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5/4/2005 (Archivio storico)

Il Consiglio di Sicurezza segnala la situazione nel Darfur al Procuratore della Corte Penale internazionale


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Con 11 voti a favore e quattro astensioni (Algeria, Brasile, Cina e Stati Uniti), il Consiglio di Sicurezza ha deciso, agendo sulla base del Capitolo VII della Carta dell’ONU, di segnalare al Procuratore della Corte Penale internazionale la situazione in Darfur a partire dal luglio 2002. Ciò è formalmente previsto dallo Statuto della Corte penale internazionale all’art.13. E’ interessante osservare che il Sudan non è uno Stato parte dello Statuto: tale circostanza, secondo l’art.12 al par.2, non impedisce tuttavia l’esercizio della giurisdizione quando sia il Consiglio di sicurezza a riferire la situazione alla Corte.

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La ris.1593 stabilisce inoltre che il governo del Sudan e tutte le parti del conflitto nella regione dovranno assicurare la massima assistenza alla Corte e al Procuratore. Il Consiglio incoraggia quindi la Corte e l’Unione africana a concludere accordi per facilitare il lavoro della Corte. Alcune organizzazioni non governative, tra le quali Human Rights Watch, hanno espresso il loro rammarico per la presenza di una clausola che esclude dalla giurisdizione della Corte i cittadini e i rappresentanti degli Stati che contribuiscano alle operazioni delle Nazioni Unite o dell’Unione Africana nel Darfur e che non siano Stati parti dello Statuto.

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L’elemento più significativo è la non opposizione del rappresentante statunitense: le ragioni della decisione degli Stati Uniti si possono leggere nel sito del Dipartimento di Stato.

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Forte opposizione all’adozione della risoluzione è pervenuta dal governo sudanese.
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Aggiornato il

16/7/2009