A A+ A++

Corea del sud

Diritti umani in Corea del sud: UPR, pareri dei comitati delle Nazioni Unite e ruolo delle istituzioni nazionali per i diritti umani

Autore: Riccardo Nanni, studente MA Human Rights and Multilevel Governance, Università di Padova

Esame periodico universale (UPR): rapporto nazionale, shadow reports e raccomandazioni

L’ultima UPR della Repubblica di Corea (Corea del sud) è stata nel 2012, nell’ambito del secondo ciclo di UPR ancora in corso al luglio 2016. La Corea del sud è uno dei tre paesi non membri dell’ASEAN che fanno parte del forum ASEAN Plus Three (APT) e nell’ultima UPR ha accettato 43 delle 70 raccomandazioni ricevute.

Nel suo rapporto nazionale la Corea del sud espone le misure messe in atto per implementare le raccomandazioni ricevute nella UPR del 2008. In particolare, l’espansione di competenze della Commissione nazionale coreana per i diritti umani e il ritiro delle riserve poste alla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC) e alla Convenzione sullo status dei rifugiati. Inoltre, la Corea del sud illustra varie riforme legislative attuate dal 2008 riguardo alle condizioni detentive, alla condizione nelle cliniche psichiatriche, alle discriminazioni sul lavoro sulla base dell’età e alla prescrizione dei reati di pedofilia.

In materia di migrazioni, la Corea del sud evidenzia l’abolizione dell’obbligo per gli ufficiali di stato di riportare lo status irregolare dei migranti con cui entrano in contatto. Questa misura mira a incentivare i migranti a denunciare i crimini subiti e ad accedere ai servizi a cui hanno diritto anche se presenti irregolarmente sul territorio. Il governo illustra inoltre le misure adottate per l’adeguamento interno alla Convenzione sullo status dei rifugiati.

In termini di assistenza sociale, il rapporto evidenzia il piano abitativo lanciato nel 2008 con prospettiva decennale per fornire soluzioni abitative a circa 1.5 milioni di nuclei familiari indigenti. Anche l’espansione dell’assicurazione sanitaria universale e la maggiore diffusione di altri servizi sanitari sono esposti dal governo come positivi sviluppi rispetto alla prima UPR.

Il documento prosegue illustrando il processo di omologazione della normativa nazionale sulla tortura con la Convenzione internazionale contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti (CAT) e l’adozione della prospettiva di genere nell’implementazione delle politiche. Il governo sudcoreano evidenzia anche la propria iniziativa contro la violenza sessuale privata, anche se l’impegno appare orientato più alla punizione che alla prevenzione del fenomeno. Insieme a questo, il rapporto mette in evidenza i maggiori controlli sul traffico di esseri umani, inclusi controlli su matrimoni sospetti tra cittadini coreani e stranieri.

Infine, tra gli altri aspetti principali del rapporto emergono la presa in considerazione dell’abolizione della pena di morte, comunque inutilizzata dal 1998, l’accesso alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) e la presa in considerazione dell’accesso alla Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalla sparizione forzata (CPED) e alla Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie.

Per quanto riguarda le posizioni della società civile e degli enti non governativi, si può evidenziare che la Commissione nazionale coreana per i diritti umani ha invitato il governo ad accedere al Protocollo opzionale alla CAT (OP-CAT) e alla CPED. Successivamente, la Commissione evidenzia la necessità di implementare le disposizioni della CRPD. Inoltre, raccomanda di attuare riforme per la protezione delle lavoratrici e di implementare la decisione della corte costituzionale sull’incostituzionalità della legge che vieta le assemblee notturne in luoghi pubblici. La Commissione raccomanda anche l’abolizione della pena capitale e la possibilità per i dipendenti pubblici di aderire a formazioni sindacali e poter avviare azioni collettive. Infine, sottolinea la necessità di incorporare nella legislazione nazionale una definizione di discriminazione contro le donne coerente con la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW) ed eliminare la distinzione tra sfera pubblica e privata nel contrasto alla violenza sulle donne.

La società civile aggiunge la necessità di aderire al Secondo protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR) che abolisce la pena di morte. Inoltre, la mancanza di alternative per gli obiettori di coscienza alla leva militare è un’altra critica sollevata da più organizzazioni, tra cui l’Associazione europea dei testimoni di Geova. Molte ONG hanno poi ampiamente criticato la riduzione della Commissione nazionale coreana sui diritti umani del 21% nel 2009 e la mancanza di esperienza del presidente nominato, hanno segnalato criticità nella condizione minorile e nei relativi meccanismi di protezione e uno scarso coinvolgimento delle organizzazioni della società civile nei processi decisionali sul Piano d’azione nazionale sui diritti umani. Molte organizzazioni criticano infine l’arbitrarietà del controllo delle notizie su internet.

Particolare attenzione è prestata alla condizione delle ragazze madri, soggette a stigma e difficoltà finanziarie, spesso derivanti dallo stigma sociale stesso, e alla conseguente condizione dei loro figli che subiscono una costante discriminazione. Le organizzazioni segnalano anche la mancanza di obblighi per il padre di un figlio nato fuori dal matrimonio di fornire mezzi finanziari per il suo sostentamento. Inoltre, la Korean Bar Association (KBA) denuncia che circa due terzi dei bambini in Corea del sud hanno subito violenze fisiche e mentali nella sfera privata mentre quasi il 17% delle famiglie è soggetta a violenza tra i coniugi. Le forze di polizia non sono state in grado di intervenire nella maggioranza dei casi.

Le ONG evidenziano anche le restrizioni ai diritti sindacali dei lavoratori migranti, che spesso subiscono violenze fisiche sul lavoro. In materia di diritti sociali, gli shadow reports evidenziano un alto livello di lavoro nero e disoccupazione non coperta da sussidi e una bassa percentuale di ospedali pubblici.

Infine, Advocates for public interest law (APIL) critica i casi di refoulement di richiedenti asilo e la passività della Commissione nazionale coreana sui diritti umani in casi di violazioni da parte di aziende coreane.

Come in molti altri casi, le criticità emerse durante la UPR sono simili a quelle già sollevate dalla società civile. Sulle 27 raccomandazioni non accettate, tuttavia, non c’è una posizione chiara di rifiuto da parte della Corea del sud. Molte di queste riguardano l’adesione a trattati o ai protocolli opzionali ai trattati, in particolare l’OP-CAT, ma anche l’implementazione di misure come l’introduzione del reato di tortura nel codice penale, il rafforzamento del sistema di registrazione dei neonati e il sostegno alle ragazze madri. Anche le raccomandazioni sul rafforzamento della Commissione nazionale coreana per i diritti umani e sull’istituzione di una moratoria sulla pena di morte non sono state accettate.

Tortura, donne e bambini: i pareri dei comitati delle Nazioni Unite competenti

Tortura, discriminazione e violenza contro le donne e abusi sui minori sono i temi principali emersi dalla UPR del 2012. La Corea del sud ha ratificato i trattati su questi tre temi ed è stata soggetta a monitoraggio da parte dei comitati competenti nel 2011. Tuttavia, non ha mai inoltrato il rapporto sulla tortura al comitato preposto, che quindi esaminerà l’implementazione della CAT nel 2016, durante il ciclo di monitoraggio successivo. La Corea ha pertanto saltato un ciclo di esame sulla tortura e quello più recente risale al 2006. L’implementazione degli altri due trattati presi in considerazione (CEDAW e CRC) è invece stata regolare oggetto d’esame da parte dei comitati competenti nel 2011.

Il Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne ha apprezzato alcuni sviluppi normativi degli anni precedenti al 2011, ma ha raccomandato di coinvolgere ogni organo di potere dello stato nell’implementazione della CEDAW e di adottare una definizione di discriminazione contro le donne coerente con gli articoli 1 e 2 della Convenzione, considerando sia la discriminazione diretta sia quella indiretta. Inoltre, il Comitato richiede l’adozione del Protocollo delle Nazioni Unite per la prevenzione, soppressione e punizione del traffico di esseri umani, soprattutto donne e bambini, aggiuntivo alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale e raccomanda una riforma del codice penale per de-criminalizzare il coinvolgimento delle donne nella prostituzione in quanto vittime e non artefici del traffico di esseri umani finalizzato allo sfruttamento sessuale.

Il Comitato raccomanda anche l’adozione di misure temporanee speciali per la rappresentanza femminile nella sfera pubblica, compresi i pubblici uffici, la politica, le aziende e le università. Inoltre, la legislazione sull’acquisizione della nazionalità sudcoreana risulta discriminatoria e il rapporto presentato dal governo non presenta dati sul lavoro disaggregati per sesso. Il comitato raccomanda infine la de-criminalizzazione dell’aborto.

Quest’ultima raccomandazione è ribadita anche dal Comitato sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per proteggere le donne incinte dagli aborti illegali e dalle adozioni forzate, il tutto nel pieno rispetto del miglior interesse del minore. Quest’ultimo principio, fondativo della CRC, deve essere applicato anche alle decisioni giudiziarie secondo il Comitato. Le raccomandazioni si estendono al sistema educativo, nel quale sono rilevati livelli di stress eccessivo per i bambini.

Infine, il Comitato sostiene una raccomandazione della Commissione nazionale coreana per i diritti umani che richiede l’adozione di misure contro la violenza sui minori e la possibilità per questi di denunciare le violenze subite e ottenere riparazioni, anche in casi di bullismo.

La Commissione nazionale coreana per i diritti umani

La Commissione nazionale coreana per i diritti umani è l’istituzione nazionale per i diritti umani della Corea del sud. Ha status A presso l’International coordinating committee of national human rights institutions (ICC), ovvero è ritenuta coerente con i Principi di Parigi sulle istituzioni nazionali per i diritti umani, ed è membro a pieno titolo dell’Asia-Pacific forum of national human rights institutions (APF). Tuttavia, la forte riduzione subita in termini di dimensioni nel 2009 ha sollevato numerose critiche da parte della società civile sulla sua effettiva capacità di funzionamento come già enunciato sopra.

Risorse

Aggiornato il

20/7/2016