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Un gruppo di donne in Costa d'Avorio che festeggiano la Giornata Internazionale della Donna
© UN Photo/Ky Chung

La Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli

Autore: Martina Lucia Lanza, MA in Istituzioni e politiche dei diritti umani e della pace, Università di Padova / Collaboratrice del Centro diritti umani

L’idea di una Convenzione africana sui diritti umani emerge già nel 1961 nei lavori congressuali dei Giuristi africani e viene fatta propria dalla Assemblea dei Capi di Stato e di governo dell’allora Organizzazione dell’Unità Africana nel 1979.
La Carta africana dei diritti dell'uomo e dei popoli viene approvata nella sua versione finale nel 1981 ed è anche nota come Carta di Banjul, dal nome della città del Gambia in cui si svolsero le due sessioni della Assemblea OUA che portarono alla sua approvazione.
Per la sua entrata in vigore si dovrà aspettare il 1986, in concomitanza con il deposito del ventiseiesimo strumento di ratifica.
Ad oggi la Carta è stata ratificata da 53 Stati su 54 che compongono l’UA, mancando solo la ratifica della neonata Repubblica del Sudan del Sud che è diventata membro dell’UA nel 2011.

La Carta africana è una convenzione, ossia uno strumento giuridico vincolante nonostante si sia scelto il termine “Carta”, ed è composta da un preambolo e da un corpo suddiviso in tre parti: Diritti e doveri garantiti (artt. 1-29), misure di salvaguardia (artt. 30-63) e disposizioni finali (artt. 64-68).

La Carta raggruppa tutte le tipologie tradizionali di diritti: civili, politici, economici, sociali e culturali. In merito a questo, nel preambolo della Carta si richiama il principio dell’interdipendenza e indivisibilità di tutti i diritti, affermando che “i diritti civili e politici sono indissociabili dai diritti economici, sociali e culturali, sia nella loro concezione che nella loro universalità, e che il soddisfacimento dei diritti economici, sociali e culturali garantisce quello dei diritti civili e politici”.
Si può notare una forte convergenza tra i diritti previsti dalla Carta africana e quelli indicati nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, a cui tra l’altro la Carta si richiama nel terzo paragrafo del preambolo. Quindi, tra i diritti individuali e le libertà fondamentali previsti dalla Carta sono rinvenibili: non discriminazione, diritto alla vita alla dignità e all’integrità fisica, divieto di qualsiasi sfruttamento dell’uomo, diritto d’opinione e informazione, diritto d’associazione, diritto a partecipare alla gestione della cosa pubblica, diritto all’educazione, uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e diritto all’equo processo, diritto a lavorare in condizioni eque e soddisfacenti (artt. 2-18).

La Carta non prevede solo diritti e libertà individuali, ma bensì ricomprende anche diritti collettivi (artt.19-24) e doveri individuali (artt. 27-29).
L’introduzione di diversi diritti collettivi o diritti dei popoli rientra tra i caratteri innovativi della Carta, vedendo compresenti sia diritti collettivi di libertà (diritto all’autodeterminazione politica ed economica) che diritti collettivi di solidarietà (diritto allo sviluppo, eguale godimento del patrimonio comune dell’umanità, diritto alla pace e ad un ambiente soddisfacente). Questi ultimi assumono un particolare carattere d’innovazione proprio per l’attribuzione collettiva e non individuale dei diritti di solidarietà o di terza generazione.
La Carta individua uno stretto legame tra diritti individuali e collettivi, dal momento che, come si legge nel preambolo, “la realtà e il rispetto dei diritti del popolo devono necessariamente garantire i diritti umani”.
Un’altra innovazione della Carta africana è la previsione di tre articoli riportanti i doveri individuali (artt. 27-29) in una convenzione che protegge i diritti umani. La novità non risiede tanto nella correlazione diritti-doveri, dal momento che già nella Dichiarazione universale dei diritti umani richiamava il fatto che ogni individuo ha dei doveri verso la comunità (art. 29), ma nell’esplicitare in articoli giuridicamente vincolanti dei doveri del singolo.
Secondo l’articolo 27, i doveri dell’individuo riguardano 5 diverse entità: famiglia, società, Stato, altre collettività parimenti riconosciute e comunità internazionale.
I doveri individuali elencati negli articoli 28 e 29 sono i seguenti:
- rispettare e di considerare i propri simili senza alcuna discriminazione e di intrattenere con essi relazioni volte al rispetto e alla tolleranza reciproci;
- preservare lo sviluppo armonioso della famiglia e di operare in suo favore;
- servire la propria comunità nazionale con le proprie capacità fisiche e intellettuali;
- non compromettere la sicurezza dello Stato;
- preservare e rafforzare la solidarietà sociale e nazionale
- difendere e rafforzare l'indipendenza nazionale;
- lavorare e versare i contributi previsti per legge;
- provvedere alla preservazione e al rafforzamento dei valori culturali africani positivi e alla salute morale della società;
- contribuire alla promozione e alla realizzazione dell'unità africana.

L’elenco dei doveri dell’individuo, specialmente dei doveri nei confronti dello Stato, in un testo giuridicamente vincolante potrebbe aprire la strada a diverse problematiche di ordine giuridico, come anche alla possibilità che l’introduzione di doveri possa in qualche modo compromettere l’esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali.

 

Protocolli addizionali alla Carta Africana dei diritti umani e dei popoli del 1981:

Protocollo addizionale sull'Istituzione di una Corte africana sui diritti umani e dei popoli, adottato il 10 giugno 1998;
Protocollo addizionale sui Diritti delle donne in Africa, adottato l'1 luglio 2003;
Protocollo addizionale sui Diritti degli anziani, adottato il 31 gennaio 2016;
Protocollo addizionale sui Diritti delle persone con disabilità, adottato il 29 gennaio 2018.

Collegamenti

Aggiornato il

16/2/2018