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18/9/2015
Presentazione Annuario italiano diritti umani 2015, Roma, 16 settembre 2015. Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati
© Camera dei Deputati

Presentazione dell'Annuario italiano dei diritti umani 2015: l'intervento integrale della Presidente della Camera, on. Laura Boldrini

"Ringrazio anzitutto il senatore Manconi, la deputata Bueno, il professor Papisca - che ci ha "cresciuto" con una sensibilità particolare per i diritti umani, ci ha accompagnato in questo percorso - i professori Mascia e De Perini, per la loro partecipazione all'evento odierno. E' per me un piacere, oltre che un onore, presentare l'edizione 2015 dell'Annuario italiano dei diritti umani. Lo è non soltanto in ragione della stima che nutro nei confronti dei curatori dell'Annuario, ma anche per la qualità e l'utilità del lavoro che con cadenza annuale ci viene proposto. L'Annuario ha infatti il pregio di combinare un quadro informativo accurato con una serie di valutazioni e proposte costruttive e stimolanti. Raccomandazioni al Parlamento Mi hanno in particolare colpito nell'Annuario 2015 due raccomandazioni specifiche che chiamano in causa anche la responsabilità e le competenze del Parlamento: l'invito a procedere quanto prima all'istituzione della Commissione nazionale per i diritti umani e, soprattutto, l'invito a svolgere un dibattito parlamentare annuale sui diritti umani. Li accolgo entrambi convintamente, ma devo ricordare che per la costituzione della Commissione nazionale è necessario un intervento legislativo, e questo non è nelle mie facoltà. Nella mia veste istituzionale posso invece attivarmi per l'immediata attuazione del secondo invito. Proporrò pertanto alla Conferenza dei Presidenti dei gruppi la calendarizzazione nei lavori dell'Assemblea della Camera una sessione parlamentare dedicata alla verifica del rispetto delle libertà e dei diritti fondamentali nel nostro Paese. Ruolo dei Parlamenti nell'UE Lo svolgimento di questo dibattito sarà la base di partenza per stimolare anche altri Parlamenti dell'Unione europea a fare altrettanto, scambiandosi informazioni e valutazioni sulle rispettive esperienze. E' infatti dovere dei Parlamenti contribuire a rafforzare i meccanismi per la salvaguardia dei diritti fondamentali all'interno dell'Unione europea. Noi oggi viviamo un paradosso: siamo molto severi con i Paesi che chiedono di aderire all'Unione europea, facciamo loro "le pulci", andiamo a vedere se applicano certi criteri, se rispettano i diritti. Però non sempre siamo altrettanto meticolosi quando si tratta di Paesi che già fanno parte dell'Unione europea. Semestre di Presidenza italiano In occasione del Semestre di Presidenza italiana abbiamo dedicato grande spazio al tema del rispetto dei diritti fondamentali. Non è stato semplicissimo farlo. E' sorprendente, perché lo si dovrebbe dare per scontato; ed invece non è così. Ci sono state tensioni con alcune delegazioni: in particolare con quella ungherese abbiamo avuto problemi quando si è trattato di affermare il principio che anche gli Stati membri si devono sottoporre ad un meccanismo di controllo sui diritti fondamentali. Nell'ambito di una Conferenza interparlamentare sul tema, svoltasi un anno fa qui alla Camera, abbiamo proposto lo svolgimento, con cadenza annuale, di una discussione approfondita sul rispetto dei diritti fondamentali nell'Unione europea, che coinvolgesse istituzioni e parlamenti europei. Quello che ci state chiedendo, dunque, di fatto lo abbiamo già avviato. Nella stessa conferenza interparlamentare abbiamo anche suggerito di istituire un rapporto sistematico di collaborazione tra i Parlamenti nazionali e l'Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA), in modo da valorizzare il patrimonio di conoscenza di quest'ultima, spesso non messo sufficientemente a frutto. Questo per dirvi che questa Camera è molto attenta al tema del rispetto dei diritti fondamentali, e lo è anche nelle nostre relazioni a livello europeo ed internazionale. Rilancio della centralità dei diritti nell'UE Molto resta da fare per ricollocare la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali al centro dell'azione e delle politiche dell'Unione europea, nella consapevolezza che questo è il primo e più qualificante connotato che rende l'esperienza dell'Unione europea un modello unico ed esemplare a livello internazionale. E questo è quanto mai vero oggi, in un'Europa in cui ci sono Stati che ritengono di potersi difendere erigendo dei muri, come se per gestire un flusso di richiedenti asilo, noi dovessimo costruire delle barriere di filo spinato. Noi dobbiamo difenderci. Noi, che siamo il continente dei diritti umani, dobbiamo difenderci da coloro che fuggono dalle violazioni dei diritti umani. Credo che ci sia un corto circuito. Dobbiamo essere consapevoli che nella nostra famiglia europea sta prendendo piede una dimensione politico-culturale che ben si allontana da questo terreno comune. E ciò aumento il rischio della xenofobia, del rafforzamento di un populismo a sfondo razzista. Ed allora è importante, in questo frangente storico, riaffermare la centralità della tutela di diritti e delle libertà fondamentali alla luce degli effetti della grave crisi economico-finanziaria: ha senso parlare di rispetto dei diritti - in particolare di quelli sociali che costituiscono parte integrante della Carta dei diritti fondamentali - se 120 milioni di cittadini europei sono a rischio di povertà? se a tanti viene negata la possibilità di un impiego dignitoso? se si riducono i servizi sociali alle fasce più vulnerabili per rispettare i vincoli di bilancio? Dobbiamo farcele, queste domande. Per tenere fede alla nostra identità europea, ritengo di fondamentale importanza che in tutte le politiche europee e nazionali, a cominciare da quelle economiche e finanziarie, ci sia sempre una valutazione del loro impatto sociale. Come possiamo tener fede ai nostri impegni - come è giusto che facciamo - se poi le persone, ormai totalmente sfiduciate, non si sentiranno più nelle condizioni di ascoltarci? Perdiamo di credibilità se non cerchiamo di adottare politiche che siano socialmente sostenibili, con tutto quello che ciò significa rispetto all'opinione pubblica. Percorso federale I diritti e le libertà fondamentali devono dunque costituire il cuore del processo di rilancio della integrazione politica europea, volto alla creazione di nuova Unione federale, di un'Europa 2.0 in grado di rispondere adeguatamente alle sfide globali così come ai bisogni e alle aspettative dei cittadini. Sono infatti convinta che, se vogliamo uscire dalla crisi economica, essere competitivi a livello globale e riaffermare i nostri valori, non c'è alternativa ad una maggiore integrazione politica europea. L'Unione - che, lo ricordo, per quasi 60 anni è stata decisiva per assicurare pace, libertà e benessere ai cittadini europei - si presenta oggi come una macchina vecchia. Una macchina che un tempo funzionava bene, in cui c'era posto per tutti, dal buon motore che ci ha consentito di raggiungere tante tappe, oggi non funziona più, il motore va a singhiozzo. Ci vuole dunque una nuova macchina, un modello nuovo in grado di portarci lontano e di far appassionare i nostri giovani. Perché oggi nessuno può appassionarsi più a questa Europa! Noi, figli degli anni Sessanta, eravamo innamorati dell'Europa, era il faro ideale per tutti noi. Questo percorso non è un mero auspicio: abbiamo già iniziato a lavorarci! È previsto dalla Dichiarazione congiunta per il rilancio del processo di integrazione politica europea che abbiamo firmato qui a Montecitorio 2 giorni fa, con i Presidenti del Bundestag tedesco, dell'Assemblée nationale francese e della Chambre des Députés lussemburghese. Una Dichiarazione in cui 4 Presidenti di Parlamento rilanciano questa integrazione politica, dicono che abbiamo bisogno di più Europa, dicono che siamo disposti a condividere più sovranità, dicono che non c'è altra strada. Perché adesso siamo nel guado: se ci fermiamo perdiamo tutto, e dunque dobbiamo andare avanti. Ma per andare avanti dobbiamo tutti fare uno sforzo aggiuntivo. L'unica cosa che non si può fare è rimanere fermi. Mi auguro che in questo percorso i diritti umani siano centrali, e che questo percorso ci porti a vivere un giorno negli Stati Uniti d'Europa!"

Comunicato stampa / ADNKronos

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18/9/2015