durante l’incontro con una lettera consegnata di persona a Don Marco che l’ha letta in tale occasione. Non solo ha espresso la sua solidarietà nei confronti dei detenuti e gli ha incoraggiati a guardarsi dentro affinché la luce della speranza non fosse mai soffocata dalla loro situazione ma ha voluto ricordare che le persone detenute sono prima di tutto persone e quindi “la dignità umana deve sempre precedere e illuminare le misure detentive”. Il Papa ha espresso anche l’urgenza di una “conversione culturale”, dove “ci si apra a una giustizia riconciliativa e a prospettive concrete di reinserimento e dove l’ergastolo non sia mai una soluzione ai problemi, ma un problema da risolvere”.

Tra i documenti sottostanti è possibile leggere la lettere del Papa e l’intervento di Ottavio Casarano, Direttore della Casa di reclusione Due Palazzi.