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30/7/2013
Alcuni giudici della Corte Europea per i Diritti Umani in seduta
© ©Council of Europe /Alban Bodineau

Italia: il Governo presenta al Parlamento la relazione sull’esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti umani nel 2012

È stata adottata nei giorni scorsi la relazione al Parlamento per l’anno 2012 sull’esecuzione delle pronunce della Corte europea dei diritti umani (CtEDU) nei confronti dello Stato italiano. La relazione, redatta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri come previsto dalla legge n. 12 del 9 gennaio 2006 e giunta alla sua ottava edizione, illustra lo stato di attuazione di tutti gli atti indirizzati all’Italia, dalle sentenze alle decisioni adottate dalla Corte.

Tra le sentenze della Corte che hanno avuto particolare risonanza nel 2012, vi sono le condanne dello Stato italiano per trattamenti disumani e degradanti nei confronti dei migranti oggetto di espulsioni collettive (caso Hirsi Jamaa e altri c. Italia, ricorso n. 27765/2009), per il trattamento di detenuti malati (Cara-Damiani c. Italia, ricorso n. 2447/05) e per il mancato rispetto del pluralismo dei media (Europa 7 S.r.l. e Di Stefano c. Italia, ricorso n. 38433/09). Ulteriori criticità rilevate dalla relazione riguardano, inoltre, il ritardo nella corresponsione degli indennizzi, inficiata dalle ristrettezze finanziarie e dall’entrata in vigore della legge sul pareggio di bilancio, e la scarsa efficacia delle azioni di rivalsa, come previste dalla legge n. 234 del dicembre 2012.

I dati statistici forniti dalla Corte e aggiornati a dicembre 2012, riportano che il totale di ricorsi in sospeso per l’Italia ammonta a 14.187, corrispondente a circa l’11% del totale. Nel corso del 2012, la Corte ha ricevuto 3.253 ricorsi individuali validi che lamentano una violazione dei diritti contenuti nella Convenzione europea dei diritti umani. Nel medesimo periodo, 2.693 ricorsi sono stati dichiarati inammissibili o radiati dal ruolo, mentre per 122 si é giunti alla pronuncia di una decisione nel merito; 149 sono stati comunicati allo Stato in vista della loro trattazione nel merito.