A A+ A++

Giugno 2011: la Corte europea dei diritti umani stabilisce che il rimpatrio di cittadini somali a Magadishu viola l’art. 3 CEDU

Il 28 giugno scorso, la Corte europea dei diritti umani (camera IV) si è pronunciata sul caso Sufi e Elmi c. Regno Unito (n. 8319/07 e n. 11449/07), ricorso presentato da due cittadini somali contro il provvedimento di espulsione a loro carico emanato dalle autorità britanniche.

L’ordine di espulsione, emanato successivamente alla condanna dei ricorrenti per crimini particolarmente gravi (rapina e minacce per il primo, furto e spaccio di stupefacenti per il secondo), era stato contestato senza successo davanti alle corti inglesi. Adita nel 2007 la Corte europea dei diritti umani, i ricorrenti sostenevano che, a causa del livello di violenza e insicurezza diffuso nel paese, il trasferimento in Somalia avrebbe costituito una potenziale violazione del diritto alla vita (art. 2) e un rischio concreto di essere sottoposti a trattamenti inumani o degradanti (art. 3).

Il Regno Unito, pur non contestando la situazione di oggettiva insicurezza della capitale Mogadishu, si è opposto al ricorso presentando due argomentazioni. La prima riguardava la possibilità per i ricorrenti di sfuggire alla violenza trasferendosi in aree del paese più sicure, la seconda alludeva alla possibilità per i due somali di sfruttare i pregressi contatti al fine di assicurarsi una sorta di protezione e assistenza in loco.

La validità delle due argomentazioni, in principio non rigettata, è stata tuttavia esclusa dalla Corte per quanto riguarda il caso in specie. Entrambi i somali infatti, assenti da molto dal loro paese di origine non potevano godere di contatti sufficientemente solidi tali da garantire un’adeguata protezione; allo stesso modo non era realistico prefigurarsi un loro trasferimento sicuro presso un’altra area del paese.

Nel decidere il ricorso, la Corte ha concluso che il livello di violenza presente a Mogadishu è talmente grave e intenso che il mero trasferimento dei ricorrenti in tale area pone questi ultimi a serio rischio di essere sottoposti a trattamenti inumani o degradanti ai sensi dell'art. 3 della Convenzione europea. Il Regno Unito, dovesse dare attuazione all'ordine di espulsione, si renderebbe di conseguenza responsabile di tale violazione.

Attualmente, sono pendenti di fronte alla Corte europea dei diritti umani 214 analoghi ricorsi contro il Regno Unito.

Aggiornato il

30/6/2011