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7/7/2020

Cina/Hong Kong legge sulla sicurezza nazionale sotto l’analisi di OHCHR

Il portavoce dellAlto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR), Rupert Colville, in una nota informativa alla stampa, il 3 luglio 2020, dichiara che la nuova legge sulla sicurezza nazionale, adottata il 30 giugno da Beijing, applicabile alla Regione Amministrativa speciale di Hong Kong (RASHK), è in fase di attenta analisi.

Ad allarmare la OHCHR è il fatto che alcuni arresti sono già stati effettuati in base alla legge con effetto immediato, sebbene non vi sia una piena informazione e comprensione della portata dei reati. OHCHR sostiene quanto esplicitamente affermato dalla legge per i diritti umani - in particolare sulle libertà fondamentali (articolo 4), sulla presunzione di innocenza e il dovuto diritto ad un processo (articolo 5), sul diritto ad un processo equo (articolo 58) - sottolineando l’importanza della loro tutela ed infine rammentando ad Hong Kong l’obbligo alla tutela delle disposizioni dei due Patti internazionali sui diritti civili e politici (ICCPR) e sui diritti economici, sociali e culturali (ICESCR). 

Da un'analisi preliminare, per OHCHR è preoccupante il fatto che la definizione di alcuni dei reati contenuti nella legge sia vaga ed eccessivamente ampia. Ciò può portare a un'interpretazione e un'applicazione discriminatoria o arbitraria della legge, che potrebbe compromettere la tutela dei diritti umani. È essenziale che i reati creati dalla legislazione sulla sicurezza nazionale siano conformi al principio di legalità, sancito dall'articolo 15 (1) dell ICCPR. Come ha osservato l'Alto Commissario nel comunicato stampa del 19 giugno, tali leggi non dovrebbero mai essere utilizzate per criminalizzare comportamenti ed espressioni che sono protette dal diritto internazionale dei diritti umani. 

Ulteriore motivo di preoccupazione sono le disposizioni che disciplinano il reato di "collusione con un paese straniero o con soggetti esterni che mettono in pericolo la sicurezza nazionale" contenute nell'articolo 29. Ciò può portare ad una limitazione dello spazio civico e della possibilità per gli attori della società civile di esercitare il loro diritto di partecipare agli affari pubblici. Queste disposizioni potrebbero anche portare a criminalizzare i difensori dei diritti umani e gli attivisti per l'esercizio del loro diritto alla libertà di espressione, di associazione e di riunione pacifica.