Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite: si è tenuta la 60esima sessione ordinaria dal 8 settembre al 8 ottobre 2025
Durante il periodo autunnale, il Consiglio dei diritti umani ha tenuto la sua 60esima sessione dall'8 settembre all'8 settembre a Ginevra, in Svizzera. La sessione ha affrontato questioni quali il diritto al cibo e alla sicurezza adeguata, i diritti delle popolazioni indigene. Ha incluso discussioni sulla lotta alla discriminazione, alla violenza e alle pratiche dannose nei confronti delle persone intersessuali, nonché questioni relative al genere.
Tuttavia, il Consiglio per i diritti umani sta attraversando un periodo difficile a causa delle severe critiche della comunità internazionale, che mette in discussione la trasparenza e la responsabilità del Consiglio. La 60esima sessione è iniziata con un discorso di apertura dell'Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Turk, che ha descritto la situazione attuale come una situazione in cui “le regole della guerra vengono stravolte”, riferendosi ai conflitti a Gaza, in Ucraina, in Sudan e altrove. Secondo alcuni politici, le sue osservazioni contenevano troppe espressioni politiche, creando un clima di crisi per l'intera sessione.
Uno dei dibattiti più delicati ha riguardato il rapporto sul genocidio di Gaza. La Commissione internazionale indipendente d'inchiesta sui territori occupati e l'indagine delle Nazioni Unite hanno affermato che Israele soddisfa i requisiti legali per diversi atti di genocidio. Secondo il rapporto, Israele ha commesso quattro dei cinque atti elencati nella Convenzione sul genocidio, il che costituisce una prova ragionevole dell'intenzione genocida. La Commissione ha sottolineato che le forze israeliane hanno giustificato la loro intenzione di uccidere e causare la morte dei palestinesi a Gaza attraverso operazioni militari volte ad eliminare Hamas. Di conseguenza, Israele ha respinto il rapporto e ha rifiutato di collaborare alle indagini.
Il rapporto ha suscitato un dibattito internazionale, con molti paesi occidentali divisi sulle sue conclusioni. Alcuni Stati hanno contestato l'uso del termine “genocidio”, considerandolo troppo delicato e politicamente definito. Inoltre, il Consiglio per i diritti umani è stato criticato per la sua selettività e i suoi doppi standard, ignorando le questioni relative ai diritti umani in paesi come la Cina e l'Iran. Al contrario, i paesi arabi e del Sud del mondo hanno chiesto di garantire la responsabilità.
Un'altra critica rivolta al Consiglio per i diritti umani riguarda la fragilità dei suoi meccanismi fondamentali, in particolare il processo di revisione periodica universale (UPR). Il Nicaragua ha rifiutato di collaborare con l'UPR, un meccanismo chiave di responsabilità attraverso il quale viene periodicamente esaminata la situazione dei diritti umani di ogni Stato membro delle Nazioni Unite. Il governo ha giustificato la sua posizione sostenendo che il monitoraggio internazionale dei diritti umani viola gli affari interni del paese.
Il Nicaragua ha inizialmente partecipato alla revisione durante il 47° Gruppo di lavoro UPR, presentando il suo rapporto nazionale. Tuttavia, in seguito ha rifiutato di partecipare alla riunione del Consiglio per i diritti umani dedicata all'adozione del rapporto finale dell'UPR, che contiene raccomandazioni che avrebbero dovuto essere adottate. Questa mancanza di cooperazione ha sollevato preoccupazioni sul fatto che tale comportamento potesse costituire un precedente per altri governi che potrebbero boicottare i loro UPR. Inoltre, l'UPR è ampiamente considerato un meccanismo inefficace, che consente a regimi repressivi come Cina, Cuba e Venezuela di manipolare le loro revisioni periodiche dei diritti umani orchestrando false presentazioni di ONG che lodano in modo inappropriato i loro risultati in materia di diritti umani.
Inoltre, il Consiglio dei diritti umani è stato criticato per aver concesso l'impunità a molti dei peggiori regimi del mondo, non adottando alcuna risoluzione sulle violazioni massicce dei diritti umani in paesi come Cina, Turchia, Egitto, Algeria, Cuba, Iraq e Zimbabwe. Il Consiglio è stato anche criticato per aver nominato come esperti in materia di diritti umani figure anti-occidentali e filo-dittatoriali, tra cui Alena Douhan, una relatrice speciale che ha utilizzato la sua piattaforma delle Nazioni Unite per difendere alcune delle più gravi violazioni dei diritti umani in Iraq e Siria.
La condanna più forte nei confronti del Consiglio per i diritti umani è giunta da UN Watch, guidata da Hillel Neuer, direttore esecutivo dell'organizzazione, che è intervenuto al Senato italiano il 18 settembre 2025. Nel suo discorso, ha criticato il Consiglio per i suoi doppi standard e la sua politicizzazione, in particolare nel trattamento riservato a Israele rispetto ad altri paesi che commettono gravi violazioni dei diritti umani.
Infine, il Consiglio è stato criticato per i suoi numerosi mandati, molti dei quali non riescono a soddisfare i loro scopi originali. Rimane un organismo politicizzato che seleziona le questioni in base agli interessi dei blocchi politici. Sebbene il Consiglio sia oggetto di critiche significative, esso funge comunque da organismo che promuove la responsabilità e la trasparenza nella complessa arena internazionale, dove le grandi potenze dettano le regole del gioco.