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13/4/2012
Educazione al dialogo interculturale in una scuola primaria: cinque bambini giocano dandosi la mano e formando una stella.
© UNESCO/Galentro Alexandra

Marocco: il Presidente del Consiglio Nazionale per i diritti umani chiede un rinnovamento nell’educazione ai diritti umani nel mondo arabo

Il Presidente del Consiglio nazionale per i diritti umani (CNDH) del Marocco, Driss El Yazami giovedi scorso ha sottolineato a Rabat la necessità di rinnovare l'approccio all'educazione ai diritti umani nel mondo arabo, nell'ottica di consolidare i risultati finora ottenuti e di affrontare la sfida della promozione della democrazia.

Parlando ad una conferenza regionale sul ruolo dell'educazione ai diritti umani nell'attuale contesto politico del mondo arabo, El Yazami ha dichiarato che questo approccio mira a tutelare i diritti fondamentali e le libertà individuali e collettive, nonché a promuovere e incoraggiare la partecipazione politica, rafforzare i valori della cittadinanza e dell'uguaglianza di genere e garantire l'indipendenza del potere giudiziario.

El Yazami ha affermato che gli sforzi per la promozione della democrazia e dello Stato di diritto nel mondo arabo sarebbero parziali se non ci fosse un consenso tra le diverse componenti delle società arabe in merito ai principi e ai valori su cui si fonda la dottrina dei diritti umani.

Il Consiglio nazionale per i diritti umani (CNDH) del Marocco è stato istituito nel marzo 2011, in sostituzione del Consiglio Consultivo sui diritti umani (Advisory Council on Human Rights - CCDH), allo scopo di monitorare e promuovere i diritti umani nel paese.

Il Marocco ha avuto un ruolo importante nel processo di redazione e approvazione della Dichiarazione sull'educazione e la formazione ai diritti umani, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 19 dicembre 2011, partecipando attivamente alla Piattaforma per l'educazione e la formazione ai diritti umani, un gruppo informale del Consiglio diritti umani composto anche dai rappresentanti di Italia, Costa Rica, Filippine, Senegal, Svizzera, Francia e Slovenia e a cui ha dato il proprio contributo, in termini di idee e proposte, anche il Centro diritti umani dell'Università di Padova.