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7/6/2016
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Consiglio d'Europa: pubblicato il quinto rapporto dell'ECRI sull'Italia

Il 7 giugno 2016 la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) del Consiglio d'Europa ha pubblicato il quinto rapporto sull’Italia, nel quale identifica grandi passi avanti compiuti dal paese ma anche grandi criticità, a proposito delle quali l’ECRI ha formulato una serie di raccomandazioni. Il rapporto fa seguito a un'analisi di documenti, ad una visita sul territorio da parte di esperti dell'ECRI e ad un dialogo confidenziale tra questi e il governo italiano. La visita in Italia da parte dell'ECRI, tenutasi tra il 13 e il 18 settembre, mirava a raccogliere informazioni sull’evoluzione della normativa italiana in materia di razzismo e non-discriminazione, sul discorso d’odio, sulla violenza razzista nel Paese, su immigrazione e politiche pubbliche per l’integrazione e sulle questioni LGBT.

L’ECRI accoglie positivamente nel suo rapporto il rafforzamento delle leggi contro il razzismo e la discriminazione razziale e sostiene l’adozione del ddl, ancora in fase di discussione, che faciliterebbe l’accesso alla cittadinanza per molti minori stranieri residenti in Italia. Tra gli aspetti positivi dell’azione italiana contro il razzismo, l’ECRI segnala nel rapporto anche il rilevante impegno nel soccorso in mare di migranti e richiedenti asilo. Inoltre, l’ECRI nota nel rapporto che l’istituzione dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (OSCAD) rappresenta un utile strumento per facilitare la segnalazione di crimini d’odio e migliorare la comunicazione tra forze di polizia e vittime. Il rapporto nota altrettanto positivamente che il nuovo Piano d’azione contro il razzismo propone misure per combattere anche la violenza e l’odio omofobici e transfobici. Nel comunicato stampa che ha fatto seguito alla pubblicazione del rapporto, il Segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjorn Jagland, ha inoltre espresso soddisfazione per l’adozione del ddl sulle unioni civili.

Tuttavia, l’ECRI rileva una serie di criticità, a partire dal fatto che l’attuale legislazione antidiscriminazione non criminalizza, o comunque non punisce in maniera "efficace, commisurata e dissuasiva", la discriminazione sulla base del colore della pelle e della lingua. Inoltre, il rapporto ritiene l’Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale (UNAR) non sufficientemente indipendente e il suo mandato eccessivamente ristretto. Un altro motivo di preoccupazione sollevato dal rapporto è relativo agli sgomberi degli insediamenti rom, troppo spesso portati avanti senza il dovuto rispetto degli standard di protezione. Infine, il rapporto evidenzia come, nonostante i progressi realizzati sul piano legislativo, l’educazione sessuale nelle scuole rimanga poco sviluppata e sia oggetto di controversie e opposizioni da parte di varie autorità, soprattutto in materia di orientamento sessuale e identità di genere.

Alla luce delle mancanze evidenziate, le raccomandazioni dell’ECRI quindi si focalizzano sulla necessità di rendere l'UNAR indipendente “de jure e de facto” e di adottare misure di educazione alla tolleranza nelle scuole, con un particolare focus sul rispetto della diversità di genere e sulla sessualità. Infine, si raccomanda il rispetto degli standard internazionali nei respingimenti dei migranti e nello sgombero degli insediamenti rom irregolari.

Durante la fase di dialogo confidenziale i governi degli stati sottoposti a monitoraggio possono elaborare osservazioni e richiederne la pubblicazione nel rapporto. Il governo italiano nelle sue osservazioni ha sottolineato tra le altre cose che il percorso verso la criminalizzazione dei reati d’odio è già avviato e che ai sensi della legge in vigore i discorsi pubblici d’odio razziale sono punibili, mentre l’aggravante di razzismo e discriminazione è già riconosciuta per i reati di minaccia e diffamazione.

L’ECRI è un organo di monitoraggio del Consiglio d'Europa istituito nel 1993 e specializzato nel contrasto a ogni forma di razzismo, xenofobia, antisemitismo e intolleranza, in un'ottica di protezione dei diritti umani.