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Convenzione Interamericana sulla protezione dei diritti umani delle persone anziane

Autore: Sofia Didonè, studentessa MA Human Rights and Multilevel Governance, Università di Padova

L’invecchiamento della popolazione mondiale è un fenomeno in continua crescita e, nonostante questo, non esiste a livello internazionale una convenzione specifica dedicata alla protezione dei diritti delle persone anziane.

Negli anni Ottanta si è iniziato a discutere sulla necessità di rispondere a questa lacuna e quindi le Nazioni Unite istituiscono nel 1982 la prima Assemblea mondiale sull’invecchiamento. Alcuni strumenti non vincolanti sono stati successivamente adottati, come i Principi delle Nazioni Unite sui diritti degli anziani che definiscono i diritti fondamentali che gli Stati devono impegnarsi a rispettare per il raggiungimento di 4 obiettivi: indipendenza, partecipazione, cura, autorealizzazione e dignità per le persone in età avanzata. A seguito della seconda Assemblea mondiale sull'invecchiamento del 2002, viene adottato il Piano d’azione di Madrid che porterà alla creazione nel 2010 del Gruppo di lavoro aperto sull’invecchiamento. Quest’ultimo costituisce il principale forum per il dibattito sull’adozione di uno strumento internazionale vincolante per la protezione dei diritti delle persone anziane.

La prima convenzione su questo tema verrà invece adottata all'interno del Sistema interamericano.

Un articolo dedicato ai diritti degli anziani è già presente nel Protocollo di San Salvador in cui si chiede agli Stati di “fornire appropriate strutture, nonché cibo e cure mediche specializzate, per le persone anziane che ne sono prive e non sono autosufficienti” e “intraprendere programmi di lavoro specificamente finalizzati a dare agli anziani l'opportunità di impegnarsi in attività produttive adatte alle loro competenze e coerenti con la loro formazione e i loro auspici” (art. 17).

Ritenendo gli strumenti esistenti non sufficienti, nel contesto del Summit delle Americhe del 2009 si discute per la prima volta dell’adozione di una convenzione sui diritti delle persone in età avanzata. L’anno seguente, viene indetta una sessione speciale dell’Assemblea Generale in cui viene richiesta un’analisi approfondita sull’invecchiamento all’interno della regione. Nel 2011 viene istituito un working group per iniziare a lavorare alla convenzione e, dopo 3 anni di negoziazione, la Convenzione interamericana sulla protezione dei diritti umani delle persone anziane viene adottata nel 2015.

Entrata in vigore nel 2017, è stata fino ad ora ratificata da 11 Stati: Argentina, Bolivia, Cile, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Messico, Perù, Suriname, Uruguay.

Nel preambolo viene sottolineato il principio che sta alla base della Convenzione stessa: le persone anziane non devono essere considerate un peso per la società ma bensì individui che contribuiscono al benessere collettivo. Per questo motivo, è fondamentale promuoverne l’integrazione, partecipazione e inclusione nella società e riconoscere la loro intrinseca dignità, diritti e libertà fondamentali.

L’art. 2 offre una definizione del termine “older person” che è indicata come “una persona di 60 o più anni, eccetto quando la legge determina un’età minima che sia minore o maggiore, a patto che non superi i 65 anni. Questo concetto include anche le persone anziane”. Questa definizione è significativa, in particolare considerando che altri strumenti, come i Principi delle Nazioni Unite sui diritti degli anziani, non danno una specifica descrizione dei soggetti a cui si rivolge il documento.

Il capitolo IV enuncia i diritti protetti dalla Convenzione, tra i quali si sottolinea l’art. 5 che proibisce la discriminazione per ragioni legate all’età e esorta gli Stati a sviluppare misure specifiche a sostegno di persone anziane vulnerabili e soprattutto a coloro che sono vittime di discriminazioni su più livelli. Particolare attenzione viene data al diritto all’autonomia e all’indipendenza delle persone in età avanzata (art.7) che devono poter prendere decisioni riguardo alla propria vita, anche in relazione al posto in cui abitare. Il diritto alla salute viene garantito dall’art. 19 che impegna gli Stati ad assicurare la prevenzione e la cura delle malattie in tutte le fasi, compresa riabilitazione e cure palliative, per garantire il benessere fisico e mentale delle persone anziane senza alcun tipo di discriminazione. Inoltre, l’art.11 stabilisce il diritto al consenso libero e informato per questioni che riguardano la salute. Le persone in età avanzata hanno poi diritto alla sicurezza personale e ad una vita priva di violenza di qualsiasi tipo, inclusi maltrattamenti e abusi fisici, psicologici, finanziari e sessuali e forme di abbandono e negligenza ad opera della famiglia o dello Stato (art.9).  L’art. 18 riguarda il diritto degli anziani al lavoro e ad eque opportunità e trattamento in questo ambito, su cui gli Stati devono lavorare promuovendo programmi e misure per facilitare la transizione al pensionamento e politiche del lavoro che tengano conto dei loro bisogni. Molta importanza è data al concetto di dignità che è ripreso in molteplici articoli e quello dell’empowerment che deve essere promosso tramite misure a sostegno dell'integrazione e della partecipazione attiva nella società (art.8).

Gli Stati Parti si impegnano a prevenire, punire, e sradicare fenomeni quali l’isolamento, abbandono, limitazioni fisiche prolungate, sovraffolamento, esclusione dalla comunità, privazione di cibo, infantilizzazione, trattamenti medici che sono inadeguati o sproporzionati o che costituiscono maltrattamenti o trattamenti crudeli, inumani o degradanti o punizioni che compromettono la sicurezza e integrità delle persone anziane (art.4 a). Gli Stati sono chiamati ad adottare politiche, legislazioni e misure amministrative, comprese azioni positive, volte a rendere effettivi i diritti e le libertà contenute nella Convenzione.

Inoltre, l’art. 32 promuove l’adozione di misure per sensibilizzare la società al rispetto e all’inclusione delle persone in età avanzata e alla diffusione di un atteggiamento positivo nei confronti del processo di invecchiamento.

Per quanto riguarda il meccanismo di monitoraggio, l’art. 33 prevede l’istituzione di una Conferenza degli Stati Parti e un Comitato di Esperti.

La Conferenza degli Stati Parti ha la funzione di monitorare l’implementazione dei contenuti della Convenzione da parte degli Stati e promuovere lo scambio di esperienze, buone pratiche e cooperazione tecnica tra di essi, monitorare le attività del Comitato di Esperti e fare raccomandazioni per migliorarne il funzionamento.

Il Comitato di Esperti è composto da esperti eletti da ciascun paese membro e riceve un report dagli Stati Parti (entro un anno dal primo incontro e successivamente ogni 4 anni) riguardo l'implementazione della Convenzione. I report vengono valutati dal Comitato che invia eventuali raccomandazioni agli Stati.

Inoltre, il sistema di petizioni permette a persone, gruppi di persone o organizzazioni non-governative di sottoporre alla Commissione Interamericana delle comunicazioni contenenti report o denunce di violazioni della Convenzione da parte di uno Stato.

Per espandere ulteriormente gli strumenti esistenti per la protezione e monitoraggio dei diritti delle persone anziane nel sistema interamericano, nel 2019 è stato creato il Relatore sui diritti delle persone anziane. Si occupa di monitorare la situazione riguardo ai diritti umani delle persone in età avanzata nel continente americano; assiste la valutazione delle petizioni individuali e delle richieste di misure cautelari presentate alla Commissione Interamericana; organizza conferenze, seminari e incontri per una maggiore consapevolezza e sensibilizzazione sui diritti delle persone anziane e gli obblighi statali al riguardo; prepara report e studi contenenti raccomandazioni per gli Stati Parti della Convenzione interamericana sulla protezione dei diritti umani delle persone anziane e gli assiste nella sua implementazione.

La Convenzione, oltre a rappresentare un contributo importante per la definizione di standard internazionali, cerca di promuovere un atteggiamento positivo nei confronti dell'invecchiamento. Con lo stesso obiettivo, l’Organizzazione mondiale della sanità, insieme ad altre agenzie dell’ONU, ha avviato iniziative come il Decennio dell’invecchiamento in buona salute 2021-2031, il Report globale sull’ageismo e la Campagna globale per combattere l’ageismo. Con il termine “ageismo” si fa riferimento a stereotipi, pregiudizi e discriminazioni dirette a sé stessi o ad altri sulla base dell’età che possono avere effetti negativi sulla qualità di vita delle persone anziane (ed anche giovani) ed aumentare il rischio di abusi e violenza. È fondamentale, come indica il Report globale sull’ageismo, adottare strategie efficaci per prevenire e combattere questo fenomeno come ad esempio l’adozione di politiche, leggi, attività educative e intergenerazionali.

Questi progetti sono parte di un movimento globale che, a seguito dell’aumento continuo della popolazione anziana, tenta di cambiare il nostro modo di pensare e agire nei confronti dell’età e dell’invecchiamento per la creazione di società più inclusive.

 

Aggiornato il

4/6/2024