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25/10/2004 (Archivio storico)

I conflitti e la costruzione della pace in Africa all'attenzione del Consiglio di Sicurezza


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Negli ultimi due mesi, a partire dal 17 agosto 2004, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è più volte occupato delle guerre civili e delle situazioni post-conflittuali in diversi Paesi africani.

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Le risoluzioni adottate hanno in effetti riguardato, oltre alla drammatica situazione nella regione del Darfur, sulla quale ci siamo lungamente soffermati, la Somalia, la controversia tra Etiopia ed Eritrea, il devastante conflitto in Repubblica democratica del Congo, la difficile costruzione della pace in Sierra Leone e in Liberia.

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Le risoluzioni relative a questi ultimi due Paesi e alla situazione in Etiopia e Eritrea riaffermano il contributo dell’ONU al processo di pace: esse riguardano infatti l’estensione delle Missioni delle Nazioni Unite sino al 19 settembre 2005 per quel che riguarda la Liberia , sino al giugno 2005 per la Sierra Leone, e sino al marzo 2005 per la Missione in Corno d’Africa.

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In particolare, la UNMEE (United Nations Mission in Ethiopia and Eritrea) è chiamata in questo breve lasso di tempo a favorire ulteriormente la progressiva demarcazione del confine tra i due Paesi, secondo quanto deciso dall’apposita Commissione nell’aprile del 2002. Come si ricorderà, il conflitto tra i due Paesi iniziato nel 1998 si era concluso con la firma dell’accordo di pace il 12 dicembre 2000, il quale aveva affidato all’ONU il compito di definire la linea di confine, la cui indeterminatezza era stata all’origine del conflitto.

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Dalla fine della dittatura di Siad Barre, la Somalia è investita da una situazione di permanente conflittualità in cui non esiste un’autorità centrale effettiva, dopo il fallimento dell’operazione ‘Restore Hope’ nel 1995. Nella ris.1558, il Consiglio di sicurezza, dopo aver espresso l’appoggio per il processo di riconciliazione nazionale somala, ha chiesto che il gruppo di monitoraggio sull’embargo delle armi nel Paese, istituito dalla precedente ris.1519, operi nuovamente per periodo di sei mesi. L’embargo nei confronti della Somalia era stato imposto dalla ris.733 del gennaio 1992.

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La situazione in Somalia segna uno sviluppo comunque importante nell’elezione, lo scorso 11 ottobre, da parte del Parlamento del nuovo Presidente, nella persona di Abdullahi Yusuf Ahmed, presidente della autoproclamata regione autonoma del Puntland.

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Al pari della tragedia umanitaria del Darfur, il conflitto che interessa la Repubblica democratica del Congo dal 1996 continua a mietere vittime. Si calcola che a causa di questa guerra siano morte oltre 4 milioni di persone. E’ stata definita la prima guerra mondiale dell’Africa, dato il coinvolgimento delle forze armate di altri 6 Stati confinanti: il Ruanda, il Burundi, l’Uganda, la Repubblica Centrafricana, il Congo Brazzaville e l’Angola.

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Agendo sulla base del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, il Consiglio ha adottato all’unanimità il 1° ottobre la ris.1565 sulla situazione in Repubblica democratica del Congo. In essa, si autorizza lo spiegamento di altri 5900 elementi a rinforzare la presenza della Missione delle Nazioni Unite in RDC (MONUC) e a migliorarne la capacità operativa. Il personale civile e militare presente nella regione è ora di 16700 unità, comunque inferiore al numero di 2400 raccomandati dal Segretario generale.

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Al paragrafo 4 della risoluzione sono definite le funzioni del MONUC. La missione deve mantenere una presenza in alcune aree chiave al fine di promuovere il ristabilimento della fiducia e di scoraggiare la violenza. Essa dovrà assicurare la protezione dei civili, compreso il personale umanitario, e in particolare la libertà e la sicurezza del personale civile delle Nazioni Unite che opera nella regione . Inoltre la Missione è impegnata nel monitorare l’attuazione delle misure previste dal paragrafo 20 della ris.1493 del luglio 2003, che impongono un embargo delle armi e di altro materiale bellico.

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Questa breve descrizione dell’impegno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nei Paesi africani – non dimentichiamo nemmeno la complessa transizione della Costa d’Avorio – mostra la tragicità dei conflitti armati del continente e le sfide che l’Organizzazione è chiamata a raccogliere per la risoluzione pacifica delle guerre africane. Alla luce anche dei fallimenti degli anni novanta, si rendono sempre più necessarie nuove forme di cooperazione multilaterale che richiedono il coinvolgimento di diversi attori istituzionali e non governativi per il raggiungimento dell’obbiettivo della pace. In questo senso, il Consiglio di sicurezza ha negli ultimi anni privilegiato un’espansione delle funzioni nel campo della pace e della sicurezza delle organizzazioni regionali, a partire dall’ECOWAS e sino al crescente ruolo nel Darfur dell’Unione Africana.

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Aggiornato il

16/7/2009