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2/10/2015
Sul palco nel piazzale della Basilica di San Francesco di Assisi, attorniati da 50 Sindaci, Milena Anzani e Oldian Metaj, due giovani in servizio civile presso l’Università di Padova, leggono il documento “Noi membri dell’unica famiglia umana dei popoli delle Nazioni Unite abbiamo diritto alla pace.

Una nuova Risoluzione del Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite alimenta la mobilitazione per il riconoscimento internazionale del diritto umano alla pace

Il primo ottobre 2015 il Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite ha approvato una Risoluzione intitolata “Promozione del diritto alla pace”, che rinnova il mandato dell’apposito Gruppo di lavoro intergovernativo, stabilendo che una quarta sessione del medesimo abbia luogo nel 2016 e se ne faccia rapporto al Consiglio alla sua 33° sessione. L’obiettivo rimane pertanto quello del varo di una apposita Dichiarazione delle Nazioni Unite.

All’adozione della Risoluzione si è proceduto con voto palese, col seguente risultato: 33 a favore, 12 contrari, 2 astenuti. Tra i contrari figurano gli Stati Uniti d’America, il Regno Unito, l’Irlanda, l’Olanda (anche a nome dell’Unione Europea). L’Italia non ha votato in quanto non è attualmente membro del Consiglio.

Le ragioni delle opposizioni rimangono palesemente pretestuose. Si sostiene in particolare che, poiché nelle tre precedenti sessioni del Gruppo di lavoro non c’è stato ‘consensus’ (come dire, unanimità), è inutile procedere al rinnovo del mandato: si abbandoni quindi l’idea stessa di una Dichiarazione delle Nazioni Unite. Si conferma così la radicalità dell’opposizione rendendone sempre più evidente la pregiudiziale natura ideologica. In sostanza, si continua a ripetere che il diritto umano alla pace non figura nelle norme del vigente diritto internazionale ed è pertanto impossibile riconoscerlo come tale.

La risposta è di buon senso comune: occorre far venire alla luce, in seno alla famiglia dei diritti umani già formalmente riconosciuti, ciò che è già implicito come principio generale: cioè che il diritto umano alla pace si radica nel diritto umano alla vita ed è allo stesso tempo precondizione e risultato del rispetto di tutti i diritti umani.

La prosecuzione del Gruppo di lavoro deve indurre ad intensificare la campagna per il diritto alla pace, insistendo in ogni opportuna sede affinché si riprenda in considerazione il testo della originaria bozza di Dichiarazione preparata dal Comitato Consultivo del Consiglio, in particolare il suo articolo 1:

“1. Gli individui e i popoli hanno diritto alla pace. Questo diritto deve essere realizzato senza alcuna distinzione o discriminazione per ragioni di razza, discendenza, origine nazionale, etnica o sociale, colore, genere, orientamento sessuale, età, lingua, religione o credo, opinione politica o altra, condizione economica o ereditaria, diversa funzionalità fisica o mentale, stato civile, nascita o qualsiasi altra condizione.
2. Gli Stati, individualmente o congiuntamente, sono controparte principale del diritto alla pace.
3. Il diritto alla pace è universale, indivisibile, interdipendente e interrelato.
4. Gli Stati sono tenuti per obbligo giuridico a rinunciare all’uso e alla minaccia della forza nelle relazioni internazionali.
5. Tutti gli Stati, in conformità ai principi della Carta delle Nazioni Unite, devono usare mezzi pacifici per risolvere qualsiasi controversia di cui siano parte.
6. Tutti gli Stati devono promuovere lo stabilimento, il mantenimento e il rafforzamento della pace internazionale in un sistema internazionale basato sul rispetto dei principi enunciati nella Carta delle Nazioni Unite e sulla promozione di tutti i diritti umani e libertà fondamentali, compresi il diritto allo sviluppo e il diritto dei popoli all’autodeterminazione”.

La Risoluzione del Consiglio del 1° ottobre scorso, che tra l’altro “invita gli Stati, la società civile e tutti i portanti interesse a contribuire attivamente e costruttivamente al lavoro del Gruppo di lavoro”, ci legittima e ci sprona a operare in questa direzione. Si tratta di continuare a premere sul Governo e sul Parlamento, e anche direttamente sui Membri del Consiglio Diritti Umani, innanzitutto affinché il Gruppo di lavoro operi con fedeltà al rinnovato mandato di produrre una Dichiarazione che riconosca la pace come diritto individuale e collettivo al di fuori di ogni genericismo compromissorio.

Si suggerisce di richiamare questo tema in sedute dei Consigli comunali e regionali il 24 ottobre prossimo, in occasione del 70° compleanno della Carta delle Nazioni Unite, e il 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani.

Della nuova Risoluzione del Consiglio Diritti Umani è stata data comunicazione ai Sindaci che hanno adottato l’Ordine del giorno per il riconoscimento della pace come diritto fondamentale della persona e dei popoli.

Aggiornato il

3/10/2015