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Diritto e democrazia internazionale, via di pace

Riflessioni sullo Ius Novum Universale

Antonio Papisca (2004)

Publication Typology

: Book

Number

: Quaderno n.15 di Mosaico di Pace

City

: Molfetta

Pages

: 80

Language

: IT

Content

Nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 2003, all’interrogativo: “Quale tipo di ordine può sostituire questo disordine, per dare agli uomini e alle donne la possibilità di vivere in libertà, giustizia e sicurezza?”, Giovanni Paolo II rispondeva segnalando una positiva tendenza in atto, cioè che “il mondo, pur nel suo disordine, si sta comunque ‘organizzando’ in vari campi (economico, culturale e perfino politico)”. Con l’aiuto di puntuali dati di fatto, è dato capire che il sistema delle relazioni internazionali, in un mondo sempre più interdipendente e globalizzato al positivo e al negativo, è comunque irreversibilmente avviato a uscire dallo stato di natura del bellum omnium omnibus, della guerra di tutti contro tutti, e spinge a perseguire il bene comune con gli strumenti della cooperazione internazionale, quanto più multilaterale possibile. Anche perché tale sistema è oggi regolato da un Diritto che, pur non essendo ancora compiutamente sviluppato, è tuttavia fondato su valori e contiene norme impregnate di etica universale, che gli hanno impresso una particolare forza di resistenza contro chi attenta alla sua fondatezza e alla sua efficacia.  La difficile, complessa transizione verso un più giusto e pacifico ordine mondiale può essere letta con l’uso di quattro metafore. Metafore e segni dei tempi sono strumenti di analisi che interpellano non soltanto la volontà di discernere ma anche la disponibilità a stupirsi, e aiutano a dilatare gli orizzonti della speranza. La prima metafora è quella del parto, nel nostro caso di un prolungato travaglio di parto. Ciò che deve nascere è più che un mero desiderio o un’ipotesi astratta, è già un progetto o un percorso ben delineato nelle sue linee essenziali. Continuando nella metafora, non si tratta di concepire il bambino, si tratta invece di aiutare il nascituro a nascere e a svilupparsi. La metafora per così dire artistica è quella del mosaico: perché ci sia il mosaico occorrono le tessere, le tessere esistono ma il mosaico non si realizza se non ci si prende cura di comporre le tessere. La terza metafora usa un’immagine per così dire agricola. Nel corso dei secoli avvengono seminagioni di universali, intendendo per tali quelle invenzioni o quelle creazioni o quelle scoperte, nei vari campi – dall’arte alla scienza, dalla filosofia al diritto - e in varie parti del mondo, di cui beneficia l’umanità intera come di beni globali o di patrimonio comune, di qualcosa cioè di perenne nella città dell’uomo. La quarta metafora è quella di una casa, grande quanto il pianeta terra, riccamente attrezzata di elettrodomestici, cioè di strumenti che renderebbero più confortevole la vita se fossero appropriatamente utilizzati. Per taluni di essi il funzionamento è intermittente o è stata addirittura disinnescata la spina. Fuori di metafora, il progetto di un ordine mondiale umanamente sostenibile esiste, occorre renderlo visibile, svilupparlo. Parti essenziali per la graduale costruzione della pace nella giustizia esistono realmente, bisogna metterle insieme per fare avanzare e rendere compiuta la costruzione. Negli anni quaranta del secolo trascorso è avvenuta una generosa e lungimirante seminagione di “universali” di carattere politico, giuridico e istituzionale, che ha pervaso il tessuto delle relazioni fra stati e fra popoli e che l’Enciclica “Pacem in Terris” del beato Giovanni XXIII addita tra i segni dei tempi: la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e l’Organizzazione delle Nazioni Unite, la Legge e l’Istituzione per il buon governo (good governance) e la pacifica convivenza nel pianeta. Accanto a questi due pilastri della costruzione della pace nel mondo, esistono altri elementi utili a sviluppare e consolidare la costruzione. È urgente rendere visibile la mappa globale della pace positiva, sì da diffondere la consapevolezza che i popoli, i gruppi, le famiglie, gli individui non stanno annaspando nel buio di un disordine non governabile, che è possibile resistere all’ideologia dei determinismi di Realpolitik, che quanto seminato nel secolo scorso ha già dato risultati positivi, che è irragionevole non svilupparli, che è perversa quella sub-cultura che emargina dalle sue vetrine quanti non accettano la guerra come essenziale al discorso della politica. Denunciare, come stanno facendo opportune et inopportune tanti movimenti di promozione umana operanti al di là e al di sopra delle frontiere nonché autorevoli sedi istituzionali, che questo Diritto è violato, non equivale affatto ad ammettere che esso è morto e che quindi bisogna pensare a sostituirlo, magari con la legge del più forte. Al contrario, significa asserirne l’effettività, ricordando che la violazione del Diritto rinvia, in prima istanza, non alla sua morte ma alla responsabilità di coloro che commettono l’illecito. Occorre pertanto concentrare la riflessione soprattutto sui valori morali del vigente Diritto internazionale e sulla portata operativa dei relativi principi.

Key-Words

Peace Democracy

Last update

08/11/2010