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20/7/2024

Erosione dei diritti umani a Hong Kong: 27 anni sotto il controllo cinese

Hong Kong è stata a lungo considerata una roccaforte della libertà di espressione in Asia, una posizione unica mantenuta anche dopo il passaggio alla Cina nel 1997, nell'ambito del quadro "un Paese, due sistemi". Tuttavia, negli ultimi anni, si è verificata una significativa erosione della libertà di espressione a Hong Kong, sollevando preoccupazioni sulle sue implicazioni per la democrazia. Quando i britannici consegnarono Hong Kong alla Cina nel 1997, promisero 50 anni di autogoverno e di libertà di associazione, di parola e di stampa. Il primo luglio segna 27 anni da quando Hong Kong è tornata sotto il controllo cinese, queste promesse si stanno esaurendo e il futuro della città rimane incerto.

Il contesto storico della libertà di espressione di Hong Kong è radicato nel suo passato coloniale e nella Legge fondamentale, che funge da costituzione della città garantendo i diritti ai cittadini. Hong Kong non disponeva di una legislazione o di meccanismi di protezione dei diritti umani per la maggior parte del tempo durante il periodo coloniale britannico. Dopo l'attuazione della Dichiarazione congiunta sino-britannica del 1985, il governo di Hong Kong ha emanato numerose leggi per promuovere i diritti umani istituendo amministrazioni e meccanismi per l'attuazione e la supervisione di queste leggi. Inoltre, le organizzazioni non governative (ONG) per i diritti umani si sono progressivamente affermate nella società civile e hanno contribuito in modo significativo alla tutela dei diritti umani.

Tuttavia, uno sguardo più attento alla scena sociale e politica della città rivela un quadro molto più complesso e sempre più cupo dei diritti e delle libertà di Hong Kong, ora avvolti da inquietudini e preoccupazioni. La dimensione liberale, il rispetto dei diritti umani, la prospettiva della democrazia e i sistemi e le istituzioni essenziali, tra cui lo stato di diritto e l'indipendenza della magistratura, sono avvolti da un'aria sempre più incerta.

Negli ultimi anni, Pechino ha ampliato la sua influenza e il suo controllo soprattutto dopo le proteste di massa a favore della democrazia nel 2014 e nel 2019. Ora le scuole devono impartire lezioni sul patriottismo e sulla sicurezza nazionale e alcuni nuovi libri di testo negano che Hong Kong sia mai stata una colonia britannica. Le riforme elettorali hanno fatto sì che nessun membro dell'opposizione, ma solo quelli ritenuti "patrioti" dal governo centrale cinese, facesse parte dell'assemblea legislativa della città, mettendo a tacere i dibattiti un tempo vivaci su come gestire la città. La libertà di stampa è stata messa sotto pressione e i quotidiani filo democratici apertamente critici nei confronti del governo centrale, come l'Apple Daily, sono stati costretti a chiudere.

A partire dal 2020, le autorità hanno avviato una campagna repressiva sul dissenso politico, arrestando decine di attivisti e imprigionandoli per assembramenti non autorizzati, nonostante le disposizioni che garantiscono la libertà di tali assembramenti ai sensi della Legge fondamentale di Hong Kong. In particolare, l'introduzione della legge sulla sicurezza nazionale (NSL) nel giugno 2020 ha suscitato ampi dibattiti e preoccupazioni riguardo al suo impatto sui diritti umani. L'NSL è il culmine di decenni di tensioni ideologiche tra il governo cinese e una parte significativa della popolazione di Hong Kong. L'attuazione di questa legge a Hong Kong è un esperimento giuridico senza precedenti nel mondo della common law. Molti concetti, teorie, norme e istituzioni giuridiche cinesi sono e continueranno a permeare, direttamente o implicitamente, nel common law di Hong Kong mettendo alla prova la resistenza del sistema giuridico della città.

Quest'anno ha segnato anche il primo anniversario dell'Handover da quando la città ha approvato la Safeguarding National Security Ordinance, una legge locale sulla sicurezza più comunemente nota come Articolo 23.