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9/2/2021

Front Line Defenders: Analisi Globale su difensori/e dei diritti umani 2020

Front Line Defenders ha pubblicato un’analisi globale sulle difensore e sui difensori dei diritti umani (DDU) nel 2020, che analizza l'impatto della pandemia per gli human rights defenders e le principali tendenze nel mondo.

Tra i dati più rilevanti segnaliamo che 331 DDU sono stati assassinati l'anno scorso, 287 uomini e 44 donne, il 69% di loro si occupava di diritti ambientali, il 26% dei diritti delle popolazioni indigene e il 28% per i diritti delle donne.

La Colombia ancora una volta in testa alla classifica (53% di tutti i casi) con 177 morti, seguita in America Latina da Honduras, Messico, Guatemala e Brasile. Poi le Filippine in cui si sono registrati 25 morti e 17 in Afghanistan.

L’85% degli omicidi sono stati perpetrati con armi da fuoco. Oltre agli omicidi, sono stati registrati oltre 900 attacchi agli human rights defenders. Inoltre, 20 dei DDU morti lavoravano nell’anti-corruzione.

Focus: Perché vengono uccisi così tanti difensori in Colombia?
Dopo la firma dell'accordo di pace (novembre 2016) e la smobilitazione delle FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), e in assenza di un apparato statale stabile, nuovi ed pre-esistenti gruppi armati hanno assunto il controllo di territori un tempo controllati dalle FARC. Dal 2017, queste fazioni in guerra si sono contese il controllo dei territori per perseguire le loro attività economiche e di traffico illecito. Per i DDU dare attuazione agli elementi cruciali dell'accordo di pace non è stata impresa facile, continuamente esposti al fallimento del governo colombiano. Inoltre, i leader politici hanno stigmatizzato i difensori che evidenziano la situazione, mentre le autorità hanno, in almeno un paio di casi, ritirato le misure di protezione dai difensori a rischio. I DDU sono abitualmente presi di mira dai gruppi armati. L'anno scorso l’esercizio del controllo dei gruppi armati è stato potenziato attraverso l’imposizione di restrizioni alla mobilità, violente quarantene, che hanno limitato la capacità di opposizione alle attività illecite. La risposta dello Stato è stata quella di aumentare la presenza dell'esercito in questi territori, il che è stato controproducente e alla fine ha aumentato il livello di violenza e di rischio per le comunità e per i migranti. Il personale militare è stato anche denunciato per l'uso sproporzionato della forza contro i civili e i Tdr (regional Training Center).