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Freedom House: Pubblicato il Rapporto Freedom in the World 2025: La Sfida Crescente per Salvaguardare i Diritti

North Darfur Woman Votes in Sudanese National Elections, april 2010
© UN Photo/Albert Gonzalez Farran

Freedom House ha lanciato a febbraio 2025 il nuovo Rapporto Freedom in the World 2025 dal titolo “La Sfida Crescente per Salvaguardare i Diritti”. Il Rapporto, pubblicato annualmente da 50 anni, è uno dei più letti e citati nel suo genere, monitorando le tendenze globali sui diritti politici e le libertà civili in 195 paesi e 13 territori. L’analisi si concentra su aspetti fondamentali come il processo elettorale, la partecipazione politica, la libertà di espressione, lo stato di diritto e l’autonomia personale
Il Rapporto sottolinea il fatto che per il 19° anno consecutivo anche nel 2024 continua il declino globale delle libertà, in particolare 60 paesi hanno subito dei peggioramenti nei diritti politici e libertà civile, tra questi troviamo con un maggiore declino El Salvador, Haiti, Kuwait e Tunisia, mentre solo 34 paesi hanno registrato progressi significativi. In particolare sviluppi positivi si sono registrati in Bangladesh, Bhutan, Sri Lanka e Siria.

Il rapporto evidenzia, inoltre, come le elezioni globali del 2024 hanno portato risultati incerti per la libertà. La violenza elettorale è stata una delle principali preoccupazioni, con attacchi ai candidati in 20 paesi, come in Messico e Sudafrica, dove gruppi criminali cercavano di esercitare influenza politica. In Francia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, estremismi e odi politici hanno contribuito ad attacchi contro i candidati. Inoltre, in 14 paesi i seggi elettorali sono stati presi di mira, rendendo difficile per i cittadini votare. In alcuni paesi autoritari, come Azerbaijan, Algeria, Russia e Rwanda, i leader in carica hanno arrestato o squalificato i rivali politici per garantire la vittoria. Anche in Tunisia, il presidente Kaïs Saïed ha intensificato la repressione contro giornalisti e oppositori. In Venezuela, il regime di Maduro ha cercato di sopprimere l’opposizione, tuttavia, nonostante le intimidazioni e le violenze, i risultati sono stati contestati. 
Però ci sono stati anche alcuni miglioramenti, come in Bhutan, che ha consolidato il suo processo democratico, ed è passato da “Paese parzialmente libero” a “Paese libero” e in Kashmir, dove le elezioni hanno rimandato a una certa rappresentanza politica. Somaliland ha visto un notevole miglioramento grazie a elezioni presidenziali competitive e pacifiche, mentre la Giordania è passata da “Non libera” a “Parzialmente libera” grazie a riforme elettorali.

Soffermandosi sui conflitti armati in corso nel 2024, il Rapporto spiega come questi hanno compromesso sia la sicurezza che i diritti umani, colpendo gravemente la popolazione civile e minacciando la sovranità di molti stati. Il 20% dei paesi e territori ha ottenuto il punteggio minimo nell’indicatore di Freedom in the World sulla sicurezza fisica e la protezione dalla violenza illegittima. Guerre civili, scontri tra stati e la crescente influenza di gruppi armati non statali hanno alimentato il traffico illecito di armi, rafforzato organizzazioni criminali e favorito l’espansione di gruppi terroristici. In Myanmar, il conflitto innescato dal colpo di stato del 2021 ha causato migliaia di vittime e milioni di sfollati, con la giunta militare che ha intensificato la repressione, specialmente contro la minoranza Rohingya. In Sudan, la guerra civile ha portato a una crisi umanitaria senza precedenti, con oltre 26.000 morti e milioni di sfollati, mentre il sostegno esterno ai gruppi in lotta ha reso inefficaci le sanzioni internazionali. La guerra in Ucraina ha visto un’escalation con il coinvolgimento di truppe nordcoreane a sostegno della Russia, che ha intensificato gli sforzi per cancellare l’identità ucraina nelle aree occupate. Nel Medio Oriente, il conflitto tra Israele e Hamas ha devastato Gaza, aggravando le sofferenze della popolazione palestinese, mentre la guerra si è estesa ad altri paesi della regione, con il Libano colpito da massicci bombardamenti israeliani e oltre un milione di persone sfollate.

Inoltre si sottolinea nel Rapporto il fatto che nel 2024, la repressione delle opposizioni politiche, della libertà di espressione e dei diritti civili si sia intensificata in diversi paesi, portando Thailandia, Kuwait, Niger e Tanzania a passare da “Parzialmente liberi” a “Non liberi”. In Thailandia, la Corte Costituzionale ha sciolto il principale partito di opposizione, mentre in Kuwait l’emiro ha sciolto il parlamento e governato senza rappresentanza elettiva. In Niger, la giunta militare ha eliminato istituzioni democratiche e libertà di stampa, mentre la Tanzania ha proseguito con le detenzioni di massa e le espulsioni delle comunità indigene. La libertà di espressione è stata la più colpita, con la repressione dei media indipendenti in oltre 120 paesi. Hong Kong ha intensificato la censura sotto la Legge sulla Sicurezza Nazionale. Anche avvocati e difensori dei diritti umani sono stati perseguitati, con arresti mirati in Russia e Bielorussia. Tuttavia, la caduta di Bashar al-Assad in Siria ha segnato una svolta inaspettata, offrendo nuove speranze per la democrazia nel paese.

In conclusione, nonostante il quadro globale negativo, il rapporto sottolinea alcuni segnali di speranza. Elezioni competitive e la caduta di regimi autoritari hanno aperto nuove opportunità per la democrazia in diversi paesi. Tuttavia, il futuro della libertà nel mondo dipenderà dalla capacità della comunità internazionale di rafforzare le istituzioni democratiche, proteggere i diritti umani e promuovere la pace.

Per maggiori dettagli e per consultare l’intero Rapporto, visita il sito di Freedom House al seguente link: https://freedomhouse.org/report/freedom-world/2025/uphill-battle-to-safeguard-rights 

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