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3/2/2009 (Archivio storico)
Foto in bianco e nero di una bambina ritratta in piedi di fronte alla lavagna di una scuola dell'UNICEF.
© UN Photo/Roger Lemoyne

Rapporto UNICEF 2009: La condizione dell'infanzia nel mondo

Nel mese di gennaio è stato presentato il Rapporto UNICEF dedicato alla salute materna e neonatale. Il rapporto analizza una tra le disuguaglianze sanitarie più evidenti: la mortalità materna, concentrata per il 99% nei Paesi in via di sviluppo(PVS), in particolare dell’Africa Subsahariana e dell’Asia meridionale, delineando le misure necessarie per colmare il divario tra quest’ultimi ed i Paesi ricchi.

Ogni anno, più di mezzo milione di donne muore per cause legate alla gravidanza e al parto e circa 4 milioni di neonati muoiono entro 28 giorni dalla nascita. Inoltre, a causa di complicazioni dovute alla gravidanza o al parto,  una donna di un PVS è 300 volte più esposta al rischio di morire rispetto a  una che vive in un Paese industrializzato. Tale gap viene spesso definito come il più “ampio divario del mondo in ambito sanitario”. Di conseguenza, poiché esiste una stretta correlazione tra la salute delle madri e quella dei neonati, il divario nella mortalità neonatale tra i Paesi industrializzati e i PVS è altrettanto ampio.

Tuttavia, il rapporto non si limita solo ad analizzare le cause di questa situazione, ma delinea anche misure ed interventi necessari per prevenirle, quali: l’assistenza prenatale, l’assistenza qualificata al parto, l’accesso alle cure ostetriche di emergenza,l’alimentazione adeguata, l’assistenza post parto, l’assistenza neonatale e l’educazione per migliorare la salute, la nutrizione e le cure dell’infanzia, oltre ai comportamenti igienici.

L’ampliamento degli interventi medici, però, è solo uno degli elementi per migliorare la salute materna e infantile. Infatti, affinché tali interventi siano realmente efficaci e sostenibili, devono essere attuati in un contesto di sviluppo che miri al potenziamento, all’integrazione e al sostegno dei diritti delle donne. Il miglioramento dei sistemi sanitari rimarrà un rimedio parziale fino a quando le donne saranno considerate cittadine di “serie b”. L’obiettivo di gran lunga più importante è aumentare l’empowerment delle donne in tutto il mondo, grazie per esempio all’istruzione. Essere istruite permette infatti alle bambine e alle ragazze di poter gestire responsabilmente la propria salute riproduttiva, di comprendere i rischi legati alla gravidanza e di poter esercitare i propri diritti di donna.

Infine, nel rapporto si sostiene che migliorare la salute delle donne è fondamentale per garantire i diritti delle bambine e delle donne sanciti nella Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW) e della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, e per realizzare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, ma prima di tutto  per prevenire le crisi umanitarie evitabili.

Il successo,conclude il Rapporto, sarà misurato in termini di vite salvate e vite migliorate.

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Aggiornato il

16/7/2009