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Nel 2015 la Magna Charta Libertatum, considerata la capostipite delle moderne legislazioni in materia di diritti e libertà fondamentali, ha compiuto 800 anni. L’Autore del presente volume immagina che, come ad una festa di compleanno in famiglia, si ritrovino sulla storica spianata di Runnymede le principali Convenzioni giuridiche che danno corpo organico al vigente Diritto internazionale dei diritti umani. Sono altrettante creature viventi le quali, a cominciare dalla Dichiarazione Universale del 1948, conversano attorniate da difensori dei diritti umani. Il convivio è segnato dalla disputa tra Giovanni Senzaterra e Sundjata Keita, a nome rispettivamente della Magna Charta e della coeva africana Carta di Kurukan Fuga e tra Ius Vetus, diritto delle sovranità statuali armate, e Ius Novum, diritto dei diritti umani. A conclusione del convivio, l’Ode alla Dignità umana è il cantico d’amore che Ius Novum, l’amante, scioglie appunto alla Dignità umana, sua amata.
Antonio Papisca è Professore Emerito dell’Università di Padova, dove ha insegnato Relazioni internazionali e Tutela internazionale dei diritti umani. È titolare della Cattedra UNESCO in Diritti Umani, Democrazia e Pace presso la stessa Università e Direttore dell’Annuario Italiano dei Diritti Umani (Marsilio). Nel 1982 ha promosso la creazione del Centro Diritti Umani dell’Università di Padova e, nel 1997, del Master Europeo in Diritti Umani e Democratizzazione, cui partecipano 41 Università europee. Tra le sue pubblicazioni si segnalano Il Diritto della Dignità umana. Riflessioni sulla globalizzazione dei diritti umani, Venezia, Marsilio Editori, 2011.
Traduzione di Lorrain Buckley
Prologo
19 Prima scena: Pugna inter Ius Novum et Ius Vetus
47 Seconda scena: Plenitudo Iuris
75 Terza scena: Mater Filiorum Laetans in Convivio
97 Quarta scena: Bonum Audere in Toto Orbe
135 Quinta scena: De Jure ad Pacem Liberando
187 Apoteosi: Humana Dignitas Servanda Est
Narratore
Poeta
Ius Vetus (uomo armato)
Ius Novum
Coro (Difensori dei diritti umani)
Giovanni Senzaterra
Sundjata Keita
Magna Charta Libertatum
Carta di Kurukan Fuga
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
Convenzione internazionale sui diritti dei bambini
Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne
Convenzione sui diritti delle persone con disabilità
Convenzione internazionale sullo status dei rifugiati
Dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali universalmente riconosciuti (Carta dei Difensori dei diritti umani)
Charta 77
Charta 08
(nascitura) Dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto alla pace
Sindaco
Giovane Astronauta
Maria Dolens (Campana dei caduti, Rovereto)
È del grande filosofo Antonio Rosmini la folgorante intuizione: «La persona dell’uomo è il diritto umano sussistente».
Il diritto internazionale l’ha fatta propria nel 1948 con l’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che proclama: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti».
Dunque: Noi, diritti umani.
Molti anni fa, a Siena, ho goduto una splendida esecuzione della Rappresentazione di anima, et di corpo di Emilio de’ Cavalieri. Per la titolazione della presente azione scenica mi sono avvalso, sul filo dell’omologia strutturale, di quel ricordo: nel mio caso, il riferimento è ai valori universali della dignità umana e della pace.
La “et” potrebbe anche essere un vezzo filologico e la forma dell’azione somigliare a quella del “recitar cantando” e dell’oratorio barocco, fatto di dialoghi, concise narrative, poesie.
Gli attori principali sono le fonti del Diritto internazionale dei diritti umani a partire dalla Dichiarazione Universale del 1948, in particolare le Convenzioni internazionali sui diritti dei bambini, sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne, sui diritti delle persone con disabilità, sullo status dei rifugiati, nonché la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani e quella (nascitura) sul diritto alla pace. Incarnate in altrettante creature umane e riunite in un convivio mondiale, esse testimoniano la conquistata pienezza umanocentrica di questo Ius Novum. A loro si uniscono due importanti espressioni di società civile: Charta 77, promossa nel 1977 nella ex Cecoslovacchia da Vaclav Havel, e Charta 08, promossa in Cina nel 2008 da Liu Xiaobo. Attorniate dai difensori dei diritti umani, tutte parlano e incoraggiano come se fossimo noi, diritti umani. È il diritto universale che prende forma umana.
Due dispute vivacizzano il convivio. La prima è tra Giovanni Senzaterra, il re che in Inghilterra firmò nel 1215 la Magna Charta Libertatum, e Sundjata Keita, che nel pacifico regno dell’Africa occidentale proclamò, tra il 1220 e il 1230, la Carta di Kurukan Fuga. La seconda disputa, che vivacizza lo svolgimento dell’intera azione, è tra lo Ius Vetus, il vecchio diritto statocentrico delle sovranità nazionali armate, e lo Ius Novum, il diritto umanocentrico dei diritti umani e della pace.
L’azione scenica, in prosa e in poesia del diritto, vuole significare una lezione di nuovo diritto internazionale impartita, con linguaggio semplice, per bocca delle sue fonti e validata dai suoi testimoni sul campo, i difensori dei diritti umani.
Le radici di questo diritto risalgono indietro nei secoli: prima ancora della Magna Charta Libertatum, si citano il Codice di Hammurabi, il Cilindro di Ciro il Grande, gli ammaestramenti di Confucio e di Menzio sull’armonia della umana convivenza, il pensiero degli Stoici greci e romani, di Avicenna e Averroè, e altre fonti ancora di natura meta- e pre-giuridica.
Per questo percorso di semina degli universali, talenti della storia, vale quanto scrisse Giuseppe Capograssi: «Lo sforzo per costruire la storia si è rivelato come avente il fine di realizzare la vita nei suoi termini di umanità [...] Tutte le nostre legislazioni, le nostre organizzazioni giuridiche e politiche, sono dirette, pure attraverso le incertezze e le inconsapevolezze della pratica, a questo scopo [...] Non sono gli Stati, siamo noi stessi che abbiamo la responsabilità della storia». Noi, diritti umani, appunto.
Nella tipologia accademica, la poesia del diritto non esiste come specifico settore disciplinare: è licenza dell’autore, che ambisce rendere palpabile, con linguaggio semplice, tentativamente poetico, la dolce ontologia dei diritti che ineriscono, egualmente, a tutti i membri della famiglia umana. A conclusione della rappresentazione, l’Ode alla Dignità umana vuole significare il Cantico d’amore che Ius Novum, l’amante, scioglie appunto alla Dignità umana, sua amata.
La musica è chiamata a giocare un ruolo importante, non soltanto come sottofondo di particolari momenti dell’azione scenica. In umile attesa di composizioni originali, propongo di utilizzare, indicativamente, musiche di Rachmaninov (Vespri), Fauré (Requiem), Mahler (Coro finale della Sinfonia Resurrection), Alvo Pärt (Fratres), Britten (War Requiem), brani africani, iraniani, cinesi.
Un ruolo sonoro particolare è assegnato a Maria Dolens, la Campana dei caduti di Rovereto, perché faccia memoria di ciò che vogliamo non debba più accadere e si rinnovi l’impegno a costruire la vera pace.
A quanti vorranno dar voce ai personaggi, un sommesso consiglio: fatelo, soltanto se ci credete.
Per dirla con Albert Einstein: ricordatevi della vostra umanità e dimenticate il resto.
Padova, primavera 2015
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2015 marks the 800th anniversary of the Magna Charta, the progenitor of modern legislation on fundamental rights and freedoms. In the author’s imagination, the main actors are the international human rights Declarations and Conventions, each embodied as a human being, who meet at a worldwide birthday banquet in the historic water-meadow of Runnymede in 1215. Each participant, following the lead of the 1948 Universal Declaration of Human Rights, converses with the others, flanked by human rights defenders. The celebration is marked by the debate between King John Lackland and Sundjata Keita, respectively on behalf of the Magna Carta and of its contemporary, the Charter of Kurukan Fuga from Africa; and between the Old Law and the New Law. At the close of the gathering, the Ode to Human Dignity is the canticle that the lover, Ius Novum, recites to his beloved Human Dignity herself.
Antonio Papisca is emeritus professor of the University of Padua, where he taught International Relations and International Protection of Human Rights. He is holder of the UNESCO Chair in Human Rights, Democracy and Peace at Padua University and director of the “Italian Yearbook of Human Rights” (Marsilio Publishers). In 1982 he promoted the establishment of the Human Rights Centre at the University of Padua and, in 1997, the European Master’s Degree Programme in Human Rights and Democratization based in Venice, in which 41 European universities participate. Among his publications, “Il Diritto della dignità umana. Riflessioni sulla globalizzazione dei diritti umani”, Venice, Marsilio Publishers 2011.
Translated by Lorrain Buckley
12 Prologue
18 Scene i: Pugna inter Ius Novum et Ius Vetus
(A dispute between the New Law and the Old Law)
46 Scene ii: Plenitudo Iuris (The fullness of Law)
74 Scene iii: Mater Filiorum Laetans in Convivio
(The joyful mother at her children’s banquet)
96 Scene iv: Bonum Audere in Toto Orbe
(It is well to dare the world over)
134 Scene v: De Jure ad Pacem Liberando
(Why the Right to Peace must be liberated)
186 Apotheosis: Humana Dignitas Servanda Est
(Human Dignity must be respected)
Narrator
Poet
Ius Vetus (the Old Law) (a man bearing arms)
Ius Novum (the New Law)
Chorus (Human Rights Defenders)
John Lackland
Sundjata Keita
The Magna Carta
The Charter of Kurukan Fuga
The Universal Declaration of Human Rights
The International Convention on the Rights of the Child
The International Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination Against Women
The International Convention on the Rights of Persons with Disabilities
The International Convention Relating to the Status of Refugees
The United Nations Declaration on the Right and Responsibility of Individuals, Groups and Organs of Society to Promote and Protect Universally Recognized Human Rights and Fundamental Freedoms (Declaration on Human Rights Defenders)
Charter 77
Charter 08
(in gestation) The United Nations Declaration on the Right to Peace
Town Mayor
Young Astronaut
Maria Dolens, The Grieving Virgin Mary (War Memorial Peace Bell, Rovereto, Italy)
It was the great philosopher Antonio Rosmini who had the inspirational insight “The human person is subsistent human right”.
International law implicitly adopted this stance in 1948 with Article 1 of the Universal Declaration of Human Rights, which reads:
“All human beings are born free and equal in dignity and rights”.
Hence: We, human rights.
Many years ago, in Siena, I enjoyed a splendid performance of the Rappresentazione di anima, et di corpo (The Representation of Soul and Body) by Emilio de’ Cavalieri.
I have used that memory in titling this music theatre, almost a structural homology: the reference in my case is to two universal values such as human dignity and peace.
My use of “et” in the Italian title (Noi, diritti umani. Rappresentazione di dignità umana, et di pace) may be aphilological foible and the form of theatre resemble recitar cantando and Baroque oratorio, comprising dialogue, concisenarrative and poetry.
The main actors are the sources of International Human Rights Law, in particular the Universal Declaration of Human Rights, the International Conventions on the rights of the child, on the elimination of all forms of discriminations against women, on the rights of persons with disabilities, on the status of refugees, the United Nations Declaration on human rights defenders and the would-be Declaration on the right to peace. Each embodied as a human being, they meet at a worldwide banquet and testify that thanks to Ius Novum, international law has come to humancentric fullness. They are joined by two important ‘Charters’ drawn up by civil society leaders: Charter 77, due to the inspiration of Vaclav Havel in the former Czechoslovakia, and Charter 08, written in China by Liu Xiaobo in 2008.
The celebration is marked by two debates: the first between King John Lackland and Sundjata Keita, respectively on behalf of the Magna Carta Libertatum of 1215 and of its contemporary, the Charter of Kurukan Fuga from the peaceful empire of West Africa; and the second between Ius Vetus, the old law based on the sovereignty of the state in arms,
and Ius Novum, the new law of human dignity and peace.
Flanked by a group of human rights defenders, they talk to and encourage us as if we ourselves were human rights. Universal law takes on a human form.
This music theatre in the poetry and prose of law aims to impart a lesson in new international law, using simple language, from the mouths of its origins and validated by its witnesses on the ground, human rights defenders.
The roots of this law go back many centuries: well before the Magna Carta, mention is made of the Code of Hammurabi, the Cyrus Cylinder, the teachings of Confucius and Mencius on living together in harmony; of Greek and Roman Stoicism, of Avicenna and Averroes, and other extra-legal and pre-legal sources.
Along the course of sowing the universal thoughts of great minds from history, Giuseppe Capograssi’s words ring true:
“The effort of building history revealed itself as having the ultimate aim of bringing life to fulfilment in terms of its humanity [...] All our legislations, our legal and political organisations, are directed towards this end, despite the uncertainties and lack of awareness in their practice [...] It is not the States, but we ourselves who are responsible for History” We human rights, precisely.
The poetry of law does not exist as a specific sector of academic classifications: this is a liberty the author has taken, striving to make the sweet ontology of the rights inherent, in equal measure, to all members of the human family palpable, through simple and tentatively poetic language. Closing the performance, the Ode to Human Dignity represents the canticle of love that Ius Novum, the lover, recites to Human Dignity, his sweetheart.
Music has an important part to play throughout, and is not merely the backdrop to certain moments in the recital.
While humbly awaiting original compositions, I would suggest using music by Rachmaninov (Vespers), Fauré (Requiem), Mahler (the final chorus of the Resurrection Symphony), Arvo Pärt (Fratres), Britten (War Requiem), as well as African, Iranian and Chinese music.
An unusual sound role is assigned to Maria Dolens, the War Memorial Bell in Rovereto, to remind us of what we never want to happen again and to renew our commitment to building true peace.
To those who may lend their voices to the characters, a quiet word of advice: only take it on if you really believe in it.
Borrowing the words of Albert Einstein: Remember your humanity, and forget the rest.
Padua, spring 2015
09/03/2016