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Amnesty International: Rapporto annuale sullo Stato dei diritti umani nel mondo 2025

Amnesty International Report 2025

Il Rapporto annuale sullo Stato dei diritti umani nel mondo, che riguarda lo status e le violazioni dei diritti umani in tutto il mondo nel 2024, è stato pubblicato nell'aprile 2025 da Amnesty International. Nel rapporto, Amnesty avverte che il mondo affronterà una crisi dei diritti umani a causa dell'aumento delle pratiche autoritarie e della repressione del dissenso e delle proteste. Dopo aver valutato la situazione dei diritti umani in 150 paesi, la Segretaria Generale di Amnesty International Agnes Callamard chiede un'azione collettiva significativa da parte della società civile e dei governi per affrontare le leggi e le pratiche autoritarie in aumento in tutto il mondo.

Con riferimento agli Stati Uniti, il rapporto menziona che nei primi 100 giorni dopo l'insediamento, il Presidente Trump ha intensificato le regressioni globali del 2024 e l'"Effetto Trump" ha peggiorato i danni causati da altri leader autoritari durante tutto il 2024.

Il rapporto documenta alcune tendenze preoccupanti che dimostrano che il mondo sta regredendo verso una diminuita protezione dei diritti umani, come la diffusa repressione del dissenso e delle proteste, l'escalation dei conflitti, gli sforzi inadeguati per la giustizia climatica e gli attacchi e l'esclusione di popolazioni vulnerabili come rifugiati, donne e persone LGBTI. La situazione è destinata a peggiorare ulteriormente nel 2025 se non verranno intraprese azioni urgenti. Amnesty ha fortemente criticato l'amministrazione Trump per aver deteriorato la protezione internazionale dei diritti umani e aver messo in pericolo vite umane attraverso i tagli agli aiuti umanitari. Tuttavia, ha anche avvertito che la colpa non è attribuibile soltanto al presidente Trump a causa del fatto che le pratiche autoritarie sono in costante aumento da anni in tutto il mondo e "i leader eletti agiscono volontariamente come motori di distruzione". 

Il rapporto evidenzia che le forze di sicurezza arrestano arbitrariamente e usano forza eccessiva per reprimere proteste e disobbedienza civile. La Turchia ha vietato le proteste e le manifestazioni sono state affrontate con forza indiscriminata. Analogamente, in Mozambico, si sono verificate repressioni delle proteste in seguito a elezioni contestate che hanno ucciso oltre 250 persone. Negli ultimi anni, sono aumentati anche i conflitti che hanno devastato milioni di vite e portato a gravi violazioni del diritto umanitario internazionale, come il conflitto illegale israeliano contro la Palestina e l'invasione russa dell'Ucraina, dove civili vengono quotidianamente uccisi. 

Le donne sono sempre più soggette a violenza sessuale poiché i conflitti le colpiscono in modo sproporzionato, come accade in Sudan da parte delle  Rapid Support Forces, dove due anni di guerra civile hanno sfollato internamente 11 milioni di persone.

Il rapporto denuncia l'aumento della discriminazione contro le donne e le minoranze. In Afghanistan, i talebani hanno introdotto ulteriori restrizioni sulla presenza delle donne nella vita pubblica. In Iran, la repressione si è intensificata contro le donne che sfidano l'obbligo del velo. In Messico e Colombia, i collettivi di donne alla ricerca di persone scomparse hanno affrontato minacce e attacchi. In Malawi, Mali e Uganda, sono state introdotte nuove leggi per criminalizzare le relazioni omosessuali. In Georgia e Bulgaria, le autorità hanno seguito l'esempio della Russia nel reprimere la cosiddetta "propaganda LGBTQIA+".

I tagli agli aiuti esteri hanno colpito le famiglie nei campi di detenzione in Siria e hanno causato la malnutrizione di bambini e donne incinte nello Yemen. In Myanmar, i Rohingya continuano a subire attacchi razzisti, mentre in Palestina, Amnesty documenta il genocidio di Israele contro la popolazione di Gaza e l'intensificazione del sistema di apartheid in Cisgiordania.

Il Rapporto sui diritti umani nel mondo esprime anche preoccupazioni per le generazioni future a causa della mancanza di interesse da parte dei governi. Agnès Callamard ha ribadito che il 2024 è stato l'anno più caldo mai registrato e gli effetti del cambiamento climatico si sono fatti sentire attraverso eventi devastanti come inondazioni, siccità e incendi in Asia meridionale, Africa meridionale ed Europa. 

Le generazioni future sono colpite anche a causa del fallimento dei governi nel regolamentare le nuove tecnologie e dell’abuso per effettuare sorveglianza sui cittadini e gli oppositori.

Nonostante il quadro complessivamente negativo, Amnesty conclude il rapporto con una nota di speranza, sottolineando che in numerosi paesi gli elettori hanno rifiutato leader contrari ai diritti umani  attraverso il voto, milioni di persone nel mondo hanno alzato la voce contro l'ingiustizia e la storia dimostra che è possibile vincere contro le pratiche autoritarie.

Callamard ha concluso affermando che il movimento per i diritti umani "resterà unito per sempre nella comune visione della dignità e dei diritti di ogni persona su questo pianeta", invitando tutti coloro che credono nella libertà e nell'uguaglianza a coalizzarsi per contrastare gli attacchi sempre più estremi al diritto internazionale e ai diritti umani universali.

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