1. Tutte le teorie sociologiche, che vedono nel sacro e nella religione la fonte della solidarietà sociale, solitamente interpretano la secolarizzazione in termini di privatizzazione. Detto in altri termini, secondo queste teorie nel momento in cui il sacro perde di rilevanza sociale e si ritira nel mondo "privato", esso diviene niente altro che l'involucro invisibile di interessi, bisogni e utilità private. In tal modo riducendo il sacro ad un fatto privato degli individui si è portati a credere -in verità in modo riduttivo - che il sacro diventi sinonimo di intimismo, soggettivismo e via dicendo. Questo giudizio teorico sul declino del sacro ha spesso implicato una valutazione (o meglio una sottovalutazione) dei nuovi movimenti religiosi sorti fra gli anni '60 e 70 in Occidente come qualcosa di culturalmente e religiosamente irrilevante. Pensiamo, per un attimo, a come sono stati giudicati movimenti quali la Chiesa dell'Unificazione (del rev. Moon), la Società Internazionale della Coscienza di Krsna e la Scientologia. Essi sono stati spesso accusati di intimismo spiritualistico e di disimpegno sociale e politico. E stato detto così che questi movimenti praticherebbero forme di religiosità disincarnata dal sociale, disimpegnata rispetto ai problemi della vita comunitaria sociale. Si è parlato allora di una cultura del narcisismo e dell'autocompiacimento, che sarebbe largamente presente nel background religioso di questi movimenti. Ma è altresì vero che essi costituiscono oggi, soprattutto negli USA, una contraddizione notevole rispetto alle regole sociali americane, in particolare rispetto alla conclamata libertà religiosa. Infatti, studiosi come Littel (1986) affermano che la moltiplicazione di casi giudiziari che hanno al centro i movimenti religiosi contemporanei rappresentano un attentato continuo al diritto alla libertà religiosa garantito dalla Costituzione americana. [...]