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22/8/2020

Rapporto annuale sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

Nel Rapporto annuale sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile del Segretario generale delle Nazioni Unite, pubblicato durante il forum politico ad alto livello sullo sviluppo sostenibile, convocato sotto gli auspici del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), sono stati evidenziati, per la prima volta, dei dati chiave sui diritti umani, inclusi dati cruciali dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Il rapporto revisiona il progresso raggiunto nell’implementazione dell’Agenda 2030 e l’avanzamento nei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Il Consiglio per i diritti umani ha fornito dati sulla discriminazione, la morte dei civili nei conflitti, così come sulla morte e la scomparsa dei difensori dei diritti umani, dei giornalisti e dei sindacalisti. Vi sono anche nuove informazioni sul progresso delle istituzioni nazionali dei diritti umani.

“La disponibilità di dati sulle problematiche specifiche legate ai diritti umani è determinante nella realizzazione dell’ambiziosa Agenda 2030” ha dichiarato l’Alto commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite Michelle Bachelet. “Questi dati fanno sì che i diritti umani contino e contribuiscano allo sforzo delle Nazioni Unite di salvare vite, proteggere persone e ricostruire una realtà migliore a dispetto del Covid-19.

Dall’analisi dei dati raccolti per l'obiettivo numero 10 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile si evince che la discriminazione è sperimentata da circa il 20 percento delle persone. Nel periodo 2014-2019 in 31 Paesi, una persona su cinque si è sentita personalmente discriminata per motivi proibiti nel diritto internazionale sui diritti umani. Le donne sono più inclini ad essere vittime di discriminazione rispetto agli uomini. Il report indica anche che tra le donne con disabilità, una su tre ha personalmente sperimentato qualche forma di discriminazione, tra quelle più menzionate “religione, etnia e sesso” e non la disabilità in sé.

Per quanto riguarda l’obiettivo numero 16, i dati mostrano come tra il 2015 e il 2017 ogni giorno 100 civili sono stati uccisi nei conflitti armati, in un caso su otto si trattava di donne e bambini. Per la prima volta sono stati raccolti dati sulle morti civili in 12 tra i conflitti più letali al mondo.

Sono ancora molto comuni attacchi violenti contro i difensori dei diritti umani, giornalisti e sindacalisti in tutto il mondo: dal 2015 al 2019, le Nazioni Unite hanno rilevato almeno 1940 uccisioni e 106 sparizioni forzate in 81 Paesi. Fra i difensori dei diritti umani uccisi ci sono stati persone LGBT, indigeni e appartenenti ad altre minoranze e persone con disabilità.

Le istituzioni nazionali per i diritti umani (HNRI) sono rafforzate, ma molti paesi ne impediscono l’accesso. Nel 2019 il 40 percento dei Paesi ha raggiunto con successo il rispetto dei Principi di Parigi, un documento comprensivo di linee guida riconosciute a livello internazionale per creare istituzioni nazionali indipendenti per i diritti umani.